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gianleo67
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mercoledì 6 marzo 2013
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viscido qusimodo dell'agro pontino
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Piccolo e sgraziato, Geremia ha una modesto negozio di sartoria che in realtà usa come copertura per i suoi loschi traffici di usuraio, coadiuvato da un barista col pallino della musica country e da una bizzarra coppia di pizzaioli gemelli che usa come guardiaspalle tuttofare. Vive con la madre perennemente allettata in una casa umida e malandata, accumulando denaro e sperando una volta o l'altra di far breccia nel cuore di una donna che ne ammiri l'eloquio garbato e colto. La sua vita subisce una svolta quando conosce Rosalba, avvenente e spregiudicata figlia di una delle sue 'vittime' e soprattutto quando un ricco sedicente industriale dei sanitari gli propone l'affare della vita.
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Piccolo e sgraziato, Geremia ha una modesto negozio di sartoria che in realtà usa come copertura per i suoi loschi traffici di usuraio, coadiuvato da un barista col pallino della musica country e da una bizzarra coppia di pizzaioli gemelli che usa come guardiaspalle tuttofare. Vive con la madre perennemente allettata in una casa umida e malandata, accumulando denaro e sperando una volta o l'altra di far breccia nel cuore di una donna che ne ammiri l'eloquio garbato e colto. La sua vita subisce una svolta quando conosce Rosalba, avvenente e spregiudicata figlia di una delle sue 'vittime' e soprattutto quando un ricco sedicente industriale dei sanitari gli propone l'affare della vita. Epilogo beffardo con sorpresa finale.
Terzo ciak del regista e autore napoletano ancora una volta alle prese con una bizzarra sociologia dell'insolito, dove i contorni di una realtà sociale di verosimili difficoltà economiche e l'amaro disincanto di solitudini esistenziali sono deformati da una lente registica che riproduce l'affesco variegato e spiazzante di un mondo popolato da figure grottesche e che pure conservano riconoscibili, i desideri e le debolezze piu' intime della natura umana. Il centro di gravità di questo mondo di ridicoli questuanti è un essere infimo e viscido la cui sembianze deformi accentuano ed esasperano il retaggio di una miseria antica , materializzano il senso di un abbrutimento interiore: l'irredimibile corruzione di uno spirito votato al culto crudele e spietato del Dio denaro. Il denaro come oggetto del desiderio (il protagonista lo accumula senza trarne un vantaggio nel migliorare il suo tenore di vita) ma anche come perversa forma di seduzione in grado di ri-bilanciare rapporti sociali e di potere nati sotto la cattiva stella di una sfortuna congenita sembra in realtà l'impietosa cartina di tornasole in grado di rivelare le infime bassezze della natura umana, in cui tutti i personaggi rispecchiano la miseria di esistenze superficiali e di intime debolezze (una vita domestica agiata, un matrimonio e un funerale sfarzosi, la compulsiva cupidigia ludopatica, l'irrequietezza per l'emancipazione da una squallida vita di provincia). Questo sentimento di degerazione etica e sociale viene abilmente accentuato dalla perversa fascinazione che il protagonista sembra emanare e subire allo stesso tempo, tra il rapporto morboso con la madre allettata e la teatrale messa in scena di fantasie erotico vouyaristiche con un'occasionale concubina domestica, per finire con la fraudolenta arrendevolezza della bella miss concupiscente. Nessuno si salva in questo gioco al massacro dove pure l'astuto cravattaro (che ha eretto le sue fortune sulla dosata misura delle sue pretese) finisce per divenire vittima di un'astuta macchinazione che ribilancia i rapporti di forza. Il linguaggio di Sorrentino,sempre agitato dalla abili variazioni di prospettiva e le insinuanti carrellate in avanti, sembra fatto apposta per stupire e spiazzare lo spettatore in un ammiccante montaggio di immagini e musiche che rivela talora un eccessivo compiacimento e finisce per sbilanciare l'equilibrio narrativo di una storia dal finale beffardo quanto irrisolto. Superlativa la caratterizzazione di Giacomo Rizzo, mentre Bentivoglio appare decisamente sotto le righe nei panni di un personaggio di fiacca doppiezza. Squallori e miserie dell'Agro pontino.
