Tristram Shandy: A Cock and Bull Story

Film 2005 | Drammatico 94 min.

Regia di Michael Winterbottom. Un film con Steve Coogan, Rob Brydon, Keeley Hawes, Raymond Waring, Stephen Fry, Ian Hart. Cast completo Genere Drammatico - Gran Bretagna, 2005, durata 94 minuti.

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Ultimo aggiornamento martedì 11 agosto 2009

Al Box Office Usa Tristram Shandy: A Cock and Bull Story ha incassato 1,2 milioni di dollari .

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Otto anni fa, Gavin figlio di un magnate dell'industria del gelato va a Londra per illustrare un libro per bambini. Un' occasione d'oro si presenterà alla sua porta...riuscirà ad affrontare i problemi in famiglia?

Un film nel film che racconta di un libro nel libro.
Piervittorio Vitori

Si gira un film tratto dal Tristram Shandy di Laurence Sterne, fallimentare tentativo di autobiografia intrapreso da un gentiluomo di campagna del '700. Mentre sul set la troupe ed il cast discutono senza costrutto sulla direzione da far imboccare alla trama, la caoticità della vicenda letteraria riecheggia anche fuori dal set, dove il presuntuoso Steve è geloso del collega Rob, fa impazzire la costumista, flirta con la sua assistente e trascura la compagna, venuta a fargli visita con il figlioletto...
Più noto per i suoi film a vocazione politico-sociale, Winterbottom si concede qui una digressione dal sapore di divertissement colto: ma come possono riuscire - lui ed il suo abituale sceneggiatore Frank Cottrell Boyce - a trarre un film da un libro talmente arzigogolato da essere considerato "infilmabile"? I due, in effetti, confermano questa teoria mettendo volutamente in scena le vicissitudini di una produzione "senza capo né coda" (traduzione della locuzione che dà il titolo al film). Il senso dell'operazione è palese: non realizzare un'opera "tratta da", bensì "ispirata a" o meglio "costruita come". La strada giusta per omaggiare il capolavoro di Sterne è infatti quella di rispettarne non tanto il contenuto quanto la struttura ed il messaggio sotteso: la vita è troppo caotica perché si possa pretendere di racchiuderla in una narrazione lineare (come Winterbottom fa dire all'esperto interpretato da Stephen Fry), e la figura che domina è quella della digressione. A forza di perdersi saltando da un aneddoto all'altro della propria vita, Tristram non riesce nemmeno a chiudere l'episodio della propria nascita, e d'altro canto i continui ripensamenti all'interno della troupe impediranno al film-nel-film di prendere una precisa fisionomia.
Winterbottom lavora dunque su due livelli diegetici distinti, ed il raddoppiamento è anche la chiave principale per interpretare il registro ironico del film: due sono i peni (quello di Tristram e quello di suo zio Toby, entrambi "vittime" della battaglia di Namur), due i nomi che può prendere una stessa struttura difensiva ("ditch" per Trim, "ravelin" per Toby), due i possibili riferimenti al punto in cui Toby è stato ferito (che lui intende sempre come luogo geografico, mentre gli interlocutori si riferiscono alla parte anatomica). Il protagonista Steve Coogan, poi, è chiamato addirittura a triplicarsi nei panni di Tristram, di suo padre Walter e di se stesso; di più, egli è di volta in volta oggetto e soggetto di narrazione, in un gioco metatestuale che riprende ed esaspera quello già sperimentato dal regista in 24 hour party people (cui rimandano anche la scelta dello stesso attore e la figura di Tony Wilson, che qui interpreta se stesso e lì era interpretato da Coogan).
Tuttavia A cock and bull story non è un cervellotico ed autocompiaciuto esercizio strutturale, né semplicemente il tributo cinematografico ad "un classico postmoderno scritto prima che ci fosse alcun modernismo cui essere posteriore", citando Coogan nella scena dell'intervista. Anzi, proprio l'abbondanza di materiale ed il carattere del protagonista danno modo a Winterbottom di toccare, partendo da un nuovo approccio, alcuni dei temi che più gli sono cari: la dialettica tra mente e corpo (evidente nello scarto tra le pretese intellettuali di Steve ed i suoi capricci per sembrare più alto di Rob) e la frustrazione dell'uomo che tenta di imbrigliare e dominare gli eventi e la realtà circostante (con Steve che in questo senso sembra la controparte, grottesca ed in sedicesimo, del Daniel Dillon di Le bianche tracce della vita). Il tutto, a vanto dell'intera operazione, sempre con il sorriso sulle labbra e l'idea di non prendersi mai troppo sul serio. E tirando le somme non può che dispiacere il fatto che una delle opere più interessanti di Winterbottom sia tra le poche a non aver trovato distribuzione sul mercato italiano.

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