kobe93
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venerdì 3 dicembre 2010
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capolavoro di spike lee
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Inside Man è un film molto ma molto bello!
Spike Lee dimostra ancora una volta di essere un regista molto capace.. Ottime anche le interpretazioni di Clive Owen e di Denzel Washington..
Assolutamente consigliato!
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biso 93
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mercoledì 23 marzo 2016
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un film con stile
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Inside man e' un moderno poliziescho con un'anima retro' e si rifa' ai polizieschi del dopo guerra. Violenza moderata( ogni tanto ci sta), tanta ironia e tanto style in questa nuova pellicola firmata da Spike lee. Regista afroamericano che non ha paura a dire la sua, in questo film riesce a trattare temi quali il razzismo, il potere e l'ambizione con molta classe e maestria, utilizzando un'ironia sottile e non invadente. Certamente il film guadagna una stella in piu' grazie alla presenza ed all'interpretazione del grande denzel washington, qui in forma smagliante e pieno di stile. Si ripeto questa parola perche' inside man e' un film di classe, divertente e piacevole che intrattiene e fa riflettere senza essere troppo pesante, aiutato da un bel cast.
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Inside man e' un moderno poliziescho con un'anima retro' e si rifa' ai polizieschi del dopo guerra. Violenza moderata( ogni tanto ci sta), tanta ironia e tanto style in questa nuova pellicola firmata da Spike lee. Regista afroamericano che non ha paura a dire la sua, in questo film riesce a trattare temi quali il razzismo, il potere e l'ambizione con molta classe e maestria, utilizzando un'ironia sottile e non invadente. Certamente il film guadagna una stella in piu' grazie alla presenza ed all'interpretazione del grande denzel washington, qui in forma smagliante e pieno di stile. Si ripeto questa parola perche' inside man e' un film di classe, divertente e piacevole che intrattiene e fa riflettere senza essere troppo pesante, aiutato da un bel cast. Il merito di questo ottimo risultato va alla brillante regia di Lee che ci mostra le proprie abilita' tecniche senza pavoneggiarsi. Una pecca forse sta nella presenza di Clive owen e Wilem Defoe, bravi attori a cui pero' vengono affidati personaggi un po cosi'....limitati. Consigliato vivamente.
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robert de nirog
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mercoledì 18 novembre 2020
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chi è il cattivo? il banchiere o il rapinatore?
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Spike Lee sfonda il botteghino con il suo primo film di genere. Lascia da parte i temi politici e sociali del cinema indipendente e si lancia su di un soggetto classico della cinematografia: la rapina in banca. Ma Spike Lee è comunque originale nello sviluppo della trama. La sinossi del film come detto ricalca un tema caro al grande schermo, la rapina in banca con ostaggi e trattative estenuanti con l'esterno via telefono. Però Spike Lee, maestro del cinema, non si accontenta. Regista d'autore non sbaglia una inquadratura e il montaggio accompagna la suspence della pellicola. Gran maestria anche nei citazionismi, naturalmente "quel maledetto pomeriggio di un giorno da cani" ma molto altro.
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Spike Lee sfonda il botteghino con il suo primo film di genere. Lascia da parte i temi politici e sociali del cinema indipendente e si lancia su di un soggetto classico della cinematografia: la rapina in banca. Ma Spike Lee è comunque originale nello sviluppo della trama. La sinossi del film come detto ricalca un tema caro al grande schermo, la rapina in banca con ostaggi e trattative estenuanti con l'esterno via telefono. Però Spike Lee, maestro del cinema, non si accontenta. Regista d'autore non sbaglia una inquadratura e il montaggio accompagna la suspence della pellicola. Gran maestria anche nei citazionismi, naturalmente "quel maledetto pomeriggio di un giorno da cani" ma molto altro. Una ottima sceneggiatura che lascia incerto e dubbioso lo spettatore sino al termine. Cosa cercano i rapinatori? E chi sono i rapinatori? Chi è innocente e chi no? I rapinatori mescolano le carte, confondo gli ostaggi e i detective. Da che parte stiamo? Chi sono i colpevoli? Di certo i potenti (proprietari delle banche) sono sicuramente più colpevoli dei rapinatori. Da che parte ci schieriamo? Con chi stiamo? Il finale fa ben sperare: chi lotta contro il male della società alla fine vince e secondo Spike Lee il male è rappresentato dai politici dagli avvocati e dai banchieri che in questa pellicola affondano malamente.
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alex
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venerdì 17 novembre 2023
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spkike ti sei superato!
