Romance & Cigarettes

Maria Pia Fusco

Arriva John Turturro e alla Mostra si ride, e stavolta non per scherno o per nascondere l’imbarazzo delle emozioni ma per puro divertimento. Eppure non è una storia comica quella di Romance & Cigarettes. E’ la storia di James Gandolfini che tradisce la moglie Susan Sarandon con Kate Winslet — provocante e tutta sesso — e del suo smarrimento quando la moglie lo caccia dopo aver scoperto l’adulterio attraverso una poesia sporcacciona scritta all’amante. Ma se i sentimenti del dolore, dell’abbandono o della speranza si esprimono con le parole di canzoni come “A man without love” —la versione americana di “Quando m’innamoro” di Anna Identici —“Red headed woman’, “It’s a man’s man’s man’s world”, “Delilah” o “ScapricciatielIo”, accompagnate da coreografie colorate e fantasiose, in cui danzano irresistibilmente goffi e maldestri Gandolfini o attori di contorno come ChristopherWalken e SteveBuscemi, è un trionfo di leggerezza e di divertimento.
Prodotto dai fratelli Coen, il film di Turturro — è la terza regia — è irriverente, spudorato nel linguaggio ricco di termini spinti, di doppi sensi e di giochi di parole sul sesso, e anche coraggioso, visto che in un contesto così scanzonato si permette una conclusione drammatica: le sigarette hanno un senso, il fumo può uccidere. «Ma io credo che anche se sì canta e si balia il film sia molto serio fin dall’inizio.
Non è un musical, è un’opera sulla classe lavoratrice, il protagonista è un operaio metallurgico e per la gente con pochi soldi le canzoni sono un’evasione. Io sento operai cantare, mai un manager. Quanto al finale, il film è un grande circo, il clrco della vita, che con il tempo si restringe fino alla solitudine di una one-man-band», dice Turturro, che è stato accolto con un entusiasmo da stadio, lui come i Coen, come i suoi attori.
Spiritosa e brillante come sempre. alla domanda sul suo rapporto con il personaggio della moglie tradita, «sono contenta che Tim non senta la risposta», dice la Sarandon. »Perché se un tempo alla scoperta di un tradimento avrei fatto le valigie, oggi, con gli errori commessi e la pazienza acquisita, sarei più disposta a perdonare. Però condivido la furia della moglie del film, non per il tradimento, ma per la poesia, perché è qualcosa che evoca la freschezza e la passione dei primi tempi dell’amore, e questo è insopportabile». Per Gandolfini «il ruolo era di quelli che non si possono rifiutare. Purtroppo fare cinema per me è faticoso, è una fuga dai «Sopranos”, che durano da sei anni e chissà per quanto tempo andranno avanti. Ma non mi lamento, per ora non ho nessuna voglia di liberarmene, sarei un ingrato».
Da La repubblica, 7 settembre 2005


di Maria Pia Fusco, 7 settembre 2005