felicity
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martedì 15 agosto 2023
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lo smarrimento di una generazione
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Requiem for a Dream, a oltre vent’anni dalla sua uscita, è oggi ancora un monumento del cinema americano di inizio millennio. E' un viaggio nella psiche umana attraverso la dipendenza dei suoi quattro protagonisti.
Colpisce la sua morsa psicologica e la sua potenza emotiva, la visione realistica e cruda di quelli che sono gli effetti della droga. L’immagine di una società frammentata e allo sbaraglio, solitudine e smarrimento in cui l’essere umano è fondamentalmente solo con sé stesso, immerso in una routine dalla quale non c’è scampo.
È più un’esperienza che un vero e proprio film, e forse uno degli aspetti più incredibili è l’estremo controllo che Aronofsky ha su tutta questa pazzia.
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Requiem for a Dream, a oltre vent’anni dalla sua uscita, è oggi ancora un monumento del cinema americano di inizio millennio. E' un viaggio nella psiche umana attraverso la dipendenza dei suoi quattro protagonisti.
Colpisce la sua morsa psicologica e la sua potenza emotiva, la visione realistica e cruda di quelli che sono gli effetti della droga. L’immagine di una società frammentata e allo sbaraglio, solitudine e smarrimento in cui l’essere umano è fondamentalmente solo con sé stesso, immerso in una routine dalla quale non c’è scampo.
È più un’esperienza che un vero e proprio film, e forse uno degli aspetti più incredibili è l’estremo controllo che Aronofsky ha su tutta questa pazzia. È un dramma, un coming of age in negativo, ma è terribile e snervante più di un horror. Requiem for a Dream non è decisamente il tipo di film che si riguarda volentieri una volta all’anno, forse lo si rivede a distanza di anni dopo la prima volta. Forse anche mai più. Ma di certo è un film che non si dimentica.
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critichetti
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giovedì 29 agosto 2013
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agghiacciante,ma non in senso negativo
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Premessa:di questo stesso regista avevo visto anche "Il cigno nero" e l'avevo odiato.Quando quindi venni a sapere che era lui ad aver diretto questo film che avevo sentito decantare più volte,onestamente mi sembrava strano.Ma questo aumentò in me la curiosità,tanto che alla fine mi convinsi a guardarlo.Se nei primi 10 minuti già me ne stavo pentendo,per tutto il resto del film sono rimasto veramente affascinato.Finalmente ho trovato un film che parlando di droga è capace di osare alla grande,sbattendo lo spettatore sullo schermo per fargli vedere violentemente gli effetti della droga anche nei suoi aspetti più negativi e crudeli,Regia grandiosa che mi ha fatto rivalutare Aronofsky,grandissima recitazione (soprattutto Ellen Burstyn)e finale agghiacciante,ma non nel senso che è brutto,bensì nel senso che è un finale atroce,crudele e maestoso.
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Premessa:di questo stesso regista avevo visto anche "Il cigno nero" e l'avevo odiato.Quando quindi venni a sapere che era lui ad aver diretto questo film che avevo sentito decantare più volte,onestamente mi sembrava strano.Ma questo aumentò in me la curiosità,tanto che alla fine mi convinsi a guardarlo.Se nei primi 10 minuti già me ne stavo pentendo,per tutto il resto del film sono rimasto veramente affascinato.Finalmente ho trovato un film che parlando di droga è capace di osare alla grande,sbattendo lo spettatore sullo schermo per fargli vedere violentemente gli effetti della droga anche nei suoi aspetti più negativi e crudeli,Regia grandiosa che mi ha fatto rivalutare Aronofsky,grandissima recitazione (soprattutto Ellen Burstyn)e finale agghiacciante,ma non nel senso che è brutto,bensì nel senso che è un finale atroce,crudele e maestoso.Da vedere assolutamente e personalmente ne consiglierei la visione anche nelle scuole (logico,dal liceo in su,perchè prima rischi di sconvolgere troppo i ragazzi)
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shiningeyes
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giovedì 3 ottobre 2013
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originale e sconvolgente
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Di film sulla droga se ne son fatti tanti, sempre molto esaustivi sugli effetti che crea la dipendenza da essa. Mi sento di dover dire pero, che “Requiem for a Dream”( tratto dall'omonimo romanzo di Hubert Selby Jr.) è il film sulla droga più sperimentale e sconvolgente mai fatto.
La stilistica di Aronofsky è sempre quella un po' sullo stile documentario, ma vedendo il film sembra che il documentario si inoltri veramente a fondo nelle tristi vicende dei quattro protagonisti coinvolti, grazie ad alcune tecniche cinematografiche che sanno ben inquadrare gli effetti subiti dai personaggi. L'anziana Sara (Ellen Burstyn) è una signora teledipendente che sostituirà tragicamente la dipendenza dalla tv per quella delle anfetamine, che comincia a prendersi per dimagrire dopo esser stata invitata a comparire in televisione dal suo show preferito; il figlio Harry (Jared Leto), insieme al suo amico Tyrone (Marlon Wayans), tenterà di alzare un giro di spaccio di eroina finendone in un tunnel devastante e coinvolgendo la sua ragazza Marion (Jennifer Connelly), che cadrà in un vortice di prostituzione per avere le dosi.