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Primo lungometraggio visto del considerevole regista Spike Lee, e il termine stupefatto è quello che mi rispecchia di più dopo la visione del film .
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Primo lungometraggio visto del considerevole regista Spike Lee, e il termine stupefatto è quello che mi rispecchia di più dopo la visione del film . Utilizzo questo termine poiché sono stato sbalordito dall’ incredibile bravura del regista nel realizzare un movie caper di questo calibro con una trama super intrigante e dei dialoghi brillanti ma allo stesso tempo acuti e angoscianti. D’altro canto, l’opera si può dividere in due blocchi, nel primo lo spettatore accoglie un senso di inquietudine ed enigmaticità, portando il film più sul genere noir, mentre nel secondo blocco il ritmo evolve rendendosi più frenetico e piacevole alla vista. Il comparto tecnico del film è sicuramente onorabile, con una fotografia che all’interno della banca è lugubre non tanto per i colori ma quanto per il clima di inquietudine creato dai criminali. Oltre alla fotografia, il vero diamante del film è Denzel Washington, un attore di cui non ho visto molto ma per quello che ho visto mi ha già preso il cuore, facendomi provare un sequela di emozioni profonde e vere. Dopo di ché, tolte le emozioni l’opera trasporta gli spettatori al di fuori dalla della banca poiché con i magistrali piani sequenza che sono stati realizzati e la grandissima bravura dei movimenti della macchina, sembrava di essere lì proprio in qualità di spettatore della vicenda. Un elogio a questa film è anche il fatto di esser stato di ispirazione a molti film dell’ultimo decennio e soprattutto a una seria di grande successo mondiale cioè “La casa di carta” in cui temi e la storia in se è diversa ma il contenuto e la trama sostanzialmente sono gli stessi . Poi Un altro elogio che mi sento in dovere di fare è la colonna sonora del film, che varia da musiche incalzanti e ansiogene ad altre di estrema vitalità e vivacità. Un film che reputo riuscito sotto ogni punto di vista: inquadrature, trama, correlazione dei personaggi e tant’altro quindi non faccio altro che consigliarlo ed essere pronti a un’ondata di emozioni varie che finiscono solo dopo qualche ora dalla fine della visione del film.
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stefanonor
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giovedì 13 aprile 2006
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tecnicamente eccellente ma...
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Non c'è dubbio che Spike Lee sia stato, è e sarà sempre un ottimo regista. Da questo dato di fatto bisogna però distaccarsi nel giudicare questo Film. Il tema è stato già affrontato, l'intreccio è stato già visto, i colpi di scena già sfruttati, ma nonostante tutto, proprio per quanto detto all'inizio (e per le ottime interpretazioni dei protagonisti, tra cui spicca come al solito l'inossidabile Denzel!), il regista riesce comunque a darci un film molto godibile (vedi interrogatorio del sik senza turbante) con addirittura alcuni spunti pregievoli (ricorrendo a preziosismi stilistici), che tengono abbastanza desta l'attenzione dello spettattore. Nel complesso il film è buono ma forse non troppo originale.
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Non c'è dubbio che Spike Lee sia stato, è e sarà sempre un ottimo regista. Da questo dato di fatto bisogna però distaccarsi nel giudicare questo Film. Il tema è stato già affrontato, l'intreccio è stato già visto, i colpi di scena già sfruttati, ma nonostante tutto, proprio per quanto detto all'inizio (e per le ottime interpretazioni dei protagonisti, tra cui spicca come al solito l'inossidabile Denzel!), il regista riesce comunque a darci un film molto godibile (vedi interrogatorio del sik senza turbante) con addirittura alcuni spunti pregievoli (ricorrendo a preziosismi stilistici), che tengono abbastanza desta l'attenzione dello spettattore. Nel complesso il film è buono ma forse non troppo originale. Sicuramente ci piaceva di più lo Spike Lee di denuncia di qualche anno fa.
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[+] se non hai visto nessuna denuncia cambia avvocato
(di zeroincondotta)
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giuseppe pastore
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giovedì 20 aprile 2006
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spike lee non delude
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A Keith Frazier, detective di secondo piano, è affidata la trattativa con una banda di rapinatori che ha preso in ostaggio 50 persone, tra dipendenti e clienti, di una delle più importanti banche di New York.
