Una lunga domenica di passioni

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Un film di Jean-Pierre Jeunet. Con Audrey Tautou, Dominique Pinon, Chantal Neuwirth, Gaspard Ulliel, Ticky Holgado.
continua»
Titolo originale Un long dimanche de fiançailles. Drammatico, durata 132 min. - Francia 2004. uscita venerdì 11 febbraio 2005. MYMONETRO Una lunga domenica di passioni * * * - - valutazione media: 3,25 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Oscar Cosulich

L'Espresso

Nelle trincee della prima Guerra Mondiale, Manech, giovane francese la cui simpatia lo ha reso il protetto di tutti i suoi commilitoni, s'incammina verso il plotone d'esecuzione. Il poveretto è accusato, con altri soldati, di autolesionismo, cioè di essersi ferito apposta per farsi rimandare a casa, un «crimine» che a quei tempi è punito con la morte. Intanto, a casa, la sua fidanzata Mathilde ne attende il ritorno. Quando alla fine della guerra le comunicano la morte dell'amato, la ragazza, ammalata e claudicante per i postumi di una poliomielite, comincia una strenua battaglia contro ogni evidenza, convinta che Manech debba essere ancora vivo, da qualche parte. È questo lo spunto di «Una lunga domenica di passioni», kolossal costato 45 milioni di dollari diretto da Jean-Pierre Jeunet e tratto dal romanzo di Sebastien Japrisot. Il regista francese ritrova Audrey Tautou, la sua musa, già protagonista del «Favoloso mondo di Amélie», successo mondiale che ha aperto a entrambi le porte dello star system internazionale. Candidato a ben dodici premi César e a due Oscar per la fotografia (Bruno Delbonnel) e per la scenografia (Aline Bonetto), «Una lunga domenica di passioni» uscito in Francia a novembre, ha già incassato oltre 40 milioni di euro, toccando i sei milioni di spettatori e arriverà l'11 febbraio in Italia. A presentarlo sono arrivati a Roma Jeunet e Tautou, che hanno preso parte a un incontro stampa dove l'attrice ha esordito: «Ormai non è necessario nemmeno parlare più con Jean-Pierre. Ci capiamo al primo sguardo e sappiamo entrambi cosa fare per rendere al meglio nei film in cui lavoriamo insieme». Jeunet tende a minimizzare le difficoltà incontrate nel realizzare un kolossal di tali dimensioni sottolineando come sia stato bellissimo «poter contare su un budget da film americano, accompagnato però dalla più totale libertà espressiva, tipica del cinema d'autore europeo. Del resto - aggiunge - i patti con la Warner erano stati chiari. Il film doveva essere francese, quindi io fin dall'inizio ho detto che volevo avere il "final cut", cioè il diritto all'ultima parola sul montaggio, ho preteso che fosse mia anche l'approvazione delle revisioni alla sceneggiatura e la pianificazione del tempo stabilito di riprese. Loro hanno accettato tutte le condizioni. C'è stato solo un piccolo momento di panico quando sembrava che non bastassero i soldi, ma poi si è tutto risolto rapidamente». Evidentemente l'effetto «Amélie» è stato un lasciapassare potentissimo, ma Jeunet dichiara di non essere stato intimidito dall'onere di dover fare il bis: «"Amélie" è stato qualcosa che, a un regista, capita una volta nella vita. Sono stato fortunato ad avere un simile successo, perché mi ha permesso di realizzare questo film, che sognavo da decenni. Per qualche strano motivo,- rivela il regista - la prima Guerra mondiale mi ha sempre affascinato, sono addirittura arrivato a pensare di essere la reincarnazione di un soldato morto in quelle trincee. La prima volta che ho pensato al film volevo protagonista Juliette Binoche, poi c'è stato "Amélie", ho incontrato Audrey e non avrei potuto trovare di meglio». Ma per la Tautou, Amélie non comincia ad essere un peso? «Perché mai? Mathilde - spiega l’attrice - è un personaggio più maturo di Amélie, la perdita dell'amore l'ha invecchiata precocemente, la sfida è stata per me affascinante proprio perché dovevo toccare corde diverse, essere meno leggera e solare. Forse per molti rimarrò per sempre Amélie, ma per me non è un problema, non mi farò certo una plastica per cambiare aspetto». La Tautou è invece reticente a parlare del suo prossimo impegno che la vedrà nei panni di Sophie Neveu in «Codice da Vinci», l'attesissimo film di Ron Howard tratto dal best-seller che ha già venduto 20 milioni di copie nel mondo: «Non mi va di parlarne perché è troppo presto, ho fatto un provino con Howard, ma non ho ancora firmato nessun contratto».
Da Il Mattino, 1 febbraio 2005


di Oscar Cosulich, 1 febbraio 2005

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