La rosa bianca - Sophie Scholl

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Un film di Marc Rothemund. Con Julia Jentsch, Alexander Held, Fabian Hinrichs, Johanna Gastdorf.
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Titolo originale Sophie Scholl - Die letzten Tage. Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 117 min. - Germania 2005. uscita venerdì 28 ottobre 2005. MYMONETRO La rosa bianca - Sophie Scholl * * * - - valutazione media: 3,36 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

Paolo D'Agostini

La Repubblica

Chi sono gli eroi? Eroi furono i dodici docenti universi-tari italiani che nel 1931 rifiutarono di giurate fedeltà al regime fascista. Un eroina era Rosa Parks, morta solo due giorni fa a 92 anni, che cinquant’anni fa nell’Alabama segregazionista ruppe il tabù prendendo posto, lei nera, su un autobus riservato ai bianchi. Ed eroi furono i pochi studenti universitari che all’mie zio del 1943 a Monaco, mentre la Germania stava perdendo la battaglia di Stalingrado e il fronte orientale, si dettero il nome di Rosa Bianca e distribuirono volantini per chiamare alla resistenza pacifica contro la mattanza della guerra, per riscattare l’onore della nazione calpestato da un regime tirannico e aggressore. Erano quattro gatti, ingenui e disarmati, agirono senza fanfare, senza bandiere, senza la consolazione di una classe, di un partito, di un’ideologia. Rispondevano unicamente alla loro coscienza. Completamente isolati da una schiacciante maggioranza, aggressiva o silenziosa. Facile celebrarli col senno di poi, ma quei giovani infrangevano la legge - facile dire dopo che era una legge criminosa - che era allora la legge dello stato tedesco. E dì fronte alla legge il loro pacifismo equivaleva a tradimento. Un coraggio da leoni, pagato con la condanna a morte.
Alla storia della Rosa Bianca e di Sophie Scholl, l’unica ragazza del gruppo, alla storia di uno dei pochi episodi di resistenza antinazista, è dedicato un film che è un’altissima lezione civile: s’ intitola appunto La rosa bianca. La Germania lo ha designato per concorrere all’Oscar nella categoria del miglior film straniero. Il regista Marc Rothemund è nato nel ‘68 e ha l’aria di uno che ha messo tanta passione in quello che ha fatto da non stancarsi mai di andare in giro a parlarne. Il suo non è il primo film tedesco che racconta questa storia ma è il primo che ha potuto servirsi dei verbali degli interrogatori (disponibili dal ‘90: erano finiti negli archivi della Germania est) e del processo, una farsa dominata dalla figura arcigna del giudice Roland Freisler, inquisitore hitleriano omologo a quelli staliniani. Entrambi dell’inizio degli anni 80 sono Die Weisse Rose di Michael Verhoeven e Gli ultimi cinque giorni di Percy Adlon. Ma, spiega oggi Rothemund, «negli anni del dopoguerra i tedeschi avevano poco interesse a ricordare, erario occupati dalla ricostruzione. E anche quando sono stati realizzati quei film il governo era ancora contrario a rivangare il passato mentre le ferite cominciavano a rimarginarsi. Bisogna sapere che le sentenze del “tribunale del popolo” nazista sono state dichiarate illegali, e crimini, soltanto nel 1985. Dopodiché è arrivata la riunificazione qualcosa che di nuovo ci ha distratti dalla conoscenza e dalla riflessione sul passato. Ora invece c’è una generazione che è interessata alla nostra storia, che ha pienamente superato la coscienza sporca e i sensi di colpa che facevano tacere i nostri nonni, e al contempo la mia è l’ultima generazione che ha la possibilità di porre domande dirette ai testimoni ancora in vita. E sentiamo di avere una responsabilità».
Rothemund è andato a parlare con tutti coloro che potevano ricordare e riferire qualcosa. La sorella minore di Sophie che dopo ne sposò il fidanzato, la nipote della compagna di cella di Sophie (la comunista Else Gebel), la sorella di un altro membro del gruppo a sua volta perseguita, e soprattutto il figlio di Robert Mohr, il funzionario della Gestapo che interrogò Sophie e gli altri ragazzi. Ha filmato le interviste, che saranno incluse nel dvd del film. Sapendo che le scene degli interrogatori di Mohr a Sophie riproducono fedelmente quelli veri si resta profondamente impressionati. Lui un poliziotto gia di lungo corso, che ha prestato servizio sotto altri governi prima di Hitler: non è un uomo di partito, non è un fanatico, è un acritico servitore dello stato e della legge, ritiene un meccanico dovere applicarla, si ritiene irresponsabile. Ma qualcosa s’incrina in lui di fronte al comportamento della studentessa, che rivendica ogni responsabilità e rigetta ogni colpa, che palesemente copre gli altri e addossa tutto a se e al fratello Hans. Alla fine Mohr rivela di avere un figlio della stessa età, sul fronte russo, e offre a Sophie una scappatoia - denunciare gli altri - che lei rifiuta. Non è uno “spettacolo” ne un intrattenimento sebbene la sua forma sia compatta, tesa incalzante. É una lezione di civiltà, di moralità e ancora più delle sale cinematografiche la sua sede appropriata sarebbe la televisione, per poter raggiungere tante persone.
Da La Repubblica, 28 ottobre 2005


di Paolo D'Agostini, 28 ottobre 2005

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