Alessandra Levantesi
La Stampa
Non sono solo i registi iraniani a voler «pedinare» a tutti i costi la realtà. Anche da noi, dove il neorealismo sembrava qualche tempo fa morto e sepolto, sono rispuntati cineasti che cercano di coniugare finzione e impegno sociale, ambientando nei luoghi veri e scegliendo per attori dei non professionisti. Uno di questi ideali pronipoti di Zavattini è il napoletano Vincenzo Marra che con l'apprezzata opera d'esordio, «Tornando a casa», aveva cantato l'aspra routine di un gruppo di pescatori. Per il secondo lungometraggio «Vento di terra», presentato nella sezione Orizzonti della Mostra di Venezia, il trentaduenne regista ha scelto un'altra ambientazione miserabilista: la sovraffollata periferia della sua città natia, e più precisamente il «famigerato» quartiere della 167 di Secondigliano, abitato da circa un milione di anime che vivono tutte precariamente o quasi. [...]
di Alessandra Levantesi, articolo completo (2078 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 18 Settembre 2004