Premetto una cosa: ho letto il libro di Lem e visto il film di Tarkovskij più di trent'anni fa. Un paragone col film russo è oggi improponibile, anche se sembra che lo scrittore polacco, spentosi nel 2006 ad 85 anni, abbia apprezzato più il secondo film del primo, in quanto meglio ha reso il significato intimo del libro. Parlare di remake di un film è quindi secondo me fuori luogo. Nuova trasposizione piuttosto. E molto valida.
La storia ormai la conoscono quasi tutti. Solaris è il pianeta vivo e informe, capace di emulare ed assumere le forme di oggetti inanimati e di "creare" cloni umani, generati dai nostri stessi sogni/ricordi, non solo apparentemente identici alle persone scomparse o sognate, ma anche dotati di poteri autorigenerativi dovuti alle particelle neutriniche di cui sono composti. Una stazione orbitante attorno al pianeta da anni cerca di studiarne comportamenti ed aspetti psico-fisici. Il team di scienziati è composto dal capitano Gordon, dallo scienziato disabile Shaw e da Gibarian, che, prima di suicidarsi, registra ed invia a Chris-Clooney (psicologo) un messaggio registrato che lo prega di ritornare sulla stazione perchè succedono (ancora) cose inspiegabili e che tutta la missione e l'equipaggio sono a rischio. Suo malgrado, quindi, Chris decide di tornare lassù, ben sapendo che la moglie suicida, Rheya, sarebbe potuta riapparire e che questa volta avrebbe dovuto darle delle spiegazioni. Giunto a destino, Chris, si trova subito di fronte al cadavere di Gibarian e si chiede e chiede in giro, senza risposta, il perchè. Gordon non permette a nessuno di entrare in camera sua e tracce di sangue sono presenti dappertutto. Il mistero si infittisce e Chris si ritrova subito in camera la moglie Rheya (Natasha McElhone) che dimostra di ricordare molto bene la vita terrena, quella originale, ma non la precedente apparizione sull'astronave, che invece Chris non può dimenticare. Dopo una notte d'amore tra i due, Chris decide quindi di consultarsi con Gordon sul da farsi, cioè se portare o meno Rheya con sè. Da questo momento in poi la vicenda assume sviluppi imprevedibili, Rheyna tenta di nuovo il suicidio, ma in maniera "terrena" e Gordon decide di dar subito avvio alla procedura di rientro. Elimina quindi gli androidi, scatenando però in tal modo la difesa e la reazione di Solaris e regalandoci un finale assolutamente da vedere. Se ti si rimargina subito una ferita, sai da dove vieni.
Nel mondo dei sogni e dei ricordi, non solo di Lem, le persone non muoiono mai. Puoi bombardare la mente di atomi, puoi anche sottoporre la macchina pensante a trucide pratiche di laboratorio, ma il buco generato prima o poi si riempie ed i ricordi riaffiorano, ridelineandosi. Quell'oblivion (e l'accenno al film è d'obbligo) non è perenne e la persona miracolosamente continua a ricrearsi, nella nosta mente, in Solars, nella sua forma più bella, pura, originale. E ci fa compagnia, per sempre.
Ottimo il montaggio e la regia di Soderbergh nel rendere il formarsi di tali esseri partendo da una dissolvenza all'incontrario, con contorni cioè che diventano via via sempre più nitidi. Film intenso ed intimo, ed alla fine anche romantico, godibilissimo dall'inizio alla fine. Ottima la musica. 7 su 10.
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