stefano capasso
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martedì 10 marzo 2015
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sulla neurodiversità
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Un silenzio particolare è un docufilm di Stefano Rulli sul tema del disturbo dello spettro autistico. E’ la storia di Matteo, suo figlio, che ha questo disagio e delle relazione coi suoi genitori e con un gruppo di altre persone, anch’esse con disturbi psichici di diversa natura, che si ritrovano periodicamente alla “Città del Sole”. La Città del sole è un progetto di ospitalità portato avanti dalla famiglia Rulli, che intende offrire un luogo di accoglienza a persone con problemi di neurodiversità, dove poter trascorrere periodi di tranquillità nelle montagne umbre. Partito dall’idea di fare un film promozionale sul luogo, poco a poco l’idea di Stefano Rulli si trasforma in quella di documentare il suo rapporto e quello della sua famiglia con Matteo, ragazzo ventiquattrenne che “entra ed esce” dalle relazioni, dai momenti di vita quotidiana e dai luoghi stessi di ospitalità.
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Un silenzio particolare è un docufilm di Stefano Rulli sul tema del disturbo dello spettro autistico. E’ la storia di Matteo, suo figlio, che ha questo disagio e delle relazione coi suoi genitori e con un gruppo di altre persone, anch’esse con disturbi psichici di diversa natura, che si ritrovano periodicamente alla “Città del Sole”. La Città del sole è un progetto di ospitalità portato avanti dalla famiglia Rulli, che intende offrire un luogo di accoglienza a persone con problemi di neurodiversità, dove poter trascorrere periodi di tranquillità nelle montagne umbre. Partito dall’idea di fare un film promozionale sul luogo, poco a poco l’idea di Stefano Rulli si trasforma in quella di documentare il suo rapporto e quello della sua famiglia con Matteo, ragazzo ventiquattrenne che “entra ed esce” dalle relazioni, dai momenti di vita quotidiana e dai luoghi stessi di ospitalità. Un documento toccante ed intenso che descrive bene la difficoltà di tutti, di vivere questo tipo di relazioni.
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rocco brindisi
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lunedì 16 giugno 2008
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un film dove neanche il cielo è mai in posa
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il documentario di Stefano Rulli è il più bel film italiano degli ultimi anni. E uno dei più strazianti(il film di Moretti, al confronto, è una recita parrocchiale)della storia del cinema.Quando Matteo schiaffeggia il padre, con forza,sempre nello stesso punto della fronte, con una segreta, disperata tenerezza,è cosìdolorosa e spietata e dolce, da essere intollerabile. Il dolore, al cinema, è diventato una chimera. Qualcosa, come un'ombra, si è visto e si vede nel "La ragazza del lago".
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franco
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domenica 12 agosto 2007
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un grande film che ti rende meno piccolo
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Film capolavoro. Anzi, no : esperienza umana imperdibile.
Lo vedo soltanto oggi e mi sento più maturo e meno stupido.La sequenza finale del neonato affidato a Matteo ha una tensione interna ed una suspence da far impallidire qualsiasi storia scritta a tavolino e girata ad Hollywood o Hong Kong. Lo sguardo dei due innamorati che ballano, e il bacio furtivo dei due che non parlano mai ha il lirismo di Clint quando vuole parlarci d'amore.
Tu che mi leggi, per favore, per me ma ancora più per te, procurati questo film e amalo.
[+] lo sguardo che racconta
(di luigi)
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fabio
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domenica 12 agosto 2007
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un silenzio particolare
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Ottimo film.
Lo consiglio, per provare a capire...
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gilda bertan
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domenica 12 agosto 2007
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un silenzio particolare
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Ho appena finito di guardare il film e sono subito al computer in cerca di ulteriori notizie. E’ così che ho trovato questo spazio dove scrivere le mie impressioni (a caldo). Io lavoro da molti anni con bambini e ragazzi con problemi simili a quelli di Matteo. Questo film mi ha colpito. Per l’onestà del racconto, per la limpidezza con cui gli eventi prendono il sopravvento sulla trama e guidano la mano della misurata e sofferta regia. Per il rispetto delle emozioni dei ragazzi. Mi sono commossa nel constatare che qualcuno crede ancora che anche questi ragazzi abbiano dei sentimenti, li possano esprimere e che questo (e non l’ammaestramento oggi così tanto di moda), sia un modo possibile per farli “maturare”(certo come veniva detto anche nel film, non il più facile…)
Provo una profonda ammirazione per questi genitori che si sono trovati di fronte ad un bambino con quel tormentato modo di essere nel mondo (non sta bene soprattutto con se stesso), che ti fa sentire impotente, in colpa, disperato.
