Les choristes - I ragazzi del coro

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Un film di Christophe Barratier. Con Gérard Jugnot, François Berléand, Jean-Baptiste Maunier, Kad Merad, Jean-Paul Bonnaire.
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Titolo originale Les Choristes. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 95 min. - Francia, Svizzera, Germania 2004. uscita venerdì 29 ottobre 2004. MYMONETRO Les choristes - I ragazzi del coro * * * 1/2 - valutazione media: 3,59 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Laura Putti

La Repubblica

Con i suoi duecentododici film prodotti nel2003 (dodici in più del 2002, per un totale di oltre un miliardo di euro) il cinema francese gode di una certa vitalità. Ci sono film che quando escono suscitano dibattiti popolari e creano mode; altri che catturano momenti meno collettivi, ma comunque intensi; altri ancora la cui attesa rende successi commerciali “a scatola chiusa”: categorie nelle quali inscrivere i tre film dei quali si parla in questo momento in Italia. Sono infatti in uscita Les Choristes di Christophe Barratier (che potrebbe rappresentare la Francia per l’Oscar straniero) e Così fan tutti di Agnès Jaoui, premiato per la migliore sceneggiatura a Cannes 2004. Ma, se pur non ancora previsto nelle sale, l’attenzione è anche su Un long dimanche de fiançailles (Una lunga domenica di fidanzamento), uscito in Francia mercoledì scorso e contemporaneamente in America, che riunisce per la seconda volta Jean Pierre Jeunet e Audrey Tatou, il regista e la protagonista del Il favoloso mondo di Amélie. (In Italia l’uscita è prevista a febbraio del 2005).
A differenza di Una lunga domenica…, costato 46 milioni di euro (il secondo film francese più caro della storia, dopo il primo Asterix), Les Choristes e Così fan tutti hanno budget medi. Uscito in Francia nel marzo scorso (e mercoledì scorso in dvd, un milione di copie distribuite), l’opera prima di Christophe Barratier è stato il caso cinematografico dell’anno. Rifiutato da Gaumont, TEl e da altri possibili coproduttori, ha avuto in extremis l’aiuto di France Television e Pathé oltre a quello sicuro di Jacques Perrin (del quale Barratier è nipote) e del protagonista Gerard Jugnot.
È stato difficile per il giovane regista convincere gli investitori che il suo progetto ispirato a La cage aux rossignols di Jean Dréville (1945) avrebbe funzionato. Non era un film alla moda, era anzi un po’ vecchiotto nella sua piccola storia buonista: quella di Clément Mathieu, maestro in un sinistro collegio di rieducazione nel dopoguerra (“Le Fond de l’Etang“, il fondo dello stagno), che tocca il cuore dei suoi alunni difficili coinvolgendoli in una corale. Grazie alla interpretazione di Gérard Jugnot (Monsieur Barignole“) e a quella dei tredicenne Jean Baptiste Maunier, voce d’angelo e splendida presenza (in Francia lo hanno definito “il piccolo Robert Redford“), Les Choristes ha collezionato 8 milioni 230mila spettatori con un risultato simile a quello che ebbe Amélie. Senza contare che la colonna sonora (firmata da Bruno Coulais) è stata per settimane prima nelle classifiche francesi e che la corale dei Petits Chanteurs de Saint Marc, della quale Maunier è uno del solisti, ha riportato in chiesa non poche persone. Les Choristes è diventato un caso sociale, ha scatenato la moda del canto infantile, ha riportato in auge valori come la solidarietà, la speranza, lo sforzo premiato.
Per Così fan tutti il discorso è diverso. Forse contrario. Agnès Jaoui e JeanPierre Bath partivano dal grande successo internazionale di Il gusto degli altri. Ripeterlo sarebbe stata un’impresa, che infatti non si è riprodotta. Ma, a differenza di Les Choristes (ambientato negli anni 50) e di Una lunga domenica... (nel ‘20), la storia di Così fan tutti è attuale: Lolita è una ventenne oversize, una ragazza molto diversa da quelle in copertina. Vuole fare l’attrice, forse la cantante, ma ha fatto è costretta a fare la “figlia di“. Suo padre è un famoso scrittore il cui ego,la cui vanità, la cui immagine sociale la schiacciano. Lolita si specchia nello sguardo degli altri, in particolare in quello del padre, e la sua vita è molto difficile. Finché non avverrà il modo di capire e il coraggio di ribellarsi.
Sul film di Agnès Jaoui, che gioca sul doppio piano della commedia e del dramma (sempre con mano leggera), la stampa francese è stata molto divisa: Le monde l’ha ritenuto “un bel film, sensibile, spesso buffo, che mette il dito in una delle piaghe della nostra società, ma i Cahiers du Cinéma ne hanno denunciato “la mollezza generale, il ragù psicologizzante (...). Costernante vedere la star Jaoui sprecare il suo talento per sottolineare, come una debuttante ansiosa, i meccanismi marci della cultura”.
Da La Repubblica,31 ottobre 2004


di Laura Putti, 31 ottobre 2004

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