danko188
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mercoledì 9 marzo 2016
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presuntuoso e maledettamente ordinario
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I numerosi consensi critici (recensioni da 4 stelle) a carico di questo film mi hanno incuriosito, peccato che dopo averlo visto non abbia potuto fare a meno di storcere il naso, ma procediamo per gradi.
E' tratto da un romanzo norvegese la cui vicenda ha da sfondo i fiordi della scandinavia, l'elaborazione di Molaioli tenta, con il contributo della regione Friuli, di trasportare il racconto nella nostra Italia, per farne quello che è da molti considerato un giallo vero e proprio.
Per quanto il genere possa coinvolgere una fascia larga di spettatori, mi assumo la responsabilità di ravvederli, perchè ciò che ho visto di thriller ha solo uno discreto incipit, subito dopo prende la piega (comune purtroppo) da fiction all'italiana in cui ogni famiglia ha i suoi problemi, tutti sono tristi, la vita fa schifo, ecc ecc.
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I numerosi consensi critici (recensioni da 4 stelle) a carico di questo film mi hanno incuriosito, peccato che dopo averlo visto non abbia potuto fare a meno di storcere il naso, ma procediamo per gradi.
E' tratto da un romanzo norvegese la cui vicenda ha da sfondo i fiordi della scandinavia, l'elaborazione di Molaioli tenta, con il contributo della regione Friuli, di trasportare il racconto nella nostra Italia, per farne quello che è da molti considerato un giallo vero e proprio.
Per quanto il genere possa coinvolgere una fascia larga di spettatori, mi assumo la responsabilità di ravvederli, perchè ciò che ho visto di thriller ha solo uno discreto incipit, subito dopo prende la piega (comune purtroppo) da fiction all'italiana in cui ogni famiglia ha i suoi problemi, tutti sono tristi, la vita fa schifo, ecc ecc...
Gli elementi caratteristici della regia da poliziesco autentico sono deboli e a tratti si ha veramente l'impressione di guardare una serie tv di Canale 5, ma credo sia anche a causa della recitazione che tutto sommato non è la cosa peggiore dell'opera prima di Molaioli. Ho trovato la sua regia abbastanza discreta, c'è da dire che con una sceneggiatura simile, capace di creare personaggi privi di una loro effettiva dignità cinematografica come la bambina all'inizio o il matto con il padre pazzoide, sarebbe stato difficile per chiunque dare una prospettiva più misteriosa e coinvolgente, tutto si risolve da sè e sottolineo che la componente investigative è ridotta miseramente all'osso. I movimenti di macchina sono scolastici e ripetitivi, la fotografia in un contesto simile avrebbe potuto dare un contributo più rilevante di quello che invece ha dato, questa sufficienza non mi ha per niente entusiasmato.
Voto 6.5
Danko188
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bruno leonardini
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martedì 7 giugno 2011
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molaioli imita bene sorrentino
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Non è un film esaltante, ma è un buon film. Veramente eccessivi i David di Donatello vinti. In effetti, aver consegnato il David di Donatello anche per ruoli secondari, fa pensare che la giuria fosse di parte, non regalando nemmeno un premio di consolazione ad altri film in lizza, pur meritevoli. Il debuttante regista, Andrea Molaioli imita chiaramente le atmosfere tipiche di Paolo Sorrentino (anche nei movimenti di camera). Addirittura sceglie Tony Servillo (attore feticcio di Sorrentino), per rappresentare la figura dell'introverso commissario di polizia, protagonista del film. E Molaioli, costruisce attorno a Servillo, un personaggio a metà strada tra il cantante napoletano Tony Pisapia de L'uomo in più e Titta di Girolamo, commercialista recluso in un albergo svizzero in Le conseguenze dell'amore, entrambi film di Sorrentino.
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Non è un film esaltante, ma è un buon film. Veramente eccessivi i David di Donatello vinti. In effetti, aver consegnato il David di Donatello anche per ruoli secondari, fa pensare che la giuria fosse di parte, non regalando nemmeno un premio di consolazione ad altri film in lizza, pur meritevoli. Il debuttante regista, Andrea Molaioli imita chiaramente le atmosfere tipiche di Paolo Sorrentino (anche nei movimenti di camera). Addirittura sceglie Tony Servillo (attore feticcio di Sorrentino), per rappresentare la figura dell'introverso commissario di polizia, protagonista del film. E Molaioli, costruisce attorno a Servillo, un personaggio a metà strada tra il cantante napoletano Tony Pisapia de L'uomo in più e Titta di Girolamo, commercialista recluso in un albergo svizzero in Le conseguenze dell'amore, entrambi film di Sorrentino. C'è qualcosa che non torna nel finale, non tutto appare così lineare e sembra che la verità, nella confessione dell'omicida, sia in qualche modo troppo calcata e quindi, strana. Non avendo letto il libro da cui è stato tratto il film, non so dire se anche nel testo letterario, più complesso, ci fosse una spiegazione più logica al delitto. In ogni caso, il film è senza dubbio, più che discreto.
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melania
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sabato 22 settembre 2007
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un noir dai toni grigi
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Un film è la somma di molte cose. Storia, sceneggiatura, musica, fotografia, location, recitazione e regia. Un opportuno mix di tutte queste componenti fa di una pellicola una buona ora e mezzo di intrattenimento (chiaramente esulano dalla considerazione film che fanno categoria a parte). Succede che un prodotto, che può essere definito nel complesso apprezzabile, proprio in virtù del giusto mix, preso componente per componente comincia a perdere i pezzi.
