nicorex
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lunedì 24 marzo 2008
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una persona "normale" che diventa eroina
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L'ho visto a 3 anni di distanza dalla sua uscita in sala cinematografica e ne sono rimasto sconvolto.Una delle poche volte in cui la barbarie del nazismo viene vista dall'interno, dalla parte dei tedeschi che noi tutti -colpevolmente- siamo abituati a considerare come consustanziali al nazismo.Questa é una grande storia vera, verissima dove una ragazza normale, insieme al fratello, all'amico e ad altri pochi ragazzi diventa, suo malgrado, una esaltante eroina: non é indottrinata da qualsivoglia opzione politica, é protestante, risponde soltanto alla sua coscienza, non può assolutamente comprendere perché la distribuzione di alcuni volantini possa essere un atto criminoso contro il nazismo.Insomma la normalità della nostra incrollabile coscienza, dove i sentimenti di giustizia che albergano negli intimi recessi del nostro sentire, rifiutano -anche a livello inconscio- la follia di quella guerra, di quel regime che uccide gli ebrei e che proclama la classe superiore a fronte di bambini malati di mente.
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L'ho visto a 3 anni di distanza dalla sua uscita in sala cinematografica e ne sono rimasto sconvolto.Una delle poche volte in cui la barbarie del nazismo viene vista dall'interno, dalla parte dei tedeschi che noi tutti -colpevolmente- siamo abituati a considerare come consustanziali al nazismo.Questa é una grande storia vera, verissima dove una ragazza normale, insieme al fratello, all'amico e ad altri pochi ragazzi diventa, suo malgrado, una esaltante eroina: non é indottrinata da qualsivoglia opzione politica, é protestante, risponde soltanto alla sua coscienza, non può assolutamente comprendere perché la distribuzione di alcuni volantini possa essere un atto criminoso contro il nazismo.Insomma la normalità della nostra incrollabile coscienza, dove i sentimenti di giustizia che albergano negli intimi recessi del nostro sentire, rifiutano -anche a livello inconscio- la follia di quella guerra, di quel regime che uccide gli ebrei e che proclama la classe superiore a fronte di bambini malati di mente.E' una ragazza tosta Sophie,tosta ed intollerante con se stessa nel senso della giustizia che connota il dna del suo sentire, tosta senza cercare assolutamente di apparire.Risponde a chi la interroga con le armi della ragione, del suo credo in Dio, dell'unico Dio che invoca di darle il coraggio di andare avanti.Rifiuta l'ancora di salvataggio che le offre il dirigente della Gestapo, un dirigente - si badi bene- assolutamente non indottrinato, bensì un semplice "servitore" ed "esecutore" dello stato nazista,uno dei tanti del regime.E' un film tutto tedesco ampiamente sofferto dal regista e dalla protagonista, dai protagnisti, a ricordare che non dobbiamo assolutamente dimenticare quello che é successo, oggi che finalmente si é coronato il sogno della unificazione delle "due" Germanie che apparve come una grande ingiustizia agli studenti del '68. Questa grande e sofferta pausa di riflessione a cui ci obbliga un film di grande impegno civile, assume una particolare connotazione negli anni 2000 dove tutto si normalizza e si omologa, dove ogni forma di "resistenza" viene edulcorata sotto le false spoglie della pace civile.La scena finale di Sophie che abbracia suo fratello ed il suo amico, dopo una breve fumata,indica il percorso obbligato della nostra coscienza, della autoresponsabilità, della costanza della ragione che deve rispondere soltanto all'interno del nostro io, contro la negritudine irreversibile dei sentimenti a mezzo del quale si concretizza ogni forma di sopraffazione dell'uomo sull'uomo.
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salvatore scaglia
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domenica 3 gennaio 2010
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luce e buio della libertà e del totalitarismo
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"La rosa bianca" è un lungometraggio ambientato a Monaco di Baviera, nella Germania nazionalsocialista del 1943, in cui una studentessa universitaria, Sophie Scholl (Julia Jentsch), assieme a pochi altri, tra cui il fratello Hans e l’amico Christoph Prost, anima un gruppo d’ispirazione cristiana - sparuto, ma combattivo - di lotta alla dittatura.
Basato su una storia vera nonchè su documenti scoperti di recente, il film è un’autentica lezione di democrazia, seppur per contrapposizione concettuale, in cui appaiono essenziali i valori della coscienza e della libertà (che "è il tesoro più prezioso che abbiamo") - quasi spettacolare è su questo punto il confronto dialettico tra Sophie e il funzionario di polizia Robert Mohr (Gerald Alexander Held), alla fine dell’interrogatorio della ragazza -.