Spike Lee, da qualche anno a questa parte, ama le sorprese: dopo la meravigliosa "25a ora", così splendida e così lontana dai suoi parametri di cinema, si tuffa addirittura nel più puro cinema di genere, regalandosi (e regalandoci) un poliziesco di cristallina perfezione, neanche fosse il più consumato dei William Friedkin. Tutto a posto: la sapienza della regia, che alterna movimenti di macchina e piani sequenza d'artista al montaggio più classico; gli echi noir della sceneggiatura, tra scomposizioni cronologiche e rimandi espliciti (la scena finale con Denzel Washington col cappellone non può non far pensare a Bogey); gli sprazzi d'umorismo, insolito per un poliziesco ma mai fuori posto.
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A Keith Frazier, detective di secondo piano, è affidata la trattativa con una banda di rapinatori che ha preso in ostaggio 50 persone, tra dipendenti e clienti, di una delle più importanti banche di New York.
Spike Lee, da qualche anno a questa parte, ama le sorprese: dopo la meravigliosa "25a ora", così splendida e così lontana dai suoi parametri di cinema, si tuffa addirittura nel più puro cinema di genere, regalandosi (e regalandoci) un poliziesco di cristallina perfezione, neanche fosse il più consumato dei William Friedkin. Tutto a posto: la sapienza della regia, che alterna movimenti di macchina e piani sequenza d'artista al montaggio più classico; gli echi noir della sceneggiatura, tra scomposizioni cronologiche e rimandi espliciti (la scena finale con Denzel Washington col cappellone non può non far pensare a Bogey); gli sprazzi d'umorismo, insolito per un poliziesco ma mai fuori posto. Nonostante la sceneggiatura sia ingarbugliata, è uno dei pochi action-thriller degli ultimi anni che salgono di tono col passare dei minuti, invece che sprecare una buona idea di partenza (cfr. "In linea con l'assassino", per esempio): anzi, la rapina in banca è un filone neanche tanto originale, dal Pomeriggio di un giorno da cani (citato espressamente nel film) in giù. E' evidente che a Spike Lee interessi relativamente la vicenda in sé, preferendo concentrarsi sui suoi chiodi fissi: la paura dello straniero, la NY multietnica, le sfumature dei personaggi e dei caratteri. Gli dà una mano un Denzel Washington eccellente (si conferma il miglior attore nero della storia), ormai il suo Mastroianni; si rivede con piacere una Jodie Foster molto più appetitosa che quindici anni fa. Altri appunti: Willem Dafoe è diventato il sosia di Gianni Morandi; è probabilmente il primo film della storia del cinema in cui viene pronunciata la parola "Amazon".
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biscotto51
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domenica 31 maggio 2009
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deludente
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I film parte più che bene, ma va a finire con una conclusione inverosimile. Ad esempio, il capo dei rapinatori si nasconde in una intercapedine creata apposta nell'archivio della banca. Ma vi sembra possibile che, per far posto a questa intercapedine, l'archivio si accorci di un metro e nessuno della banca se ne accorga? Vi pare possibile che, dopo una settimana dalla rapina, i poliziotti vadano ad aprire la famigerata cassetta di sicurezza, e non l'abbia aperta prima il padrone della banca, che tanto teneva a far sì che il suo contenuto non fosse reso pubblico? E perchè nella cassetta il rapinatore lascia l'anello, se poi questo anello non porta il poliziotto da nessuna parte perchè non ha prove per incastrare il padrone della banca? I gialli sono belli quando pongono 10 domande e danno 10 risposte.
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I film parte più che bene, ma va a finire con una conclusione inverosimile. Ad esempio, il capo dei rapinatori si nasconde in una intercapedine creata apposta nell'archivio della banca. Ma vi sembra possibile che, per far posto a questa intercapedine, l'archivio si accorci di un metro e nessuno della banca se ne accorga? Vi pare possibile che, dopo una settimana dalla rapina, i poliziotti vadano ad aprire la famigerata cassetta di sicurezza, e non l'abbia aperta prima il padrone della banca, che tanto teneva a far sì che il suo contenuto non fosse reso pubblico? E perchè nella cassetta il rapinatore lascia l'anello, se poi questo anello non porta il poliziotto da nessuna parte perchè non ha prove per incastrare il padrone della banca? I gialli sono belli quando pongono 10 domande e danno 10 risposte. Non quando pongono dieci domande e non rispondono.
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joeb314
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mercoledì 18 agosto 2010
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inside man - il bianco e il nero si mescolano...
