Una lunga domenica di passioni

Acquista su Ibs.it   Soundtrack Una lunga domenica di passioni   Dvd Una lunga domenica di passioni   Blu-Ray Una lunga domenica di passioni  
Un film di Jean-Pierre Jeunet. Con Audrey Tautou, Dominique Pinon, Chantal Neuwirth, Gaspard Ulliel, Ticky Holgado.
continua»
Titolo originale Un long dimanche de fiançailles. Drammatico, durata 132 min. - Francia 2004. uscita venerdì 11 febbraio 2005. MYMONETRO Una lunga domenica di passioni * * * - - valutazione media: 3,25 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Claudio Masenza

Il Venerdì di Repubblica

Secondo Jean-Pierre Jeunet, fare un film «deve» essere una questione di vita o di morte. «Solo questo bisogno irrinunciabile» spiega il regista di Una lunga domenica di passioni «mi permette di affrontare anni interi di giornate lavorative di sedici ore, weekend compresi, e la costante tensione che questo lavoro mi getta addosso. Devo anche essere completamente affascinato da ciò che riprendo i visi degli attori, le scenografie, i costumi. Non potrei mai fare un film come Quei bravi ragazzi. Il film mi piace e apprezzo molto la regia di Martin Scorsese, ma io non avrei saputo come fu-mare quei brutti vestiti». Così, nel nuovo film, il gusto per il dettaglio prezioso è ancora più evidente di quanto apparisse nel suo Il favoloso mondo di Amélie, che tre anni fa impose con clamoroso successo l’immagine di una Parigi intrisa di nostalgia che turisti di tutto il mondo tentano da allora, e con poca fortuna, di ritrovare.
Il volto al centro dello schermo è ancora quello della sua Amélie, Audrey Tautou, ma i suoi grandi occhi scuri si posano questa volta su un passato doloroso. Basato sul romanzo omonimo di Sébastien Japrisot, Una lunga domenica di passioni è il racconto di una speranza, più forte di ogni evidenza: Mathilde, resa fragile dalla poliomielite e dalla timidezza, intraprende, con improvviso coraggio e determinazione contadina, un difficile vìaggio attraverso la Francia del primo dopoguerra alla ricerca del suo giovane fidanzato, il soldato Manech, che tutti considerano morto in battaglia. Lo stile registico di Jeunet, qui raffinato fino alla rarefazione, e l’uso spregiudicato di immagini alterate al computer, sono una scelta insolita per raccontare, a tratti con estrema crudezza, l’orrore che ogni guerra porta con sé.
Squarci dei passato, albe livide di pioggia, si impongono nel film con la lacerante persistenza di un ricordo spaventoso. È la vita dei soldati nelle trincee: snervanti attese nel freddo e nel fango. Nella paura. Sconvolto da un’esplosione che ha dilaniato un compagno e che si è riversata su di lui in una cascata di sangue e brandelli umani, Manech (l’emergente Gaspard Ulliel) si è inflitto una ferita nella speranza di tornare a casa. Invece, insieme con altri soldati colpevoli dello stesso reato, viene fatto uscire dalla trincea e abbandonato al fuoco nemico. Mathilde è sicura del proprio intuito intriso di superstizione e, a dispetto di tutto, non rinuncia al sogno di ritrovano vivo, l’unico capace di dare ancora senso alla sua esistenza. Dove pochi anni prima c’erano solo campi di battaglia, la natura ha ripreso il sopravvento e Jeunet ci offre anche immagini sfolgoranti di campi e piccoli villaggi immersi nella luce calda di un perenne tramonto.
Una provincia un po’ pigra, dove i postini vanno in bicicletta facendosi largo fra le oche, e che contrasta con il clamore di una Parigi che riprende con impazienza a vivere, ricostruita con impressionante verità dalle nuove tecnologie cinematografiche. «Alcuni registi dicono che ormai è il computer a fare i film, specialmente a Hollywood» dichiara spazientito Jeunet. «È una stupidaggine. Anche la macchina da presa è una macchina, ma ha bisogno di un operatore. Un computer non è diverso, è solo uno strumento. A me piace usarlo e so farlo molto bene».