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"La rosa bianca" è un lungometraggio ambientato a Monaco di Baviera, nella Germania nazionalsocialista del 1943, in cui una studentessa universitaria, Sophie Scholl (Julia Jentsch), assieme a pochi altri, tra cui il fratello Hans e l’amico Christoph Prost, anima un gruppo d’ispirazione cristiana - sparuto, ma combattivo - di lotta alla dittatura.
Basato su una storia vera nonchè su documenti scoperti di recente, il film è un’autentica lezione di democrazia, seppur per contrapposizione concettuale, in cui appaiono essenziali i valori della coscienza e della libertà (che "è il tesoro più prezioso che abbiamo") - quasi spettacolare è su questo punto il confronto dialettico tra Sophie e il funzionario di polizia Robert Mohr (Gerald Alexander Held), alla fine dell’interrogatorio della ragazza -. Coscienza e libertà opposte all’offuscamento dell’io interiore e del totalitarismo quali conseguenze dell’impiego immorale del diritto - significativa, a tal proposito, è la rappresentazione filmica del processo, cui i tre amici sono sottoposti, privo di ogni garanzia effettiva di difesa -.
Ma il dramma di Marc Rothemund si presenta pure come un pungolo di riflessione sulla forza delle idee, che, nell’opera, sostanziano la cosiddetta resistenza passiva al Terzo reich ("noi non rimarremo in silenzio"), ma che, in una prospettiva metacinematografica, costituiscono veicolo di rinnovamento positivo rispetto alla canea di un potere fanatico ed antiumano (nel film in questione efficacemente rappresentata dalle figure del bidello d’ateneo; del giudice, sbrigativo esecutore di una sentenza politicamente pre-scritta; e di un poliziotto, sosia di Hitler, che insegna a qual segno possa giungere l’ubbidienza cieca ad ordini superiori).
Dal punto di vista scenografico e fotografico queste antitesi sono sottolineate dall’uso ricorrente della luce (del cielo guardato dalla protagonista; persino della lampada puntata, a mo’ di tortura, sul suo volto; o della candela che rischiara la cella di detenzione) e dei toni cupi (della stanza dell’estenuante inquisizione e della prigione).
Dei toni cupi della barbarie dei persecutori (che, ieri come oggi, antepongono una - labile - ragion di stato alle - poderose - ragioni della persona) e della luce della giustizia - ma anche della Fede - di Sophie e dei suoi compagni; della "Rosa bianca", a formare simbolicamente la quale infine i tre si abbracciano.
A fondersi in un vincolo perenne, ben oltre la morte-pena del potere e fino alla vera vita-premio della libertà rettamente applicata.
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franz_1
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giovedì 16 marzo 2006
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un film attuale
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Va bene che grazie all'ignoranza altrui e alla presunzione che il proprio sapere sia la verità assoluta, si può dire tutto, però se qualcuno è informato di fatti di cui nessuno e alla conoscenza ci faccia il piacere di renderceli noti, documentandoli........ ci sono alcune frasi tra i commenti delle recensioni che proprio non ho capito. Uno di questi riguarda l'idea che qualcuno abbia voluto portare la tesi che i fratelli Sholl fossero Cattolici e non Protestanti. Io nel fim non ho visto niente che abbia potuto far pensare questo, anzi in due casi si afferma che sono Protestanti....... quando viene letta la cartella in cui si afferma che Sophie è Evangelica, e quando gli viene chiesto se è Protestante e lei risponde SI!
Gli altri momenti del film (lei che recita un PaderNostro, l'incontro con il prete che deve dargli il conforto spirituale) non fanno intendere neanche lontanamente che lei potesse essere stata di fede Cattolica, quindi smettiamola di fare affermazioni false.
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Va bene che grazie all'ignoranza altrui e alla presunzione che il proprio sapere sia la verità assoluta, si può dire tutto, però se qualcuno è informato di fatti di cui nessuno e alla conoscenza ci faccia il piacere di renderceli noti, documentandoli........ ci sono alcune frasi tra i commenti delle recensioni che proprio non ho capito. Uno di questi riguarda l'idea che qualcuno abbia voluto portare la tesi che i fratelli Sholl fossero Cattolici e non Protestanti. Io nel fim non ho visto niente che abbia potuto far pensare questo, anzi in due casi si afferma che sono Protestanti....... quando viene letta la cartella in cui si afferma che Sophie è Evangelica, e quando gli viene chiesto se è Protestante e lei risponde SI!