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filippo catani
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martedì 30 luglio 2013
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un microcosmo popolato da personaggi sciagurati
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Agro Pontino. Geremia de' Geremei di professione "ufficiale" fa il sarto ma ciò che lo rende "famoso" è la sua attività di usuraio. L'uomo vive in una casa improponibile con l'anziana e malata madre e deposita scrupolosamente in una cassetta di sicurezza tutto il denaro che accumula. Un giorno però la conoscenza di una bella e giovane donna lo manderà in crisi.
Sorrentino ci regala un amaro ritratto di una parte del nostro paese e dei personaggi che ne abitano questo squallido sottobosco. Geremia (uno straordinario Rizzo) è un personaggio terrificante: a parte la ripugnanza fisica, è la sua mancanza completa di moralità che ne fa un vero mostro.
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Agro Pontino. Geremia de' Geremei di professione "ufficiale" fa il sarto ma ciò che lo rende "famoso" è la sua attività di usuraio. L'uomo vive in una casa improponibile con l'anziana e malata madre e deposita scrupolosamente in una cassetta di sicurezza tutto il denaro che accumula. Un giorno però la conoscenza di una bella e giovane donna lo manderà in crisi.
Sorrentino ci regala un amaro ritratto di una parte del nostro paese e dei personaggi che ne abitano questo squallido sottobosco. Geremia (uno straordinario Rizzo) è un personaggio terrificante: a parte la ripugnanza fisica, è la sua mancanza completa di moralità che ne fa un vero mostro. Nella sua mente distorta lui si crede un benefattore a chiedere il 100% di interessi o a "deliziare" il suo pubblico di aciagurati con terribili frasi ad effetto o con finta gentilezza chiamandoli fratello mio o sorella mia. Detto di lui, è pero questo intero microcosmo ad essere corrotto: c'è l'amico di Geremia (bravissimo Bentivoglio) che gli fa da scudiero e gli raccoglie informazioni sulle possibilità di pagare delle persone. Poi c'è chi si indebita per non sfigurare nella organizzazione di un matrimonio o chi si indebita per il gioco d'azzardo. Geremia però non ha fatto i conti con una bionda che lo sconvolgerà per sempre. Quì veniamo all'unica nota negativa del film: Laura Chiatti è decisamente fuori ruolo e fuori film. Sarebbe stata necessaria un'interpretazione che è fuori dalle sue corde e anche il ruolo della femme fatale non le giova proprio. Detto questo, nella pellicola c'è tutto Sorrentino: sguardo lucido e disincantato nei confronti di una realtà sempre più corrotta, dialoghi taglienti, personaggi borderline e un'ottima colonna sonora. Insomma si tratta di un ottimo lavoro.
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luca scialò
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domenica 18 luglio 2010
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lo squallore che impera
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Geremia de' Geremei è un viscido strozzino, che ha una sartoria divenuta ormai solo un'attività di copertura. Vive con la madre, situata perennemente nel letto, in una casa decadente, arsi entrambi da un'avarizia che li sta logorando in una vita squallida. Il tutto fino a quando non incontrerà una giovane ragazza bella come una fata...
Sorrentino ci racconta la storia di un personaggio squallido, ben interpretato da Giacomo Rizzo, anche se calca troppo la mano e lo stereotipizza un pò troppo. Ha voluto dare al film il sapore dello squallore, ma anzichè essere un condimento a piccole dosi, diventa il sapore prevalente, fastidioso, che non lascia apprezzare il film.
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Geremia de' Geremei è un viscido strozzino, che ha una sartoria divenuta ormai solo un'attività di copertura. Vive con la madre, situata perennemente nel letto, in una casa decadente, arsi entrambi da un'avarizia che li sta logorando in una vita squallida. Il tutto fino a quando non incontrerà una giovane ragazza bella come una fata...
Sorrentino ci racconta la storia di un personaggio squallido, ben interpretato da Giacomo Rizzo, anche se calca troppo la mano e lo stereotipizza un pò troppo. Ha voluto dare al film il sapore dello squallore, ma anzichè essere un condimento a piccole dosi, diventa il sapore prevalente, fastidioso, che non lascia apprezzare il film.
I personaggi dei suoi film precedenti sono più chiari, lineari, non eccessivamente caratterizzati. E soprattutto, dopo questo film arriverà il suo capolavoro, che gli permetterà di redimersi...
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(di angelo umana)
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