oscar15781
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domenica 15 luglio 2012
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un capolavoro di alejandro g. inarritu
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Probabilmente uno dei migliori film dello scorso decennio. Eì un film impegnativo dalle tinte vivide, dove i fatti dominati da un fato oscuro, vengono presentati, anticipatamente alla narrazione. E' un film che ininizia con la fine, dove un sapiente sfasamento dei piani temporali, serve al dispiegarsi di scorci di verità. Davvero per un po' sembra di venir proiettati nel fosco universo di Schopenhauer, dove una vita cieca vuole la vita senza senso, dove non c'è speranza in un destino da subito segnato. Il fatto che vengano travolti un papà con le sue bambine è un evento dannatamente forte, cosi' come è forte e dannata la religiosità di Jack Jordan da primo testamento, con un dio inflessibile "che sa se ti si torce un capello".
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Probabilmente uno dei migliori film dello scorso decennio. Eì un film impegnativo dalle tinte vivide, dove i fatti dominati da un fato oscuro, vengono presentati, anticipatamente alla narrazione. E' un film che ininizia con la fine, dove un sapiente sfasamento dei piani temporali, serve al dispiegarsi di scorci di verità. Davvero per un po' sembra di venir proiettati nel fosco universo di Schopenhauer, dove una vita cieca vuole la vita senza senso, dove non c'è speranza in un destino da subito segnato. Il fatto che vengano travolti un papà con le sue bambine è un evento dannatamente forte, cosi' come è forte e dannata la religiosità di Jack Jordan da primo testamento, con un dio inflessibile "che sa se ti si torce un capello".Gli attori sono di una bravura ineccepibile, Benicio del Toro, nel ruolo dell'ex malfattore redento ad una religiosità inculcata su una colpa, che diventerà sordamente imperdonata, dopo che avrà investito padre e bambine. Paul Rivers ( l'insegnante interpretato da un ottimo Sean Penn), malato di cuore in attesa di trapianto, che riceverà il cuore del padre delle bambine .Inarritu poi è geniale nel mostrare la realtà classista della società usa: ben dipinge la condizione proletaria della famiglia di Jack Jordan . Poi c'è la tipica middle class della famiglia dell'insegnante e la famiglia borghese di Cristina Peck (una straodinaria Naomi Watts). Anche se la morte pareggia i conti, la condizione privilegiata non salva certo Michael e le povere bimbe. La narrazione poi riserva sorprese, nella famiglia di Paul , quando l'urgenza del trapianto fa emergere che la moglie dell'insegnante ha ceduto sul proprio desiderio di avere un figlio, perchè ha fatto in passato un interruzione, tacendola al marito. Questa scoperta fa perdere ogni interesse di Paul per la moglie, che da sempre lo accusa di sedurre le studentesse. Inattesa è poi. dopo il trapianto, la volontà di Paul di trovare e ringraziare chi stava col suo donatore, che lo porterà diritto a conoscere Cristina che, dopo la morte del marito e delle figlie ha ripreso a drogarsi. Paul sperà Cristina in piscina, dove la conoscerò e la seguirà nel discobar dove va a drogarsi. E' davvero coinvolgente vedere Paul che corteggia Cristine fino a farle dire "E'tutto il giorno che ci penso" "Non puoi andare da una donna che conosci appena e dirle che ti piace" "non hai idea di cosa stia passando". Dal fosco quadro precedente, lo spettatore si ritrova a tifare per questa storia impossibile E' una strana storia d'amore che non è che illusione. Infatti Cristina è difficile da salvare, lo stesso super io tirannico che la lega alla cocaina, parla presto in lei con l'ossessione patologica della vendetta. Paul la seguirà suo malgrado, sentendosi profondamente in debito. Il film si risolve con la scena topica del Motel, dove il suicidio di Paul, unirà Jack e Cristina nella corsa in ospedale. Si libereranno delle loro ossessione e la vita darà un altra occasione a Cristina
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enzo70
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sabato 29 agosto 2015
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la conferma del genio di inarritu
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Inarritu ha dato al cinema contemporaneo una nuova prospettiva con la quale inquadrare le storie, e così in 21 grammi, ripercorrendo la struttura narrativa di Babel, incrocia tre storie diverse, quella di un ex criminale redento, Benicio Del Toro, di un uomo malato in attesa di un trapianto di cuore, Sean Penn e della moglie del donatore, Naomi Watts, cercando nel dolore il comune denominatore. 21 grammi, il peso dell’anima, è un film di forte impatto emotivo che tiene lo spettatore incollato allo schermo, non solo per sapere cosa accadrà, ma anche per cercare il filo di arianna di una storia densa come poche di sovrapposizioni temporali, in cui l’individualismo viene soffocato dalla forza del destino.