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Il prologo del film si svolge come un epilogo in cui viene apparentemente svelato il finale. Il “cattivo” dagli occhi di ghiaccio e dai nervi d’acciaio ci rivela il suo “piano perfetto”,apparentemente supportato da motivazioni economiche e da vanagloriosa ostentazione di doti da novello Arsenio Lupin.Concluso l’incipit,con un’erudita citazione del monologo di Amleto,inizia l’azione del più classico degli action-movies all’americana.E sullo scenario di un ingegnoso colpo in banca,da far invidia persino allo Sean Connery di “Entrapment”, sopraggiunge un pacioso Denzel Washington che,con un tropicale “panama” calzato su una testa rasata,avanza mollemente nella scena,pur con un pesante fardello di “appropriazione indebita” sulle sue spalle di poliziotto-un pò come in “Out of Time”.
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Il prologo del film si svolge come un epilogo in cui viene apparentemente svelato il finale. Il “cattivo” dagli occhi di ghiaccio e dai nervi d’acciaio ci rivela il suo “piano perfetto”,apparentemente supportato da motivazioni economiche e da vanagloriosa ostentazione di doti da novello Arsenio Lupin.Concluso l’incipit,con un’erudita citazione del monologo di Amleto,inizia l’azione del più classico degli action-movies all’americana.E sullo scenario di un ingegnoso colpo in banca,da far invidia persino allo Sean Connery di “Entrapment”, sopraggiunge un pacioso Denzel Washington che,con un tropicale “panama” calzato su una testa rasata,avanza mollemente nella scena,pur con un pesante fardello di “appropriazione indebita” sulle sue spalle di poliziotto-un pò come in “Out of Time”.Ma qui il mediatore viene tratteggiato come un poliziotto anni’70-’80,un Ispettore Callaghan versione brunita un po’ troppo sopra le righe,visto il suo passato e presente.Sbrunfoncelleggia qua e là,forse perché conscio di saperla lunga,ma mai come il suo avversario.Tra progressioni e digressioni temporali,“torchia” con umorismo i malcapitati ostaggi in una sala interrogatori con un filtro bianco un po’ troppo “sparato”(un prestito dal tricolore “Traffic"?).Intanto la sua controparte,il macchinoso “cattivo” continua nella sua corsa contro il tempo in senso letterale:temporeggia,pur avendo ingegnosamente e freddamente previsto tutte le mosse della scacchiera nell’interminabile partita coi poliziotti.Tuttavia tra i vari coup de théatre si inserisce un ulteriore elemento perturbante,l’algida faccendiera Madeline White-Jodie Foster.Un pò troppo algida, visto il suo impassibile faccia-a-faccia con un rapinatore di banca-aspirante omicida di ostaggi.Mentre lei contratta e con il rapinatore e con il detective per il recupero di un inestimabile plico,si dipana il “knot” del plot(“There’s the knot”…di Amleto.Il film è tutto sotteso di una corrente di riferimenti xenofobici–vedi l’agente che parla con disprezzo di ispanici e afro-americani; il manifesto inneggiante al memento mori dell’11 settembre;le lamentele dell’arabo brutalmente privato del suo sacro turbante–fino a giungere al punto nodale da cui si dipana la matassa:l’orrore dell’Olocausto e i mercanti di morte. Da una panoramica su “Oceans’s Eleven” si passa ad un “piano americano” del “Il Maratoneta”.Nel prezioso plico altro non v’era che documenti incriminanti il filantropico banchiere-amico dei nazisti(dalla dubbia moralità e dubbio acume, che ha conservato per decenni la prova dei suoi crimini efferati),nonché un brillocco di 1^ classe da far impallidire Tiffany.Ancor più stupefacente è il finale,per la totale implosione del meccanismo della “sospensione dell’incredulità”…se da un lato, il banchiere dalle mani insanguinate rimarrà per sempre col fiato sospeso,non più in possesso dello scottante plico, e dall’altro il buon machiavellico Denzel ne esce “pulito” e con tanto di promozione,restano alcuni fili del “nodo” slacciati.Il geniale rapinatore sgambetta fuori senza problemi,recluso solo 1 settimana in una cella fittizia nel caveau.Ma ne esce quasi a mani vuote…con un plico la cui importanza per lui è di insondabile causalità,come una sorta di ibrido tra un novello Robin Hood e un immotivato Vendicatore Mascherato.
Per concludere così come il protagonista ha iniziato questa verbosa - più che esagitata - pellicola, sembrerebbe l’artefice di uno shakespiriano “Molto Rumore per Nulla.”
