Pontormo - Un amore eretico

Oscar Cosulich

Nel 1555 Jacopo Carrucci, detto il Pontormo, dopo dieci anni di lavoro, non è ancora riuscito a completare il suo capolavoro misconosciuto, quel «Giudizio Universale» affrescato nel Coro di San Lorenzo a Firenze, la sua opera più ambiziosa, che pensava come ideale risposta a Michelangelo e alla Cappella Sistina, ma che fu distrutta nel 1738, lasciandoci solo qualche cartone e disegno preparatorio. Pontormo di Giovanni Fago (che esce domani in 70 copie) racconta gli ultimi mesi di vita del pittore, morto senza riuscire a completare l'affresco, poi ultimato dal suo collega e amico Bronzino. Interpretato da Joe Mantegna (nella foto), con Galatea Ranzi e Toni Bertorelli, il film vanta un budget di circa cinque milioni di euro, 250 costumi, ed entra nel filone dei biopic dedicati a pittori, da Picasso a Pollock, da Basquiat a Frieda Kahlo, a Vermeer.
Fago, nel film l'opera di Pontormo sembra secondaria rispetto ai problemi con l'Inquisizione, perché?
«Sono convinto che non si possa realizzare un film di carattere storico senza trattare, sia pure indirettamente, di storia contemporanea. Pontormo, nonostante fosse a tutti gli effetti un "pittore di corte", non ha mai rinunciato alla propria indipendenza ed è stato capace di lottare a suo modo per la libertà di pensiero».
La relazione platonica con l'esule Anna, che lo spinge a testimoniare davanti all'Inquisizione, per difenderla dall'accusa di stregoneria, si basa su qualche prova?
«No, anche se per la sua vita quotidiana ci siamo attenuti ai suoi diari, quella vicenda è inventata, ma plausibile, proprio perché l'arazzeria medicea è stata allestita con la supervisione di alcuni esuli luterani. Pontormo aveva aderito al movimento degli "Spirituali" di Juan de Valdés che vagheggiava un sincretismo tra chiesa cattolica e luterana».
Ma come avete operato per ricostruire l'affresco?
«La scommessa è stata proprio questa, visto che potevamo basarci solo sui suoi disegni. La vera difficoltà era ricreare cromatismi plausibili, che rendessero merito alla grande capacità innovativa di Pontormo».
Da Il Mattino, 27 maggio 2004


di Oscar Cosulich, 27 maggio 2004