il caimano
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venerdì 9 maggio 2008
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umano, troppo umano
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E' davvero un film speciale, che riesce a rendere il senso di "umanità" che lega due persone solo apparentemente lontane, ma poi vicinissime.
Ioan viene dalla disastrata Romania, e Michele dall'Abruzzo. Entrambi vivono a Roma, l'uno fuggito da una realtà economica cupa e senza prospettive (se non quella di una economia che si arrende al liberalismo selvaggio) e l'altro in fuga da una cirsi, che oltre che economica è anche e soprattutto esistenziale, umana.
La povertà, la precarietà li accomuna e li unisce, complice anche un velato rapporto d'amore che si instaura tra di loro....Ma Ioan è bello, così bello da diventare il "Cover boy" di una fotografa di moda (Chiara caselli) anche lei molto alla moda, molto "cool".
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E' davvero un film speciale, che riesce a rendere il senso di "umanità" che lega due persone solo apparentemente lontane, ma poi vicinissime.
Ioan viene dalla disastrata Romania, e Michele dall'Abruzzo. Entrambi vivono a Roma, l'uno fuggito da una realtà economica cupa e senza prospettive (se non quella di una economia che si arrende al liberalismo selvaggio) e l'altro in fuga da una cirsi, che oltre che economica è anche e soprattutto esistenziale, umana.
La povertà, la precarietà li accomuna e li unisce, complice anche un velato rapporto d'amore che si instaura tra di loro....Ma Ioan è bello, così bello da diventare il "Cover boy" di una fotografa di moda (Chiara caselli) anche lei molto alla moda, molto "cool".
Colpiscono alcune cose. Gli attori principali, sia Luca Lionello (che sarebbe bello vedere più spesso al cinema) che Eduard Gabia, sono bravi e rendono bene quel senso di precarietà, di "prossimità al precipizio" da cui è permeato il film, mentre Luciana Littizzeto (la locatrice antipatica) è davvero impagabile, capace di una cattiveria proverbiale.
Colpisce al contrario Chiara Caselli, che di certo non è aiutata da un personaggio banale come la sua fotografa (l'unico cedimento di tutta la sceneggiatura).
Colpisce anche la fotografia, che sa adattarsi al racconto (è gelida in Romania, carnale e cupa, al limite dello squallido a Roma, ed elegante ed essenziale a Milano).
Ed infine colpisce appunto come ancora sia differente la visione tra le due capitali d'Italia: da un lato Roma, grande, estesa (i tanti km sullo scooter scalcinato) sporca, morta dall'altro Milano, pulita, ricca, modaiola, viva. Forse ha ragione Amoroso, sono tempi cupi....
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chiarialessandro
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lunedì 16 febbraio 2009
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precariato? non solo, ma anche.
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Mi è capitato di sentir dire che la scintilla del rapporto tra due esseri umani scocca da un fatto chimico; non so se sia veramente così ma so che, per quanto mi riguarda, le prime immagini di un film non mi tradiscono quasi mai, nel senso che, quando rimango catturato da queste, ben raramente mi accade poi di vedere un film mediocre o brutto: "Cover boy" inizia con una rapida serie di emozionanti sequenze su fatti che hanno profondamente segnato la crescita civile del nostro pianeta: la caduta di Ceaucescu, la repressione di piazza Tien An Men ..... Poi, anche se questo rimane il momento cruciale dell'opera, scorrono davanti ai nostri occhi immagini dense di significato e di bellezza, che ci illustrano concetti profondi come l'amicizia (l'amore?), l'orgoglio e l'onestà, (anche quella degli immigrati "irregolari", termine virgolettato perchè qualcuno, partendo dal presupposto che tutti siamo indistintamente abitanti di un'unica terra, sostiene che tutti abbiamo lo stesso diritto di spostarci su quello che é un bene comune; utopia?).
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Mi è capitato di sentir dire che la scintilla del rapporto tra due esseri umani scocca da un fatto chimico; non so se sia veramente così ma so che, per quanto mi riguarda, le prime immagini di un film non mi tradiscono quasi mai, nel senso che, quando rimango catturato da queste, ben raramente mi accade poi di vedere un film mediocre o brutto: "Cover boy" inizia con una rapida serie di emozionanti sequenze su fatti che hanno profondamente segnato la crescita civile del nostro pianeta: la caduta di Ceaucescu, la repressione di piazza Tien An Men ..... Poi, anche se questo rimane il momento cruciale dell'opera, scorrono davanti ai nostri occhi immagini dense di significato e di bellezza, che ci illustrano concetti profondi come l'amicizia (l'amore?), l'orgoglio e l'onestà, (anche quella degli immigrati "irregolari", termine virgolettato perchè qualcuno, partendo dal presupposto che tutti siamo indistintamente abitanti di un'unica terra, sostiene che tutti abbiamo lo stesso diritto di spostarci su quello che é un bene comune; utopia?). Mi permetto infine una riflessione sul ripetuto uso del nudo maschile integrale: la stragrande maggioranza delle pellicole in cui è possibile vedere un nudo integrale, mostra nudi di donna. Sarà un caso? Sarà più bello? O ci saranno motivi e condizionamenti che portano a tale dato di fatto? Lascio agli altri le risposte che avrei a tali domande, proprio come se anche il mio fosse un film con il finale aperto. Dico solo che la cinepresa è un po' come un occhio umano e che mi sembra abbastanza strano che, molto spesso, veda solo ciò che appare dai fianchi in su.