Gli altri momenti del film (lei che recita un PaderNostro, l'incontro con il prete che deve dargli il conforto spirituale) non fanno intendere neanche lontanamente che lei potesse essere stata di fede Cattolica, quindi smettiamola di fare affermazioni false.
Il fim è bello, trovo che gli interrogatori siano la parte piu' interessante, mentre il saluto dei fratelli ai genitori e poi infine l'ultima sigaretta accesa, la parte piu' commovente. Un film doloroso ma assai realistico e attuale (purtroppo) anche nei giorni nostri, dove il fanatismo religioso viene scambiato per religione e le farneticazioni di politica speculatica per politica, e lo dico da ateo apolitico che vede nel rispetto delle idee altrui, l'unica risposta per difendere le proprie idee dall'oligarchia totalitaria dei propri pensieri.
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[+] erano evangelici
(di appuntidiviaggio)
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tritacarne automatico
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venerdì 3 agosto 2007
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sophie scholl-la rosa bianca
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Difficile non farsi coinvolgere emotivamente dalle dolorose vicende della giovane Sophie, qui narrate dal bravo e concreto Rothemund; difficile dunque analizzare lucidamente nei suoi più meri particolari tecnici un film che forza il cuore come Lupin una cassaforte.
Se con un po' di fatica si riesce comunque a "vincere" l'emozione ci si ritrova tra le mani un resoconto storico dettagliato e preciso accompagnato da una regia raffinata ma concreta nell'incentrare l'attenzione solo ed unicamente su Sophie e sui fatti a lei annessi. Ma il racconto di Rothemund è perfetto in molte altre cose; nell'utilizzo e nella descrizione degli spazi, ad esempio. Le stanze dell'interrogatorio, la piccola cella.
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Difficile non farsi coinvolgere emotivamente dalle dolorose vicende della giovane Sophie, qui narrate dal bravo e concreto Rothemund; difficile dunque analizzare lucidamente nei suoi più meri particolari tecnici un film che forza il cuore come Lupin una cassaforte.
Se con un po' di fatica si riesce comunque a "vincere" l'emozione ci si ritrova tra le mani un resoconto storico dettagliato e preciso accompagnato da una regia raffinata ma concreta nell'incentrare l'attenzione solo ed unicamente su Sophie e sui fatti a lei annessi. Ma il racconto di Rothemund è perfetto in molte altre cose; nell'utilizzo e nella descrizione degli spazi, ad esempio. Le stanze dell'interrogatorio, la piccola cella...sono realtà vere, credibili, precise nel tracciare il confine tra la libertà e la reclusione.
E' un film convincente, da premiare...con quattro stelle (seppur scarse)
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fabian t.
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domenica 29 gennaio 2012
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didascalico ma interessante
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Questo film ha il pregio di mostrare l'eroismo e gli alti valori dei membri della "Rosa Bianca", in particolare di Sophie Scholl, rappresentante nella sua persona e nelle sue idee tutto ciò che di buono, sano e giusto ancora rimaneva della Germania nazista. Difficile dire se il regista sia stato del tutto onesto nel perorare la causa delle vittime di tale resistenza antinazista o se abbia anche e soprattutto tentato di dare un'immagine diversa di una nazione oramai persa nell'oblio dell'insensatezza e dell'orrore; un'immagine che vorrebbe appunto essere come il seme della ragione e della solidarietà gettato in un campo di odio e scelleratezza (significato della parabola cristiana che il regista inserisce significativamente nella storia).
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Questo film ha il pregio di mostrare l'eroismo e gli alti valori dei membri della "Rosa Bianca", in particolare di Sophie Scholl, rappresentante nella sua persona e nelle sue idee tutto ciò che di buono, sano e giusto ancora rimaneva della Germania nazista. Difficile dire se il regista sia stato del tutto onesto nel perorare la causa delle vittime di tale resistenza antinazista o se abbia anche e soprattutto tentato di dare un'immagine diversa di una nazione oramai persa nell'oblio dell'insensatezza e dell'orrore; un'immagine che vorrebbe appunto essere come il seme della ragione e della solidarietà gettato in un campo di odio e scelleratezza (significato della parabola cristiana che il regista inserisce significativamente nella storia). Di certo il film, che procede con stile freddo e didascalico dal primo all'ultimo fotogramma, mostra egregiamente non solo il sacrificio degli appartenenti alla "Rosa Bianca" ma anche e soprattutto la fine imminente di una nazione che ha soffocato e fagocitato se stessa pur di convincersi migliore e libera, segnando uno dei periodi più neri di tutta la storia umana.