La storia è ottima, ma la fotografia non regala nessuna suggestione e la regia toglie qualcosa al film anziché aggiungerla. Così è La ragazza del lago, opera prima del romano Andrea Molaioli, finanziato in parte dalla film commission del Friuli Venezia Giulia, e dal Ministero, pare giusto segnalarlo, e basato sul romanzo della norvegese Karin Fossum.
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Un film è la somma di molte cose. Storia, sceneggiatura, musica, fotografia, location, recitazione e regia. Un opportuno mix di tutte queste componenti fa di una pellicola una buona ora e mezzo di intrattenimento (chiaramente esulano dalla considerazione film che fanno categoria a parte). Succede che un prodotto, che può essere definito nel complesso apprezzabile, proprio in virtù del giusto mix, preso componente per componente comincia a perdere i pezzi.
La storia è ottima, ma la fotografia non regala nessuna suggestione e la regia toglie qualcosa al film anziché aggiungerla. Così è La ragazza del lago, opera prima del romano Andrea Molaioli, finanziato in parte dalla film commission del Friuli Venezia Giulia, e dal Ministero, pare giusto segnalarlo, e basato sul romanzo della norvegese Karin Fossum. Ebbene, il film è in generale godibile. Nella trama il filo che tiene insieme le storie dei vari comprimari è la sofferenza, inconfessabile e morbosa. E’ la cronistoria dell’indagine che segue il ritrovamento del cadavere di una ragazza bella, atletica, amata in paese. Si intreccia con la vicenda personale del commissario che esegue le indagini (un ottimo Toni Servillo), che è funzionale alla ricomposizione del personaggio (unico vero protagonista del film), un meridionale trasferito al nord per dolorose questioni affettive e familiari, ma incidentale rispetto al soggetto. Rientra per questo a pieno titolo in quel filone tutto italiano della trasposizione della vita quotidiana, arricchita da elementi di analisi pseudo-sociologica. Comincia però male tecnicamente, con l’abuso di inquadrature identiche in successione, con la macchina a stringere, dal campo lungo sui protagonisti della scena: un montaggio da video amatoriale di segmenti privi di carattere. Non spiegano niente del film e non aggiungono la suspense che il genere noir (così è stato definito) meriterebbe. Nel corso della visione la mano si aggiusta o l’occhio si abitua, tanto da notare anche qualche dettaglio virtuoso. Funzionano e sono efficaci, invece, i dialoghi, che accompagnano la tensione drammatica e la interrompono con battute caustiche.
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ultimoboyscout
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lunedì 31 gennaio 2011
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opera prima non del tutto convincente.
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Due stelle di incoraggiamento. Sinceramente noioso, lento e poco accattivante per lo spettatore. Caso in cui un attore, ovviamente Toni Servillo, che si prende sulle spalle il film, che altrimenti sarebbe stato un fallimento totale. Servillo è veramente attore geniale, in grado di misurarsi in più ruoli, più generi e situazioni totalmente diverse l'una dall'altra. Un giallo, giallo scuro tendente al nero non da buttare comunque.
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simona
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lunedì 17 settembre 2007
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la morte sul lago
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Il film di Andrea Molaioli mette in primo piano, motore della complessa e tragica storia, l'omicidio di una ragazza bella, energica, solare, sportiva, illibata, di buona famiglia, totalmente assenti precedenti penali o storie torbide nascoste (molti fatti di cronaca attuale e non si avvicinano alle caratteristiche di questo avvenimento, forse non a caso). Come scenario una cittadina montana, ben rappresentata nelle sue bellezze naturalistiche; il cadavere viene ritrovato sul bordo di un lago idilliaco e rasserenante, la tragedia in uno scenario paradisiaco e silenzioso (forse l'incipit ricorda la avventure di Twin Peaks). Le indagini partono subito e si snodano mettendo in luce complesse trame e segreti, dietro l'apparente tranquillità della vita di provincia e di montagna.
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Il film di Andrea Molaioli mette in primo piano, motore della complessa e tragica storia, l'omicidio di una ragazza bella, energica, solare, sportiva, illibata, di buona famiglia, totalmente assenti precedenti penali o storie torbide nascoste (molti fatti di cronaca attuale e non si avvicinano alle caratteristiche di questo avvenimento, forse non a caso). Come scenario una cittadina montana, ben rappresentata nelle sue bellezze naturalistiche; il cadavere viene ritrovato sul bordo di un lago idilliaco e rasserenante, la tragedia in uno scenario paradisiaco e silenzioso (forse l'incipit ricorda la avventure di Twin Peaks). Le indagini partono subito e si snodano mettendo in luce complesse trame e segreti, dietro l'apparente tranquillità della vita di provincia e di montagna. Tutti i personaggi (secondo me non pienamente descritti dal punto di vista psicologico, tanto da non emergere del tutto nella loro complessità)possono essere colpevoli o comunque nascondono segreti inconfessati o misteri dolorosi e celati; sono tutti elementi complessi di un meccanismo articolato che si nascondeva dietro la vita della ragazza e viene alla luce solo dopo la sua morte. La trama mi sembra un po' fragile e il finale superficiale, molto belle alcune scene e soprattutto sempre eccellente la recitazione e l'interpretazione di Toni Servillo che ama rappresentare personaggi che, dietro a un burbero silanzioso atteggiamento, dietro a un modo di essere non affabile e non gentile, nascondono dolore e sofferenza.
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(di paolo dalmazi)
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