Forse non sono estranei a questa passione i suoi inizi nel campo dell’animazione. Difficile rassegnarsi a riprodurre la realtà, a non ricreare il proprio mondo immaginario. «Anche gli attori di contorno li scelgo con facce particolari, caratterizzate come un fumetto» ammette. «Come si usava nel cinema francese degli anni Quaranta. Ma di gente così non se ne trova molta, per questo uso sempre gli stessi. Per me il realismo è molto noioso. Va bene solo per i documentari. Il mio punto di riferimento è Jacques Prévert. Spesso, prima di girare una sequenza, mi domando come la racconterebbe lui. Nel film una scena d’amore è illuminata dall’accensione successiva di tre fiammiferi. Qualcuno vi riconosce un riferimento a una poesia di Prévert. Io non ci avevo pensato. Evidentemente è ormai parte del mio inconscio».
Ma tutto cominciò molti anni prima, quando a sedici anni Jeunet vide C’era una volta il West di Sergio Leone. Fu una rivelazione e per tre giorni non parlò. Ai genitori preoccupati riuscì solo a dire che era inutile tentare di spiegare, non avrebbero capito. Due anni dopo fu la volta di Arancia meccanica di Stanley Kubrick e Jean-Pierre cominciö a lavorare per poter comprare una macchina da presa. Il primo film, con pupazzi mossi a ogni fotogramma, lo girò in cucina. Poi dei «corti», infine video musicali e spot pubblicitari. Il suo primo lungometraggio, firmato con il disegnatore Marc Caro, fu Delicatessen, nel 1991.
«Se uno vuole fare il regista» dichiara deciso «gli basta una cinepresa. Se invece vuole “essere” regista, le cose sono più complicate». Non più per lui. L’America che dal mezzo fiasco di Alien. La donazione lo ignorava, dopo Amélie gli ha offerto finanziamenti tanto generosi da far addirittura negare a Una lunga domenica di passioni la nazionalità francese e qualunque aiuto statale. È un’illustre ammiratrice, Jodie Foster, si è proposta per un piccolo, toccante ruolo. «Ho rifiutato di dirigere il nuovo episodio di Harry Potter, c’era poco spazio per farvi entrare il mio “mondo”, la mia “visione”. Ma è presto per innamorarmi di un nuovo progetto, ho appena concluso la mia lunga storia d’amore con questo film. Sono distacchi difficili che richiedono tempo. Il colpo di fulmine per Una lunga domenica di passioni è avvenuto dieci anni fa, quando ho letto il romanzo. Ma i diritti erano della Warner Bros. E allora non avrebbero certo affidato un progetto così impegnativo a me. Appena è stato possibile l’ho afferrato. Nel frattempo non ho mai considerato di adattare un altro romanzo, era l’unico che mi interessava».
Inevitabile chiedere perché, Jeunet se io aspetta per continuare. «Ho sempre subito il fascino della Prima guerra, anche se non me lo so spiegare. Ma sono un esperto, già da ragazzo avevo letto di tutto su questa guerra utile solo ai fabbricanti di armi, combattuta da ragazzi ignoranti e poveri. Quando mi sono trovato sul set dentro una trincea, ho avuto l’impressione di essere tornato a un momento lontano della mia vita. Sono salito su una scala e ho visto la “terra di nessuno” che ci separava dalla trincea nemica. Era come se tutto mi fosse familiare. Ho spesso la sensazione di essere morto durante quella guerra. Ma non mi prenda troppo sul serio: ho una scatenata immaginazione».
Da Il Venerdì di Repubblica 20 gennaio 2005


di Claudio Masenza,

Sei d'accordo con la recensione di Claudio Masenza?

Sì, sono d'accordo No, non sono d'accordo
100%
No
0%
Scrivi la tua recensione
Leggi i commenti del pubblico
Una lunga domenica di passioni | Indice

Recensioni & Opinionisti Premi
Multimedia Shop & Showtime
Premio Oscar (1)
Golden Globes (1)


Articoli & News
Immagini
1 | 2 |
Scheda | Cast | News | Trailer | Poster | Foto | Frasi | Rassegna Stampa | Pubblico | Forum | Shop |
prossimamente al cinema Film al cinema Novità in dvd Film in tv
Altri prossimamente » Altri film al cinema » Altri film in dvd » Altri film in tv »
home | cinema | database | film | uscite | dvd | tv | box office | prossimamente | colonne sonore | Accedi | trailer | TROVASTREAMING |
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies® // Mo-Net All rights reserved. P.IVA: 05056400483 - Licenza Siae n. 2792/I/2742 - credits | contatti | redazione@mymovies.it
Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso
pubblicità