Passato prossimo

Paolo D'Agostini

Se sentite qualcuno andare ancora in giro dicendo che in Italia non ci sono bravi attori, zittitelo. Le cose sono due: o è disinformato oppure è in malafede. Prendete questo Passato prossimo, debutto di Maria Sole Tognazzi, la minore dei tre eredi del grande Ugo. Ammirevole è la proporzione tra intenzioni e ambizioni da una parte, e risultato dall'altra: per quante stagioni nei debutti italiani tale proporzione è mancata spesso e gravemente! La storia come la struttura sono semplici: che non vuol dire facile da realizzare, al contrario.
Cinque amici, tre dei quali giovani attori in attesa della grande svolta, e tutti sulla linea d'ombra dei 25-30 anni, si riuniscono nella villa di famiglia di una di loro, Claudia. Èl'ultimo weekend (poteva anche essere un titolo per il film): l'ultimo prima che la villa sia ceduta ai nuovi proprietari ai quali è stata venduta per debiti, ma anche l'ultimo della loro età delle illusioni. Sull'arco di tre giorni e due notti si intrecciano tutte le dinamiche proprie di una classica struttura-contenitore: nostalgie e risentimenti, complicità e gelosie, rimpianti e rivalità. I cinque, con l'inserimento di alcune altre figure laterali di nuove o potenziali relazioni sentimentali, mettono in scena l'eterna commedia dolceamara della stagione di passaggio che sconvolge ogni vita, avida di orizzonti da esplorare e timorosa di staccarsi da quelli noti e amati. Si muovono tutti bene, quasi tutti benissimo in quest'acquario. Con disinvoltura, proprietà, senso del ritmo, con armonia di equilibri tra un ruolo e l'altro.
I cinque sono Ignazio Oliva, Valentina Cervi, Claudio Gioè, Paola Cortellesi, Claudio Santamaria. Gli "inserti" sono invece affidati a Gianmarco Tognazzi, Pierfrancesco Favino, Alessia Barela e Francesca Figus. Meritano una citazione speciale: l'amico napoletano che s'interroga sornione sulla propria sospetta omosessualità affidato all'emergente Gioè. La Claudia di Paola Cortellesi, le cui già pluriaccertate capacità di attrice-orchestra valgono una scommessa pesante su quanto potrà dare al nostro cinema. E Claudio Santamaria, eccellente una volta di più.
Da La Repubblica, 29 marzo 2003


di Paolo D'Agostini, 29 marzo 2003