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Fast Food Nation: il lato oscuro dell'hamburger

Il film dossier di Richard Linklater è una botta allo stomaco.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Il film

mercoledì 18 luglio 2007 - Approfondimenti

Il film
Ispirato al best-seller di Eric Schlosser, simbolo della controcultura statunitense, Fast Food Nation offre - in un contenitore di carta da fast food - la cruda verità che si cela dietro la preparazione delle carni che finiranno negli stomaci di milioni di consumatori americani. Carni contaminate preparate secondo le regole della quantità, e non della qualità, che poi vengono impacchettate e presentate con i nomi di Big Mac, Big King o, nel caso del film, Big One. Il direttore marketing della Mickey's, Don Henderson, venuto a sapere che gli hamburger di loro produzione contengono tracce di feci, decide di partire per Cody dove si trova la UMP, la più grande - ed economica - industria di lavorazione delle carni che le fornisce a tutto il paese. Dietro gli ambienti "asettici" del fabbricato si celano le tristi vite degli immigrati clandestini, giunti in America per inseguire il sogno e costretti a lavorare in condizioni ad alto rischio in cambio di una buona paga. In Fast Food Nation Richard Linklater ritrae una piramide (economica) dove in cima ci sono i dirigenti che discutono dei loro successi seduti nelle comode poltrone degli uffici illuminati ai piani alti di qualche grattacielo, al centro il consumatore e in basso la manovalanza costituita da persone che divengono ben presto vittime del sistema.

Il cast
Perché il film potesse attirare l'attenzione del pubblico si è optato per un cast di nomi prestigiosi. Il fatto che ci fosse il premio Oscar Richard Linklater dietro la macchina da presa e che la trama traesse spunto dal libro di Eric Schlosser (che negli Stati Uniti è rimasto in vetta alle classifiche di vendita per quasi un anno) ha reso più facile la ricerca. "Molti attori erano suggestionati dall'argomento del libro e dal prestigio del regista" ha dichiarato il produttore Jeremy Thomas. "Inoltre, la struttura del film permetteva di lavorare per periodi di non oltre una settimana pur avendo ruoli importanti". "Il libro di Schlosser aveva i suoi fan sfegatati, ma anche molti oppositori" ha rivelato Richard Linklater. "Ma quello che abbiamo realizzato va ben oltre Richard Linklater dietro la macchina da presa e che la trama traesse spunto dal libro di Eric Schlosser (che negli Stati Uniti è rimasto in vetta alle classifiche di vendita per quasi un anno) ha reso più facile la ricerca. "Molti attori erano suggestionati dall'argomento del libro e dal prestigio del regista" ha dichiarato il produttore Jeremy Thomas. "Inoltre, la struttura del film permetteva di lavorare per periodi di non oltre una settimana pur avendo ruoli importanti". "Il libro di Schlosser aveva i suoi fan sfegatati, ma anche molti oppositori" ha rivelato Richard Linklater. "Ma quello che abbiamo realizzato va ben oltre il libro, e siamo convinti che gli spettatori del film ne trarranno suggestioni diverse e ben più profonde. Il risultato finale ha a che fare con la vita delle persone, le loro professioni, le loro scelte e le loro responsabilità. Se provi solidarietà per tutto questo, riesci a trovare un motivo di interesse nel film al di là della tua opinione e filosofia politica".">il libro, e siamo convinti che gli spettatori del film ne trarranno suggestioni diverse e ben più profonde. Il risultato finale ha a che fare con la vita delle persone, le loro professioni, le loro scelte e le loro responsabilità. Se provi solidarietà per tutto questo, riesci a trovare un motivo di interesse nel film al di là della tua opinione e filosofia politica".

Greg Kinnear, il dirigente
L'attore nominato all'Oscar per Qualcosa è cambiato interpreta Don Henderson, padre di famiglia e pezzo grosso della Mickey's, deciso a scoprire cosa si cela dietro la lavorazione delle carni. L'ispezione guidata che fa alla UMP lo lascia insoddisfatto così decide di indagare più approfonditamente andando a parlare con un fattore del posto, Rudy Martin (Kris Kristofferson) che lo illuminerà sul motivo per il quale le carni vengono contaminate. Don è un uomo giusto e buono, ma anche lui dovrà sottostare al sistema corrotto rappresentato dalla figura di Harry Rydell (Bruce Willis), uno dei supervisori della Mickey's e, in forma minore, da quella di Mike (Bobby Cannavale), responsabile del personale della UMP. "Fast Food Nation è un gran bel titolo" ha ammesso Kinnear, "eppure non rende del tutto la portata degli argomenti trattati - gli immigrati clandestini, le condizioni lavorative a rischio, la contaminazione del cibo, l'obesità. Sono tanti gli spunti di discussione, e il film non fa in modo da puntare su uno solo. Molto più intelligentemente, lascia lo spettatore libero di trovarci delle cose e scegliere su cosa concentrarsi".

Ashley Johnson, il consumatore
Il consumatore è rintracciabile nella persona di Amber, una giovane studentessa modello che per dare una mano alla madre (Patricia Arquette) lavora part time presso una filiale della Mickey's. Grazie allo zio (Ethan Hawke) e a un gruppo di ragazzi (tra i quali l'esordiente Avril Lavigne) intenzionati a boicottare la UMP, aprirà gli occhi sul mondo che si cela dietro ai fast food e si unirà nella lotta - del tutto fine a se stessa, purtroppo - contro il sistema. "Il libro mi ha fatto comprendere di cosa si tratta" ha spiegato Ashley. "Quando ho saputo che ne avrebbero tratto un film, mi sono detta pronta a fare qualunque cosa pur di farne parte perché ho grosso rispetto per il suo messaggio". "Credo che questo film faccia riflettere, e spero che sensibilizzi" ha aggiunto la Arquette. "Non è stato ancora detto abbastanza sugli operai d'America o su alcune condizioni di lavoro. Questo film fornisce un bel po' di cibo per il cervello".

Catalina Sandino Moreno, la manovalanza
L'attrice candidata all'Oscar per Maria Full of Grace interpreta Sylvia, una giovane messicana che intraprende col suo compagno (Wilmer Valderrama) e la sorella (Ana Claudia Talancón) un viaggio estenuante e rischioso per l'America dove quelli della sua razza vengono trattati come animali. La carne viva pronta ad andare al macello e la carne umana che la taglia e la prepara sono sullo stesso piano. Un messicano, o un qualunque altro clandestino, che si ferisce sul lavoro vale poco o niente e viene abbandonato al suo crudo destino. "Sono particolarmente impressionata dalla capacità di raccontare le tre diverse storie dei nostri personaggi interrelandole" ha dichiarato Catalina. "Mi è piaciuta immediatamente la sceneggiatura e sono stata felice di dare il volto e la voce a Sylvia che rappresenta tutte quelle persone che vengono in America in cerca di fortuna. Era importante raccontare questa storia".

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