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sabato 11 febbraio 2006
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finalmente un bel film, vero
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Un film con una storia incantevolmente, ben costruita, drammatica ma anche piena di vita e sensibilità verso i bambini e la loro forza e voglia di vivere, nel loro puro sogno di salvezza. Complimenti davvero sinceri alla giovane e tenace regista che ha saputo condurre attori, anche giovani, conducendoli alla spontaneità ed efficacia emotiva.
Nicola Lovato Bologna
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gianluca stanzani
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giovedì 29 maggio 2008
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identità perdute
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Il segreto di Rahil rappresenta l'esordio in lungometraggio di
un'attivissima cineasta bolognese, con già diversi corti e scritti
alle spalle: Cinzia Bomoll. Sul tema delle identità perdute già
affrontate da Radu Mihaileanu in “Train de vie” (1998) e “Vai e
vivrai” (2005), la giovane regista rivive le vicende di una ragazzina
irachena, in eterna attesa di una Baghdad dal cielo blu (il ritorno
della città a prima della guerra) e una figura paterna che non c'è più
(prigioniera di una qualche Guantanamo). Sradicata e sballottata come
la piantina di Leon (1994) nel film di Luc Besson o in compagnia di
gangsters dall'accento un po' pulp, alla Quentin Tarantino; Rahil
ritrova il proprio binario nella comunità degli emarginati, nelle vite
abbandonate ai lati delle strade romane.
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Il segreto di Rahil rappresenta l'esordio in lungometraggio di
un'attivissima cineasta bolognese, con già diversi corti e scritti
alle spalle: Cinzia Bomoll. Sul tema delle identità perdute già
affrontate da Radu Mihaileanu in “Train de vie” (1998) e “Vai e
vivrai” (2005), la giovane regista rivive le vicende di una ragazzina
irachena, in eterna attesa di una Baghdad dal cielo blu (il ritorno
della città a prima della guerra) e una figura paterna che non c'è più
(prigioniera di una qualche Guantanamo). Sradicata e sballottata come
la piantina di Leon (1994) nel film di Luc Besson o in compagnia di
gangsters dall'accento un po' pulp, alla Quentin Tarantino; Rahil
ritrova il proprio binario nella comunità degli emarginati, nelle vite
abbandonate ai lati delle strade romane. Vite pasoliniane e
neorealiste che custodiscono il suo segreto senza porre domande o
condizioni, ma soltanto accettazione. Sempre.
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sara accorsi
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venerdì 24 ottobre 2008
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cielo di bagdad
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Cinzia racconta Rahil e basta. Racconta il destino italiano di una bambina irachena e mentre luoghi, tempi, personaggi sono così profondamente reali e caratterizzati, la storia di Rahil travalica se stessa superando ogni confine di tempo e spazio. Perché è questa l’intenzione di Cinzia. Fa leva sul conosciuto, su ciò che è più vicino culturalmente-emotivamente allo spettatore, per poi superarlo, rendendo Rahil figura di qualsiasi bambino che vive situazioni di costrizione per le scelte del genitore, che trova le sue fughe di felicità per vivere in quella serenità dell’infanzia per lui compromessa. Fughe ridicole agli occhi degli adulti, anche del pubblico adulto, ma vitali per la felicità. Ridicole, come ridicolo il cane che Rahil tinge di blu come blu è il cielo di Bagdad.
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Cinzia racconta Rahil e basta. Racconta il destino italiano di una bambina irachena e mentre luoghi, tempi, personaggi sono così profondamente reali e caratterizzati, la storia di Rahil travalica se stessa superando ogni confine di tempo e spazio. Perché è questa l’intenzione di Cinzia. Fa leva sul conosciuto, su ciò che è più vicino culturalmente-emotivamente allo spettatore, per poi superarlo, rendendo Rahil figura di qualsiasi bambino che vive situazioni di costrizione per le scelte del genitore, che trova le sue fughe di felicità per vivere in quella serenità dell’infanzia per lui compromessa. Fughe ridicole agli occhi degli adulti, anche del pubblico adulto, ma vitali per la felicità. Ridicole, come ridicolo il cane che Rahil tinge di blu come blu è il cielo di Bagdad.
D’azzurro limpido sono gli occhi di Cinzia e con limpidezza, lucidità, senza giudizi né vittimismi, la giovane regista racconta gli altri suoi personaggi. Racconta i gesti del papà di Rahil, a lui non serve un volto, lui impegnato ad accompagnare i kamikaze sulle linee ferroviarie, lui che dei gesti estremi ha fatto la sua battaglia, non ha bisogno di esser altro che un gesto. Racconta i traffici clandestini di armi in cui è coinvolto l’uomo che ha l’affidamento di Rahil in Italia, racconta la freddezza e il distacco e la prepotenza con cui si infila nei traffici così come nel letto della compagna così come nella difesa di Rahil con i bimbi del quartiere. Racconta di Anna e, da donna, Cinzia la racconta in tutta la sua complessità e contraddizione. Cinzia conosce un’Anna vera e proprio quest’Anna inserisce nella storia; questa donna di periferia, i cui sogni sono raccolti nella triade “casa-garage-figlio”, che in nome di questo sogno sposa un uomo pieno di promesse ma vuoto di sentimenti, trova un’amante che le offre solo calore effimero e temporaneo, cerca l’abbraccio di quella bambina che ha accettato in casa solo per denaro e che ha sempre disprezzato quando si sente abbandonata.