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pppaolo
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venerdì 16 maggio 2008
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un film non aderente alla realta' storica
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Giovedi 08/05/2008 ho visto il film "La rosa bianca - Sophie Scholl"
e vi ho trovato diverse discordanze rispetto alla verita' storica. Per
certi aspetti il film e' accurato, ad esempio fa vedere come allora si
scrivesse usando l'alfabeto gotico, e non quello latino imposto dagli
Alleati dopo la conquista della Germania, ma mentre la totalita' dei
libri e dei siti online che ho consultato raccontano che Sophie venne
torturata per quattro giorni, e lo Shirer specifica che tra l'altro le
venne rotta una gamba e si presento' al processo ed alla successiva
esecuzione reggendosi sulle stampelle, nel film non vi e' il minimo
accenno a maltrattamenti, anzi Sophie giunse a confessare nel corso di
un interrogatorio molto professionale condotto da un certo Mohr, che
vinse le sue difese e le sue bugie mettendola via via di fronte ai
risultati delle indagini, con tanto di testimonianze e confessioni,
risultati di perquisizioni, rilievi di impronte digitali (sarebbero
bastate queste ultime a spacciare Sophie e Hans), ma senza ricorrere
alla violenza fisica, anzi offrendole sigarette e caffe' (di quello
vero, non surrogato)(uno stile che ricorda quello di Scotland Yard dei
vecchi tempi, prima dell'11 settembre), lasciandole indossare i propri
abiti, tenendola in una cella a due letti, con razioni alimentari non
al di sotto della media di allora, e infine pote' ricevere la visita
dei genitori, quella di un pastore, ed accomiatarsi dal fratello, per
non dire della mezza offerta di salvarle la pelle se si pentiva e
rinnegava le proprie attivita' antinaziste.
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Giovedi 08/05/2008 ho visto il film "La rosa bianca - Sophie Scholl"
e vi ho trovato diverse discordanze rispetto alla verita' storica. Per
certi aspetti il film e' accurato, ad esempio fa vedere come allora si
scrivesse usando l'alfabeto gotico, e non quello latino imposto dagli
Alleati dopo la conquista della Germania, ma mentre la totalita' dei
libri e dei siti online che ho consultato raccontano che Sophie venne
torturata per quattro giorni, e lo Shirer specifica che tra l'altro le
venne rotta una gamba e si presento' al processo ed alla successiva
esecuzione reggendosi sulle stampelle, nel film non vi e' il minimo
accenno a maltrattamenti, anzi Sophie giunse a confessare nel corso di
un interrogatorio molto professionale condotto da un certo Mohr, che
vinse le sue difese e le sue bugie mettendola via via di fronte ai
risultati delle indagini, con tanto di testimonianze e confessioni,
risultati di perquisizioni, rilievi di impronte digitali (sarebbero
bastate queste ultime a spacciare Sophie e Hans), ma senza ricorrere
alla violenza fisica, anzi offrendole sigarette e caffe' (di quello
vero, non surrogato)(uno stile che ricorda quello di Scotland Yard dei
vecchi tempi, prima dell'11 settembre), lasciandole indossare i propri
abiti, tenendola in una cella a due letti, con razioni alimentari non
al di sotto della media di allora, e infine pote' ricevere la visita
dei genitori, quella di un pastore, ed accomiatarsi dal fratello, per
non dire della mezza offerta di salvarle la pelle se si pentiva e
rinnegava le proprie attivita' antinaziste. Nel film mi sembra non si
metta in rilievo la situazione di Monaco, dove un dirigente nazista
era riuscito a provocare una rivolta studentesca quando aveva
prospettato di inviare gli studenti al fronte (o in fabbrica se non
idonei) e le studentesse a fare figli, offrendo suoi assistenti a
quelle troppo bruttine da riuscire a trovarsi un uomo. Difficile
pronunciarsi sulla attentibilita' delle scene in cui Hans e Sophie si
dimenticano una valigia di volantini destinata al secondo piano,
cosicche' perdono tempo prezioso per tornare di sopra.
Come andarono le cose?
Stanno facendo dei film che diano un'immagine edulcorata della
Gestapo?
Paolo
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[+] importante
(di simon reds)
[ - ] importante
[+] non sono d'accordo con chi ti chiama ignorante!
(di gpistoia39)
[ - ] non sono d'accordo con chi ti chiama ignorante!
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