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paolo pizzato
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mercoledì 12 aprile 2006
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spike? furbo, ma non basta
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E no caro Spike, non basta mettere in bocca ai tuoi protagonisti una citazione da "Quel pomeriggio di un giorno da cani" e raccontare di una rapina in banca per diventare Lumet. Non basta neppure per fare un buon film. Perché un buon film è scrittura (in buona parte), è equilibrio, credibilità delle situazioni, ed è anche casting. E in tutte queste componenti, caro Spike - te lo dice con rammarico chi ha molto amato "La 25ª ora" e "Summer of Sam" - tu non centri l'obbiettivo. Non lo centri con la scrittura, verbosa per un buon tratto di pellicola e mai incisiva (il dialogo "razzista" tra il poliziotto di strada e il detective Denzel Washington è risibile e decisamente fuori contesto, per non parlare delle lamentazioni dell'impiegato di banca indiano cui è stato sottratto il turbante), non lo centri con la credibilità delle situazioni (e dai! Può una squadra di imbianchini entrare nella sede di una banca che si presume superprotetta senza che nessuno della sicurezza chieda niente vedendoli arrivare?), non lo centri con l'equilibrio (buona la scelta dei tempi, lo riconosco, ma il montaggio è un irritante esercizio di stile tutto giocato sul disvelamento del colpo di scena finale, con in più la seppiata fotografia degli interrogatori post rapina, che non si capisce bene a che serva) e lo fallisci clamorosamente con il cast.
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E no caro Spike, non basta mettere in bocca ai tuoi protagonisti una citazione da "Quel pomeriggio di un giorno da cani" e raccontare di una rapina in banca per diventare Lumet. Non basta neppure per fare un buon film. Perché un buon film è scrittura (in buona parte), è equilibrio, credibilità delle situazioni, ed è anche casting. E in tutte queste componenti, caro Spike - te lo dice con rammarico chi ha molto amato "La 25ª ora" e "Summer of Sam" - tu non centri l'obbiettivo. Non lo centri con la scrittura, verbosa per un buon tratto di pellicola e mai incisiva (il dialogo "razzista" tra il poliziotto di strada e il detective Denzel Washington è risibile e decisamente fuori contesto, per non parlare delle lamentazioni dell'impiegato di banca indiano cui è stato sottratto il turbante), non lo centri con la credibilità delle situazioni (e dai! Può una squadra di imbianchini entrare nella sede di una banca che si presume superprotetta senza che nessuno della sicurezza chieda niente vedendoli arrivare?), non lo centri con l'equilibrio (buona la scelta dei tempi, lo riconosco, ma il montaggio è un irritante esercizio di stile tutto giocato sul disvelamento del colpo di scena finale, con in più la seppiata fotografia degli interrogatori post rapina, che non si capisce bene a che serva) e lo fallisci clamorosamente con il cast. E qui, Spike mio, permettimi di essere impietoso. Jodie Foster, ad esempio, mi vuoi spiegare che centra con l'economia del film? Come "cattiva" è risibile, e come "eminenza grigia" (ma non troppo data l'età) che "risolve problemi" al massimo strappa divertiti sorrisi. Ma il vero infortunio è Chistopher Plummer; scegliere di utilizzare uno con una faccia così per fare l'uomo nero (in tutti i sensi) è davvero quanto di più scontato ci possa essere. Alzi la mano chi non ha pensato subito, considerato che il buon Christopher ha ben più di qualche primavera sulle spalle, che i suoi innominabili segreti avessero a che fare con la Seconda Guerra Mondiale. Credimi Spike, ho provato una sorta di inconsolabile tristezza dinanzi a questo cast strampalato (bravo Owen, sufficiente Washington, sprecato Dafoe, che è un ottimo professionista e non un carattere, il resto non vale la pena di citarlo), mentre il pensiero correva al meraviglioso outsider Adrien Brody di "Summer of Sam"; con lui sì che aveva senso parlare di razzismo. Capisco Spike che il razzismo sia un tema che senti profondamente e di cui intendi ragionare ogni volta che ne hai la possibilità. Devo però farti presente - con la massima umiltà, sia chiaro - che si tratta di un tema delicato e difficile, che merita rispetto, e non mi pare che in questo film tu ne abbia avuto molto. Se si banalizza una cosa grande come questa non si rende un buon servizio alla sacrosanta causa antirazzista, non credi? Dì la verità Spike, questa volta non morivi dalla voglia di lavorare, eh? Ti aspetto al prossimo giro, un po' meno fiducioso di prima ma, te lo prometto, non prevenuto.
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[+] complimenti!
(di gianluca)
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(di stefania)
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(di max65)
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[+] cambia tono
(di anonimus)
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[+] insomma non ti è piaciuto si è capito.
(di cicciodesto)
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[+] quoto ogni tua singola parola
(di cizeta)
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[+] confronti e scontri
(di arnaco)
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