Il padre, il patrigno. Anna, i bimbi del quartiere, la donna che vive abusiva in un vagone con il figlio, la famiglia curda, tutti personaggi che Rahil incontra nel suo viaggio. Rahil, che già nel nome ha il destino segnato, quel nome che significa nomade, qual nome che ha in sé il senso del movimento, dell’andare avanti, quel nome che porta Rahil a camminare sui binari, in equilibrio, un passo avanti all’altro, avanzando, cadendo, ricominciando. Un gioco di costanza, di tenacia, come tenacemente attaccata alla vita è Rahil, che rimasta sola dopo che Anna e il patrigno vengono ammazzati dalle regole del contrabbando, continua a camminare con il suo cane blu cielo di Bagdad e ripetendo quei gesti di casa propria, come seguire suo papà, chinarsi sui binari del treno e avvisarlo appena sente che il treno sta per arrivare.
Una bambina tenace Rahil, come tenace la volontà di Cinzia, il suo desiderio di realizzare un lungometraggio, il suo coraggio di autoprodurlo, la sua organizzazione su quel set durato tre settimane con un budget di cinquanta mila euro, il suo sfidare i tempi bui e gli spazi stretti per l’arte e la creatività.
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dario brunetti
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mercoledì 27 dicembre 2023
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una gemma di una regista di grande talento
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Il segreto di Rahil è il film che vede l’esordio della regista bolognese Cinzia Bomoll. Distribuito negli Stati Uniti nel 2007 e solo nel 2021 è disponibile in Italia e visibile su Amazon Prime.Ambientato nella periferia romana, narra la storia di una ragazzina di 12 anni di nome Rahil (interpretata dall’esordiente Ons Ben Raies) che fugge dalla città di Baghdad devastata dai bombardamenti americani e portata in Italia per intercessione della criminalità organizzata, viene affidata a una coppia italo araba formata da Anna e Jamel (interpretati rispettivamente dall’eccellente Lorenza Indovina e dall’attore Jamil Hammoudi che nello stesso anno avrà una parte di rilievo nel film Last minute Marocco per la regia di Francesco Falaschi).
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Il segreto di Rahil è il film che vede l’esordio della regista bolognese Cinzia Bomoll. Distribuito negli Stati Uniti nel 2007 e solo nel 2021 è disponibile in Italia e visibile su Amazon Prime.Ambientato nella periferia romana, narra la storia di una ragazzina di 12 anni di nome Rahil (interpretata dall’esordiente Ons Ben Raies) che fugge dalla città di Baghdad devastata dai bombardamenti americani e portata in Italia per intercessione della criminalità organizzata, viene affidata a una coppia italo araba formata da Anna e Jamel (interpretati rispettivamente dall’eccellente Lorenza Indovina e dall’attore Jamil Hammoudi che nello stesso anno avrà una parte di rilievo nel film Last minute Marocco per la regia di Francesco Falaschi).La coppia vive in condizioni disagiate, Anna si prostituisce in casa e Jamil per sbarcare il lunario esegue qualche santuario lavoretto, quando deciderà di alzare l’asticella portando a termine un losco affare per un boss della zona ne pagherà le conseguenze. Protagonista assoluta di questo lungometraggio è Rahil (in iracheno significa nomade) che si trova a condurre una vita in bilico, infatti la si vede camminare in equilibrio su delle rotaie morte con la bambola nera sotto il braccio e ogni tanto si ferma e appoggia l’orecchio alla disperata ricerca del suono della libertà con la speranza che la riportino nella sua città di Baghdad. La ragazzina immagina il cielo di Baghdad mentre si colora di quel blu intenso e sogna di poter ritornare nellla sua città.Sul suo cammino di una dolente periferia romana dove regna il degrado, l’ignoranza e la povertà, Rahil incontrerà tante figure, degli abusivi che vivono nelle roulotte, dei bambini che la deridono e altri che vogliono condividere i loro giochi, ma una figura su tutte riuscirà a prevalere, sarà la presenza di un dolce cagnolino tinto di blu al quale la ragazzina è tremendamente legata e non si vorrà mai separare.Il segreto di Rahil è un’opera che risplende per la sua autenticità e purezza d’animo, di quei sentimenti lievi e delicati che vengono messi in risalto dalla talentuosa regista che ha saputo offrire un’immagine vivida ed essenziale di una realtà drammatica che vede dei destini incrociarsi.Ed è proprio nell’innocenza dei più piccoli che pur riconoscendo il dolore e lo stato di sofferenza si ritrovano a condividere i loro giochi appartenenti a un’infanzia che molto spesso viene negata e mai più restituita.Il sorriso di questi bambini è come il vento che riesce a spazzare via la tristezza in un solo istante, proprio come Rahil che vuole sognare ancora ad occhi aperti come tutte le ragazzine della sua età.Il significato più intimo e profondo sta nello sguardo di Rahil che nonostante la sua malinconia e quei lunghi silenzi riesce a illuminarsi e a risplendere grazie al suo meraviglioso sorriso.Un cast di buon livello composto da attori che han saputo trasmettere delle emozioni, alcuni grazie alla loro genuinità e spontaneità. Rivedere Giorgio Faletti nelle vesti di commissario di polizia è stata una gradevole sorpresa, un cameo anche per il regista e attore di cinema e teatro nativo di Bitonto (Bari) Mimmo Mancini, a completare il cast i sono Serra Ylmaz, nel ruolo di una psicologa, Eva Robbins nell’insolita funzione di madre superiore ed Elisabetta Rocchetti un’anima perduta e solitaria che incontra Rahil sui binari ferroviari dismessi.
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