Il figlio |
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Un film di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne.
Con Olivier Gourmet, Morgan Marinne, Isabella Soupart
Titolo originale Le fils.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 103 min.
- Belgio, Francia 2002.
MYMONETRO
Il figlio
valutazione media:
3,42
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Roberto Nepoti
La Repubblica
È rarissimo incontrare un film che riunisca, come Il figlio, temi di una densità che sfiora la metafisica con un senso così preciso, così fisico, della concretezza delle cose e dei corpi. Il soggetto, degno di Dostoevskij (il delitto, il castigo, il perdono), è incentrato sul rapporto tra il padre di un bambino morto e il ragazzo che lo ha ucciso. Olivier forma apprendisti carpentieri in un centro per il recupero dei delinquenti minorili. L'uomo è sconvolto dall'arrivo di Francis, responsabile della morte di suo figlio; più che cercare la vendetta, tuttavia, egli si sforza di capire: come e perché Francis, che aveva solo undici anni, può avere compiuto un similedelitto? In un crescendo di sorprese, sino al finale. Per affrontare un conflitto morale, etico, psicologico così estremo, Jean-Pierre e Luc Dardenne adottano uno stile visivo senza concessioni, rigoroso fino al rigorismo. In primo luogo, la storia rinuncia a qualsiasi prospettiva temporale risolvendosi in un assoluto presente; meglio, nel singolo istante. Il dramma è messo in scena senza il minimo accenno di retorica, attraverso i corpi - corpi, prima ancora che personaggi - gli oggetti, i gesti quotidiani. La macchina da presa sta addosso a Olivier inquadrandolo in primo piano e in dettaglio, di lato e di schiena, frammentandone l'anatomia e giungendo fino a fargli ostruire la visione. Una sorta di semi-soggettiva ininterrotta che porta lo sguardo dello spettatore a coincidere con quello dei registi e, a tratti, con ciò che vede Olivier. Nel 1999 i Dardenne non ottennero soltanto la Palma d'oro per Rosetta, ma fecero vincere a Emilie Dequenne il premio per la migliore attrice. Quest'anno il trofeo, meritatissimo, è toccato al protagonista del Figlio, Olivier Gourmet: a riprova del fatto che, per i fratelli belgi, la scelta degli interpreti è, già in sé, un atto di regia.
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