Godsend - Il male è rinato

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Un film di Nick Hamm. Con Robert De Niro, Rebecca Romijn, Greg Kinnear, Cameron Bright, Marc Butan.
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Titolo originale Godsend. Thriller, durata 102 min. - USA, Canada 2004. uscita venerdì 10 settembre 2004. MYMONETRO Godsend - Il male è rinato * * - - - valutazione media: 2,09 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Silvia Bizio

La Repubblica

È un dilemma faustiano, quello proposto dai thriller Godsend con Robert De Niro nel ruolo di uno scienziato che conduce segretissimi esperimenti sulla donazione umana. La domanda che pone la pellicola è: fino a che punto è lecito spingersi per ridare vita a una persona amata? Tradotto in termini (post)moderni: si può dar vita a una copia identica del caro estinto? Nel film, la questione se la pongono Paul e Jessie Duncan (interpretati da Greg Kinnear e Rebecca Romijn-Stamos, in questi giorni sugli schermi anche con The Punisher), coniugi disperati perla morte improvvisa del figlio di otto anni Adam (Cameron Bright). Di fronte alla bara, i due, vengono avvicinati dal dottor Richard Wells (De Niro), ex professore di biologia di Jessie, che spiega loro di essere in grado di riportare in vita Adam donando una cellula del piccolo appena morto. Il nuovo bambino sarà esattamente come l’originale.
Ma come ogni patto faustiano prevede, ci sono delle condizioni: il nuovo Adam avrà solo il dottor Wells come medico e la famiglia Duncan dovrà trasferirsi in un’altra città e tagliare tutti i ponti con amici e parenti affinché nessun occhio curioso possa posarsi sulla nuova creatura. Insomma, il segreto deve essere assoluto, così come il diritto di Wells di continuare la sue ricerche sul bambino donato. I coniugi accettano, il bimbo nasce regolarmente, ma l’inaspettato idillio famigliare creato dalla nascita del dono di Adam comincia a incrinarsi alla vigilia dell’ottavo compleanno del bambino. Figure insanguinate entrano negli incubi notturni di Adam. Che dimostra anche istinti omicidi. Inizia il brivido. Mentre ii dottor Wells cerca di calmare i genitori, il bambino, sembra avere una doppia personalità e parla spesso di un fantomatico Zachary. Peggio, sembra posseduto. E cosa succederà quando passerà il fatidico ottavo anno oltre cui il primo Adam non era giunto? E qual è il risultato di quando uno “gioca a fare Dio”? Nello sforzo di capire le forze in gioco, Paul esplora il passato del dottor Wells e scopre verità insospettate e drammatiche fino a una strana e curiosa conclusione.
Godsend ha il merito di darci un notevole Robert De Niro. Un De Niro che, in un incontro con pochi giornalisti a Los Angeles per il lancio del film, diretto dal regista inglese Nick Hamm, proveniente dal teatro con la Royal Shakespeare Company, appare un Po’ invecchiato e allo stesso tempo in buona forma fisica. «La donazione non è un soggetto che si può ignorare», dice l’attore: «Possiamo anche fare gli struzzi, non pensarci, scansare le prove fattuali, ma la scienza ci obbliga a porci questi quesiti. E come l’energia nucleare, una volta che c’è, tanto vale esplorarla e usarla in modo positivo. Così la donazione: se mia figlia morisse e mi dicessero che potrei avere una copia identica, cosa farei? Non lo so, ma ci penserei su dieci volte». E poi, la butta sul ridere: «Soprattutto quando fa la monella, vorrei donarla per una ragazzina più buona!». «Godsend si pone domande sull’uso che la scienza fa delle tecniche di donazione», aggiunge il regista Hamm, «ma al cuore del film non c’è filosofia. Ci sono invece i personaggi, le loro paure, il loro dolore, la loro esperienza. Non entriamo mai in quel territorio futurista che potrebbe confondere il pubblico, come faceva A.I. di Steven Spielberg. Godsend parla di cose che succedono oggi.
Una tesi che si appresta a illustrare Rebecca Romijn-Stamos: «Quando il bambino donato dà segnali di squilibri, la madre diventa una leonessa protettiva», dice: «Non le interessano questioni etiche e problemi legali. Vuole una sola cosa: riavere suo figlio. E incapace di vedere tutto il resto».
Per la Romijn-Stamos, splendida trentunenne protagonista di X-Men (è Mistyque) e Femme Fatale, Godsend rappresenta l’esordio nella recitazione drammatica: «È stata la prima volta che mi sono sentita un’attrice con la A maiuscola», confessa l’ex modella, che per un certo periodo ha alternato le riprese di Godsend con quelle di X-Men 2, passando con disinvoltura dagli effetti morphing della cattiva Mystique al ruolo di una madre sconvolta. E com’era recitare a fianco di un mito vivente De Niro? Difficile. Ma ho imparato tante cose. E inutile dire che lavorare con uno come De Niro ti cambia, ti fa crescere», risponde e prosegue: «Molte scene che abbiamo girato erano piuttosto complesse, lavoro di pura recitazione, senza azione o trucchi della suspense. Scene centrate solo sulla situazione umana. E stata una fortuna avere avuto un’intesa impeccabile. In un thriller imperniato su una premessa scientifica, era necessario avere una buona
chimica». E De Niro era contento? A questo punto la Romjin-Stamos vuole aggiungere una confessione prima di passare la parola a De Niro: « La sera, durante le riprese, mi dicevo: ah, se potessi rifare quella scena! Mio padre, artista, mi ha detto: è proprio quello che fanno i pittori, non credono mai di aver concluso. Un quadro non è finito fino a quando te lo sottrae il gallerista. E il destino dell’artista: non essere mai soddisfatto, cercare quella perfezione che non esiste, neanche nella scienza».
Ed è sulla scienza che ha qualcosa da dire De Niro. «Esiste perfezione nella scienza?», si chiede retoricamente. E risponde: «La scienza va avanti a tentoni e spesso dagli errori emergono le prove che confermano una teoria». Poi, confessa di aver studiato «proprio a fondo» l’argomento del film: «La donazione potrebbe pure essere perfetta, ma l’uomo rimane irripetibile. E l’imperfezione a renderci umani. L’imprevedibile è ciò che ci rende unici ». Proprio per questo esita di fronte alla domanda: se potesse, quale figura storica donerebbe? «La questione si fa complicata, perché vorresti davvero trovare qualcuno che possa influenzare il mondo, ma finalmente in modo positivo. E dovresti stare attento, perché potresti donare un tiranno, come Stalin, o personaggi come Carlo Marx o Roosevelt o John F. Kennedy, e sarebbe bello poterli rifare, ma in modo ancora più giusto per l’umanità».
Da L’Espresso, 22 aprile 2004


di Silvia Bizio, 22 aprile 2004

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