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gianleo67
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martedì 5 febbraio 2013
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lontano orizzonte del danubio
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Ioan, giovane rumeno con la passione per la meccanica ha perso da piccolo il padre, ucciso da un cecchino durante la caduta di Ceauşescu. Coinvolto da un amico, si ritrova su di un treno diretto a Roma e senza una prospettiva lavorativa precisa. Quando l'amico viene fermato alla frontiera, prosegue da solo il suo viaggio per ritrovarsi spaesato e con pochi spiccioli in una città straniera dove cerca di arraggiarsi per vivere dignitosamente.
Film realizzato con parsimonia di mezzi e buone idee narrative, l'opera di Carmine Amoroso sviluppa un ragionamento ontologico ed etico sulle ragioni dell'emarginazione sociale senza eccedere nella dietrologia politica e culturale che anima troppa critica simil-progressista e senza cedere più di tanto al facile stereotipo da melodramma di fiction, pur nei limiti di una rappresentazione di genere che racconta una storia e dei personaggi con le codifiche proprie dell'artificio romanzesco.
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Ioan, giovane rumeno con la passione per la meccanica ha perso da piccolo il padre, ucciso da un cecchino durante la caduta di Ceauşescu. Coinvolto da un amico, si ritrova su di un treno diretto a Roma e senza una prospettiva lavorativa precisa. Quando l'amico viene fermato alla frontiera, prosegue da solo il suo viaggio per ritrovarsi spaesato e con pochi spiccioli in una città straniera dove cerca di arraggiarsi per vivere dignitosamente.
Film realizzato con parsimonia di mezzi e buone idee narrative, l'opera di Carmine Amoroso sviluppa un ragionamento ontologico ed etico sulle ragioni dell'emarginazione sociale senza eccedere nella dietrologia politica e culturale che anima troppa critica simil-progressista e senza cedere più di tanto al facile stereotipo da melodramma di fiction, pur nei limiti di una rappresentazione di genere che racconta una storia e dei personaggi con le codifiche proprie dell'artificio romanzesco. La narrazione di un personaggio esemplare che è animato dai buoni propositi di un'educazione borghese e che si trova 'catapultato' nella modernità di una società occidentale (una Roma periferica di occupazioni precarie e derelitti che 'abitano' ai margini del tessuto sociale) che tende all'espulsione piu' che all'integrazione, delinea il confine tra le legittime aspirazioni al benessere sociale ed economico e quelle tra le molteplici occasioni di sfruttamento materiale e morale, codificando la cifra del film tra impegno civile e una riconoscibile vocazione intimista. Senza pretenziosità o risibili ambizioni festivaliere è il film di un autore piu' avvezzo alla scrittura che alla macchina da presa e tuttavia capace di imprimere un ritmo ed un registro coerenti ad una narrazione che alterna momenti di pudica passionalità umana (una storia di amicizia virile che nasconde una repressa pulsione omosessuale) e i siparietti semiseri della commedia di costume (una Littizzetto imbrigliata nel ruolo di acidina padrona di casa e velleitaria attrice bruciata). La critica sociale e culturale si estende nel finale anche allo sfavillante mondo dello show biz e della moda dove la civiltà dell'immagine segna il passo di una cinica modernità pronta a fagocitare persone e ideali per sacrificarli al Dio del denaro e del successo ad ogni costo, la brutalità immorale di una rozza e primitiva idea di marketing ('Wear the War' è uno slogan tanto semplice e geniale quanto abominevole).
Bravi i protagonisti maschili che cercano di restituire la dignità di uno sguardo pulito e gentile ad un mondo di umiliazioni e sopraffazioni anche se la regia indugia a volte troppo nel banalizzarne istanze e comportamenti o accentuandone gli aspetti patetici o l'ingenuo idelismo (la storia del 'sogno nel cassetto' è uno stanco e logoro espediente drammaturgico che abbozza un linguaggio di facile presa emotiva sullo spettatore). Finale intimista e tragico che travalica la realtà per smarrirsi nel miraggio dolce e remoto di una Danubio al tramonto:' di là nel posto più bello del mondo'. Curiosa elegia 'de noantri'.
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pietro viola
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domenica 24 febbraio 2013
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a un passo dalla felicità
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Che bel film, seppure triste nel finale, che bella storia questo incontro tra un ragazzo solo ,straniero lontano dalla sua terra e un uomo solo, straniero nella sua terra. Sono diversi dai loro mondi, da come funziona di solito il mondo, alla ricerca continua di soldi, potere, visibilità, che si tratti di fare denaro con la prostituzione fisica del corpo, o con la prostituzione intellettuale del carrierismo.
Loro, cercano qualcos'altro, una riconciliazione, la possibilità di sanare il passato per aprire a un futuro diverso, condiviso, la verità che le differenze tra gli uomini sono niente rispetto a ciò che li accomuna, rispetto alla magia che ogni incontro può innescare.
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Che bel film, seppure triste nel finale, che bella storia questo incontro tra un ragazzo solo ,straniero lontano dalla sua terra e un uomo solo, straniero nella sua terra. Sono diversi dai loro mondi, da come funziona di solito il mondo, alla ricerca continua di soldi, potere, visibilità, che si tratti di fare denaro con la prostituzione fisica del corpo, o con la prostituzione intellettuale del carrierismo.
Loro, cercano qualcos'altro, una riconciliazione, la possibilità di sanare il passato per aprire a un futuro diverso, condiviso, la verità che le differenze tra gli uomini sono niente rispetto a ciò che li accomuna, rispetto alla magia che ogni incontro può innescare.
E' un'idea, un sogno, ma anche una possibilità concreta, che qui si infrange contro gli scogli del "troppo tardi", della mancanza di coraggio, ma non è un'utopia.
Un grande plauso al regista che, con delicatezza e sensibilità, attraverso questo ritratto politico, sociale, della verità delle relazioni, ci fa intravedere come l'unica vera rivoluzione che può davvero cambiare il mondo non può che essere quella umana.
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