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Inarritu ha dato al cinema contemporaneo una nuova prospettiva con la quale inquadrare le storie, e così in 21 grammi, ripercorrendo la struttura narrativa di Babel, incrocia tre storie diverse, quella di un ex criminale redento, Benicio Del Toro, di un uomo malato in attesa di un trapianto di cuore, Sean Penn e della moglie del donatore, Naomi Watts, cercando nel dolore il comune denominatore. 21 grammi, il peso dell’anima, è un film di forte impatto emotivo che tiene lo spettatore incollato allo schermo, non solo per sapere cosa accadrà, ma anche per cercare il filo di arianna di una storia densa come poche di sovrapposizioni temporali, in cui l’individualismo viene soffocato dalla forza del destino. Il dolore dei tre protagonisti non esplode mai, rimane sempre sommesso, e proprio per questo diventa deflagrante, ossessivo. La bravura degli interpreti riesce a dare un ulteriore valore aggiunto ad un film di grande capacità espressiva che, per l’ennesima volta, testimonia il valore del regista messicano.
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paolp78
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venerdì 8 settembre 2023
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montaggio inconsueto e tematiche toccanti
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La cifra stilistica che contraddistingue questa intensa pellicola del grande regista messicano Alejandro González Iñárritu è data dal montaggio irregolare delle scene filmate che non sono messe in ordine temporale secondo lo sviluppo della storia, bensì sono messe in modo totalmente disordinato (ma ben studiato), tanto che si trovano una dietro all’altra sequenze scollegate con quelle precedenti.
L’ardita scelta narrativa mette inizialmente in difficoltà lo spettatore che va in confusione e ci capisce poco, correndo il rischio di scoraggiarsi e disaffezionarsi; viceversa Iñárritu punta a incuriosire e interessare il pubblico mostrandogli sin dall’inizio alcune sequenze spiazzanti, relative alla fase conclusiva della storia,.
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La cifra stilistica che contraddistingue questa intensa pellicola del grande regista messicano Alejandro González Iñárritu è data dal montaggio irregolare delle scene filmate che non sono messe in ordine temporale secondo lo sviluppo della storia, bensì sono messe in modo totalmente disordinato (ma ben studiato), tanto che si trovano una dietro all’altra sequenze scollegate con quelle precedenti.
L’ardita scelta narrativa mette inizialmente in difficoltà lo spettatore che va in confusione e ci capisce poco, correndo il rischio di scoraggiarsi e disaffezionarsi; viceversa Iñárritu punta a incuriosire e interessare il pubblico mostrandogli sin dall’inizio alcune sequenze spiazzanti, relative alla fase conclusiva della storia,. Deve dirsi che la pellicola è girata in modo molto efficace, Iñárritu ha cura di mantenere il più possibile brevi le scene per far risultare scorrevole il film, inoltre le tematiche di grande impatto emotivo catturano l’attenzione, ed alla fine quindi il regista messicano riesce a presentare un’opera che resta accattivante per il pubblico nonostante il rischio corso con il virtuosismo nel montaggio.
La pellicola ha ad oggetto tematiche forti ed impegnative che sono esposte con gravità, tuttavia l’elevato numero di argomenti trattati, tutti molto delicati, fa sorgere il dubbio che non sia riservato ad ognuno di essi la giusta attenzione. Si tratta inoltre di questioni già affrontate numerose volte al cinema, che quindi hanno perso di quella originalità che il regista messicano ha tentato di recuperare con l’inconsueto montaggio.
Circa l’esaltazione della pellicola sul piano emotivo, risultano efficacissime le ottime prove attoriali offerte, tra cui spiccano per intensità quelle dei protagonisti Naomi Watts e Benicio del Toro, che colpiscono in modo eccezionale e superano il pur bravo Sean Penn, che interpreta il terzo protagonista della pellicola, non restando però altrettanto impresso.
Il cast è completato da ottimi comprimari di grande talento come Charlotte Gainsbourg, Melissa Leo, Eddie Marsan e Danny Huston che in realtà ha una parte minima che lo fa apparire più in foto che in scene recitate.
Il film non riesce appieno a centrare l’ambizioso obiettivo di affrontare in modo compiuto e soddisfacente questioni metafisiche di grande complessità filosofico-religiosa.
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