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girasole
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martedì 25 aprile 2006
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un coinvolgente film
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Un bellissimo e coinvolgente film. Una storia d'amore scoppiata sul set mentre i due attori recitano una drammatica storia d'amore.Diversi nelle personalità, comprenderanno che il loro amore è profondo, vero e inevitabile ma anche che, come canta la Nannini, amarsi è una fatica . La nascita del bambino nel finale è la nascita di un nuovo modo di amarsi, più spontaneo e semplice. La recitazione di entrambi è perfetta, intensa e allo stesso modo asciutta come asciutto, duro ma intenso è il loro amore.
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lelina
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lunedì 3 aprile 2006
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zzzzzzzzz
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uno dei film piu noisi e male sviluppati che abbia mai visto...il classico film da sonnellino...
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philippe
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mercoledì 22 dicembre 2004
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mélo al calor bianco
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Intensamente, violentemente, perdutamente mélo. Piccioni affonda la macchina da presa tra ragione e sentimento, lacerando gli occhi e il petto dello spettatore. L'autore marchigiano mette in contrasto la lucidità autoriflessiva del film-cornice con l'incandescenza passionale del film nel film, producendo emozioni estetiche al calor bianco. Attingendo al repertorio del melodramma ottocentesco, assume deliberatamente come registro stilistico l'esuberanza, l'eccesso, l'estremismo del genere nella sua sfacciata impudenza. Tratta la materia sentimentale del film esterno con la stessa fiammeggiante impetuosità del film incastonato, raggiungendo vette di emotività sconvolgente, di pathos accecante, di febbrile e delirante drammaticità.
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Intensamente, violentemente, perdutamente mélo. Piccioni affonda la macchina da presa tra ragione e sentimento, lacerando gli occhi e il petto dello spettatore. L'autore marchigiano mette in contrasto la lucidità autoriflessiva del film-cornice con l'incandescenza passionale del film nel film, producendo emozioni estetiche al calor bianco. Attingendo al repertorio del melodramma ottocentesco, assume deliberatamente come registro stilistico l'esuberanza, l'eccesso, l'estremismo del genere nella sua sfacciata impudenza. Tratta la materia sentimentale del film esterno con la stessa fiammeggiante impetuosità del film incastonato, raggiungendo vette di emotività sconvolgente, di pathos accecante, di febbrile e delirante drammaticità. Per esulcerare gli affetti, le inquadrature non derogano mai dalla misura aurea del primissimo piano: quando lo fanno si dispongono in composizioni orgogliosamente rétro, a riprodurre con struggente raffinatezza le illustrazioni ottocentesche o primonovecentesche. Assecondando perfettamente le evoluzioni dell'intreccio, la fotografia di Arnaldo Catinari passa dai toni duri e algidi del film-cornice a quelli caldi e sovraccarichi del film nel film, superando l'antitesi nella folgorante sequenza "en plein air" sull'argine del fiume, gonfia di sottili vapori. Le musiche di Michele Fedrigotti accompagnano con romantica, convincente enfasi i turgori passionali della vicenda e gli interpreti prestano la loro seducente fisicità ad una pellicola che ripropone con sorprendente, abbacinante nitore il linguaggio tumultuoso del mélo. Intensamente, violentemente, perdutamente.
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pier
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mercoledì 17 novembre 2004
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superbo
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Superbo nel descrivere la malattia della gelosia. Ma perchè è stato poco colto questo aspetto centrale del film? Sarà perchè si ha la fortuna di non essere trascinati e annientati da questo "sentimento"? Brutta cosa identificarsi nei film...ma tant'è. La Ceccarelli semplicemente stra-o-rdi-naria!
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mario conti
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lunedì 18 ottobre 2004
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l'amore è uguale per tutti
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Non basta l'esibizione del talento a fare un buon film. La premiata ditta Piccioni-Lo Cascio-Ceccarelli ne ha, ma un po' lo dissipa. Si dirà che le storie d'amore non sono mai banali, che lo scontro di caratteri, i silenzi, le inquetudini, i litigi, i ripensamenti nobilitano la vita, e dunque il cinema. Si dirà che per questo vanno mostrate nella loro cruda complessità, nel loro affannoso ripiegarsi su se stesse, nei giri che percorrono su strade che ognuno ha, una volta almeno, battuto. Tuttavia la pretesa, o la necessità, di inserire le battute declamatorie della collaudata coppia di "Luce dei miei occhi" in un contesto di forzato meta-cinema sa troppo di operazione studiata e costruita a tavolino.
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Non basta l'esibizione del talento a fare un buon film. La premiata ditta Piccioni-Lo Cascio-Ceccarelli ne ha, ma un po' lo dissipa. Si dirà che le storie d'amore non sono mai banali, che lo scontro di caratteri, i silenzi, le inquetudini, i litigi, i ripensamenti nobilitano la vita, e dunque il cinema. Si dirà che per questo vanno mostrate nella loro cruda complessità, nel loro affannoso ripiegarsi su se stesse, nei giri che percorrono su strade che ognuno ha, una volta almeno, battuto. Tuttavia la pretesa, o la necessità, di inserire le battute declamatorie della collaudata coppia di "Luce dei miei occhi" in un contesto di forzato meta-cinema sa troppo di operazione studiata e costruita a tavolino. Da qui il paradosso: l'impeto dell'amore folle tra i due attori, il preciso e la nevrotica, è destinato a stemperarsi nel soffice oblio di battute da soap, nel caldo afflato di occhi che si vorrebbero unici perchè intellettuali e sofferenti (sono gli occhi di persone che, per il film, e per il film nel film, si fanno orbite di mondi diversi, altri da sè) e che, invece, sono gli occhi qualsiasi di due qualsiasi persone innamorate, a Roma come a Milano, nei salotti dell'alta società come nelle borgate dei margini.
Una banale storia d'amore, pur bella che sia, non meritava questa volta un trito pasticcio di lontana eco truffautiana.
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morbillo
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mercoledì 13 ottobre 2004
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varie ed eventuali
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mi sembra un pò irreale la reazione paterna davanti ad una maternità non condivisa....le storie dei personaggi si fondono perfettamente e il montaggio è perfetto...la voce al telefono l'abbiamo persa, ma chi era?...la parrucca bionda della ceccarelli è tremenda, i costumi dell'ottocento si poteva far di meglio...e la nannini sul finale? forse si poteva ripescare bello bello e impossibile...lo cascio
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