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Ho appena finito di guardare il film e sono subito al computer in cerca di ulteriori notizie. E’ così che ho trovato questo spazio dove scrivere le mie impressioni (a caldo). Io lavoro da molti anni con bambini e ragazzi con problemi simili a quelli di Matteo. Questo film mi ha colpito. Per l’onestà del racconto, per la limpidezza con cui gli eventi prendono il sopravvento sulla trama e guidano la mano della misurata e sofferta regia. Per il rispetto delle emozioni dei ragazzi. Mi sono commossa nel constatare che qualcuno crede ancora che anche questi ragazzi abbiano dei sentimenti, li possano esprimere e che questo (e non l’ammaestramento oggi così tanto di moda), sia un modo possibile per farli “maturare”(certo come veniva detto anche nel film, non il più facile…)
Provo una profonda ammirazione per questi genitori che si sono trovati di fronte ad un bambino con quel tormentato modo di essere nel mondo (non sta bene soprattutto con se stesso), che ti fa sentire impotente, in colpa, disperato. Ciò nonostante, hanno un modo così rispettoso di stargli accanto che dà credito ad ogni piccolo germoglio di speranza che individuano in Matteo.
Incredibile l’amore contenitivo, concavo, direi, con cui Stefano sa stare accanto a Matteo fino a calmare e a tacitare le sue reiterate e ossessive richieste; commovente la premura con cui protegge la moglie dalle “ferite” che le potrebbe procurare il figlio. Bellissima questa mamma che dichiara l’amore per il suo “figlio più bello” e che gli suona e canta la sua nascita come un momento di unione. Qui si vede che Matteo è appagato, calmo, felice; non solo: introietta questa funzione “contenitiva e unificante” tanto che poi la usa con la neonata nipotina che piange tra le sue braccia. Matteo canta la stessa canzone e la piccola si calma.
Grazie per averci fatto questo regalo.
Gilda Bertan
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michele il critico
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giovedì 12 maggio 2005
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un silenzio particolare
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UN SILENZIO PARTICOLARE
regia: Stefano Rulli
Stefano Rulli approda con la sua macchina da presa nella fondazione o.n.l.u.s. "la città del sole" che accoglie giovani con disturbi psichici. Il centro del documentario è il ventiquattrenne Matteo, figlio del regista, che ha difficoltà ad inserirsi nel centro di accoglienza e in ogni tipo di dinamica di gruppo extrafamiliare: tende ad isolarsi o ad osservare a distanza.
Rulli non si limita a mostrare una realtà, ma interviene dialetticamente in essa con grande dignità, intelligenza e sensibilità. Dialoga con il figlio e con gli altri ragazzi nel tentativo di accedere nel loro universo, ma il suo intervento è sempre finalizzato alla loro crescita resa difficile dalla mancanza di difese per sopportare il dolore di una separazione.
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UN SILENZIO PARTICOLARE
regia: Stefano Rulli
Stefano Rulli approda con la sua macchina da presa nella fondazione o.n.l.u.s. "la città del sole" che accoglie giovani con disturbi psichici. Il centro del documentario è il ventiquattrenne Matteo, figlio del regista, che ha difficoltà ad inserirsi nel centro di accoglienza e in ogni tipo di dinamica di gruppo extrafamiliare: tende ad isolarsi o ad osservare a distanza.
Rulli non si limita a mostrare una realtà, ma interviene dialetticamente in essa con grande dignità, intelligenza e sensibilità. Dialoga con il figlio e con gli altri ragazzi nel tentativo di accedere nel loro universo, ma il suo intervento è sempre finalizzato alla loro crescita resa difficile dalla mancanza di difese per sopportare il dolore di una separazione.
Rulli è essenziale nell'operazione di sintesi: mette in relazione il materiale selezionato, costituito prevalentemente da campi fissi, riuscendo a far emergere momenti di rara poesia. Vita e morte. Cinema.
VOTO ****
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costanza
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sabato 19 febbraio 2005
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da non vedere
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Difficile definirlo film...ha tutta l'aria di un documentario mal riuscito per l'aspetto del filmato amatoriale. Anche la visione della malattia mentale lascia a desiderare. E' una visione del problema basata su un senso comune arrichito dal vissuto personale. E' il meccanismo di difesa di due genitori straziati che cerca narcisisticamente di assumere la dignità di produzione artistica, ma che si rivela tristemente per quello che è, lasciando lo spettatore senza parole....Criticare ferocemente è come sparare sulla Croce Rossa, ma lodare proprio non si può.
[+] il cinema è comunicazione!
(di 19umbag65)
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laura
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lunedì 14 febbraio 2005
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bello
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E' un film che fa meditare.Da vedere.
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