I colori dell'anima - Modigliani

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Un film di Mick Davis. Con Andy Garcia, Elsa Zylberstein, Omid Djalili, Susie Amy, Peter Capaldi.
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Titolo originale Modigliani. Biografico, durata 128 min. - USA 2004. uscita venerdì 13 maggio 2005. MYMONETRO I colori dell'anima - Modigliani * * 1/2 - - valutazione media: 2,59 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

Rossella Sleiter

La Repubblica

I biografi di Amedeo Modigliani, tanti, in epoche differenti, più o meno consapevolmente, hanno cercato di tradurre in numeri la tragica e breve vita del pittore più straordinario del Novecento, detto Dedo dai toscani, che lo conobbero in gioventù, e Modi dagli artisti di Parigi, nei suoi anni folli.
Dagli alcolici di cui abusava, due, vino e assenzio, alle droghe a cui non rinunciava, ancora due, hashish e cocaina. Dagli abiti e le scarpe indossati: un completo di velluto scuro, alla maremmana, un paio di stivali allacciati, uno di spardegne per l’estate. Agli indirizzi conosciuti, dieci e più, a cominciare da Via Roma a Livorno, dove nacque il 12 luglio del 1884, fino alla celebre comune di Rue Delta a Parigi, la stessa di Picasso, a cui fanno seguito una serie di studio, la scatola di vetro al sesto piano al 216 di Boulevard Raspail, il sottotetto all’S di Rue de la Grande Chaumière e altri miseri ripari. Dai ritratti che portò a compimento (in una sera del 1916 fece, a matita, circa quaranta dessins ci boire), alle donne che lo amarono. Quante? Qui i numeri si fanno meno precisi.
Modigliani, che era molto più bello dl Picasso, il suo grande rivale in arte, ha un carnet di amanti ricco, spesso documentabile e documentato. Naturalmente affascinante, testa importante, voce intonata e di buon timbro, occhi neri, modi aristocratici, belle mani, non alto, meno di un metro e 60, a cinque donne fu legato, e con ognuna di loro, se si fosse fermato, il suo destino avrebbe potuto essere diverso.
Il film che esce oggi, I colori dell’anima. Modigliani, di Mick Davis, ruota intorno all’ultima, Jeanne Hébuterne, la fanciulla di 15 anni più giovane che gli darà una figlia, Giovanna, e un figlio mai nato, monto quando Jeanne si suicida, incinta di otto mesi, dopo quasi tre anni di amore cieco, buttandosi dalla finestra a 48 ore di distanza dalla tragica fine di Modì in ospedale, il 24 gennaio del 1920.
E le altre? Nel 1910, a 26 anni, incontra Anna Achmatova. La poetessa russa è a Parigi in viaggio di nozze, ma questo non è, per lei, un ostacolo. Figuriamoci per lui, che ha fatto a pezzi il vestito scuro da «borghese con cravatta a fiocco» per vestire i panni dell’artista maledetto. Si piacciono subito. Anna ha capelli lunghi, sguardo intenso, forme piene dei vent’anni; gli dedica questi versi: «Mi diverte quando sei ubriaco e nelle tue storie non c’è senso». Si lascia ritrarre a matita (i colori costano, lui non ha un soldo). Modi le ripete on communique, ci capiamo. Passeggiano per i giardini di Lussemburgo, recitano versi, guardano il Pantheon alla luce della luna, fanno sesso, che non raccontano né agli amici né ai posteri, ma lo fanno.
Durante il corteggiamento lui le lascia un biglietto: «Ho dimenticato di dirvi che sono ebreo». Nei giorni della passione lei compra un mazzo di rose rosse e le sparge sul pavimento dello studio di Cité Falguière, miserabile buco all’interno di un cortile, dove c’è solo un catino per lavarsi (Modi era molto pulito), tele ammucchiate e un materasso, più per il sesso che per il sonno (di cui, come per il cibo, non sentiva il bisogno). Si lasciano quando il viaggio a Parigi si conclude, ma Modì continua a mandarle lettere e disegni a Mosca.
Quattro anni più tardi, nel 1914, incontra Beatrice Hastings, eccentrica inglese di cinque anni più grande, intelligente, appassionata lettrice del Paradiso di John Milton e dei versi di Dante Gabriele Rossetti. Non bella, ma di forte personalità è una tenace bevitrice di whisky, che preferisce alla droga, di cui ha fatto qualche esperienza. L’incontro potrebbe essere successo alla Rotonde, dove Modi passava molto del suo tempo schizzando ritratti per guadagnare qualche soldo.
La donna inglese è in città per conto della rivista progressista New Age, di cui è condirettrice, ha curiosità sessuali complesse. Mangiatrice di uomini, corteggia però anche l’amica scrittrice Katherine Mansfield. Dall’erotismo di Modi è attratta. «Un porco e una perla» dice dì lui anni dopo, raccontando la sua versione dei fatti: «Ci incontriamo in una crémerie nel 1914, tra hashish e cognac. Non sapevo chi fosse, mi parve brutto, barba lunga, feroce. Poi l’ho rivisto rasato alla Rotonde, da brutto diventa bello». «Nascondetemi, è una troia» urla Modì agli amici della Rotonde, quando la vede arrivare. Entra persino nei dettagli: «Mi voleva mordere i genitali, come per staccarmeli». La poetica passionalità per la Achmatova è lontana. Sarà però Beatrice a scaricarlo, dopo 24 mesi e una dozzina di ritratti, per un altro italiano a Parigi, lo scultore Alfredo Pina.
In mezzo, tra Achmatova e Hastings, era stato il turno di Elvira la Quique, figlia dì una prostituta marsigliese, di due anni più grande, che ha già avuto amanti, mariti e protettori. Cantante di locali notturni finché la cocaina non si è portata via anche la voce, Elvira muove i fianchi in un modo a cui nessun uomo resiste, neanche Modi. Una notte i due vengono sorpresi mentre ballano, lui nudo (lo faceva spesso), alla luce della luna, nel giardinetto dello studio in Place Clement. Anche Elvira viene ritratta, anche lei abbandona lui, senza soldi, senza fama, senza nulla. Lo prenderà Beatrice, nella primavera del 1914.
Lunia Czechowska, molto bella, che vive in casa dell’amico mercante Leopold Zborowski, Zbo per gli artisti, e di sua moglie Hanka, ritratta per 14 volte, ha sempre negato di essere stata amante di Modì, ma pochi biografi le hanno creduto. Comunque, quando la Hastings abbandona Modì e Lunia si presenta come amica affettuosa, appare Simone Thiroux, infermiera, malata di tubercolosi come Modi, timida ma non al punto di non mostrare volentieri la parte più bella di sé, il seno.
La storia va avanti tra alti e bassi daI 1917 al 1919. Lei lo supplica di non abbandonarla, lui della sua tenerezza non sa che farsene. Quando Simone gli dirà che è incinta, Modì negherà di essere il padre. Il bambino, Serge, dato in adozione dopo la morte della madre, non saprà mai di essere, con Giovanna, l’erede di Modigliani, peintre maudit.
Da Il Venerdì di Repubblica, 13 maggio 2005


di Rossella Sleiter, 13 maggio 2005

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