Lost

   
   
   

Lost chiude con un finale-bluff

di Antonio Dipollina La Repubblica

Era la fine, l' inizio o chissà che. Lost ha chiuso con il puntatone di quasi due ore in onda negli Stati Uniti alle 9 di sera della domenica e da noi alle 6 del mattino di ieri, con una clamorosa diretta sui canali Fox, evento mai avvenuto prima per una fiction. Ieri sera Fox ha mandato la versione con i sottotitoli italiani: tutti quelli che aspettano la puntata finale doppiata in onda lunedì è meglio che non proseguano la lettura. Ma anche quelli che vedranno l' intera sesta stagione questa estate, in chiaro su Raidue. Per chi ha visto (anche su Internet) inizia il dibattito. Sui blog girano reazioni inferocite, altri sono commossi, suggestionati da un finale diabolico, che invita i fan della serie più strepitosa di sempre (forse) a una commozione partecipe e convinta. Nelle scene finali si vedono i flashback delle prime puntate: ci si emoziona con poco, per l' avventura che finisce con il dottor Jack che stavolta lo chiude, l' occhio, dopo aver salvato l' Isola. Perché l' Isola, dirannoi cinici, non poteva essere distrutta, hai visto mai fra tot anni... Ma alla fine che è successo davvero, visto che l' ultima cosa che l' occhio di Jack morente vede è un aereo (quale? Beh...) in volo. E' successo soprattutto che sono crollate centinaia di tesi e supposizioni. Come molti prevedevano, un finale aperto: sono tutti morti, o tutti vivi e in chissà quale dimensione, l' aereo non è mai caduto, ma invece sì, basta volerlo. E intanto si è consumata vita, emozionandosi o detestando tutto e tutti, quello che gli autori volevano. Nel gran finale (visto negli Usa da 13,5 milioni di spettatori, non un' enormità, segno che si doveva chiudere davvero) è mancato soprattutto un colpo di scena clamoroso, una spiegazione forte, su cui a milioni avevano fantasticato. Alla fine era quasi un film d' azione con uso di sogni, scenari onirici e posti lucenti che forse sono il Paradiso, o il suo contrario, o la via di mezzo. In mezzo a interpretazioni para-filosofiche, restano dei caposaldi: l' Isola, l' avventura, ha coinvolto un gruppo di personaggi che vivevano vite terribili, al massimo dell' insoddisfazione. L' Isola è diventata per loro la vita che si compie davvero, a costi disumani ma vita. E via quindi di metafore, non proprio originalissime, ma questo era alla fine, concretizzato nel gran finale dove si confondono i buoni e i cattivi, e si riformano le coppie, con musica lancinante, baci, sogni realizzati, immersi nel grande incubo felice.
Da La Repubblica, 25 maggio 2010


di Antonio Dipollina, 25 maggio 2010

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