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Di film sulla droga se ne son fatti tanti, sempre molto esaustivi sugli effetti che crea la dipendenza da essa. Mi sento di dover dire pero, che “Requiem for a Dream”( tratto dall'omonimo romanzo di Hubert Selby Jr.) è il film sulla droga più sperimentale e sconvolgente mai fatto.
La stilistica di Aronofsky è sempre quella un po' sullo stile documentario, ma vedendo il film sembra che il documentario si inoltri veramente a fondo nelle tristi vicende dei quattro protagonisti coinvolti, grazie ad alcune tecniche cinematografiche che sanno ben inquadrare gli effetti subiti dai personaggi. L'anziana Sara (Ellen Burstyn) è una signora teledipendente che sostituirà tragicamente la dipendenza dalla tv per quella delle anfetamine, che comincia a prendersi per dimagrire dopo esser stata invitata a comparire in televisione dal suo show preferito; il figlio Harry (Jared Leto), insieme al suo amico Tyrone (Marlon Wayans), tenterà di alzare un giro di spaccio di eroina finendone in un tunnel devastante e coinvolgendo la sua ragazza Marion (Jennifer Connelly), che cadrà in un vortice di prostituzione per avere le dosi.
Il film si suddivide in tre capitoli, che indicheranno le fasi di ascesa, declino e caduta causate dal consumo di stupefacenti. Il tutto, segnato da un montaggio frenetico e confusionario, come lo stato psichico dei protagonisti sempre più compromesso nel proseguire della pellicola, fino ad arrivare ad una caduta decisamente sofferente ben ripresa da Aronofsky, con scene molto forti che vi faranno mettere le mani in faccia.
Risulterà una visione difficile che sicuramente vi turberà, ma sicuramente vi insegnerà anche a cosa si può andare incontro cadendo in questo brutto giro.
Per quanto riguarda l'aspetto recitativo, bé, tutto quanto il cast fa il suo lavoro benissimo, in particolare una strepitosa Ellen Burstyn, la cui età avanzata poteva essergli d'ostacolo per una prova così difficile, ma la caratura di una attrice come lei è ben dimostrata.
“Requiem for a Dream” vi renderà certamente un poco più sofferenti e sconvolti, ma non lasciatevi trarre inganno dai toni un po' funesti di questo film, perché è uno di quelli di cui vale la pena vedere.
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filippo catani
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lunedì 14 aprile 2014
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l'inferno delle dipendenze
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Una donna passa la sua vecchiaia tra le chiacchiere di condominio con le vicine ma soprattutto incollata alla televisione con il sogno di poter un giorno partecipare al suo show preferito. Il figlio invece vive di espedienti e, insieme alla sua ragazza e a un amico, decide di entrare nello spaccio della droga mentre la madre riceve la telefonata che ne annuncia la selezione per un quiz televisivo e inizia una terribile dieta.
Il film si divide in tre stagioni o movimenti: l'estate in cui tutto inizia, l'autunno in cui tutto inizia ad andare male e l'inverno dove la situazione dei personaggi degenera definitivamente e senza lasciar loro scapo. Una pellicola che seppur un po' datata conserva ancora intatta tutta la sua straordinaria critica alle dipendenze in genere.
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Una donna passa la sua vecchiaia tra le chiacchiere di condominio con le vicine ma soprattutto incollata alla televisione con il sogno di poter un giorno partecipare al suo show preferito. Il figlio invece vive di espedienti e, insieme alla sua ragazza e a un amico, decide di entrare nello spaccio della droga mentre la madre riceve la telefonata che ne annuncia la selezione per un quiz televisivo e inizia una terribile dieta.
Il film si divide in tre stagioni o movimenti: l'estate in cui tutto inizia, l'autunno in cui tutto inizia ad andare male e l'inverno dove la situazione dei personaggi degenera definitivamente e senza lasciar loro scapo. Una pellicola che seppur un po' datata conserva ancora intatta tutta la sua straordinaria critica alle dipendenze in genere. Purtroppo la droga più forte di tutte per alcuni pareva essere la televisione (ai nostri tempi per qualcuno al suo posto ci sono ora i social) con la sua promessa di felicità e successo. Ecco allora che la signora in questione, abbindolata anche dai predicatori e trainer che tanto impazzano nella tv americana, vuole riscattare una vita vissuta nell'anonimato con un'ultima grande comparsata. Per fare questo è pronta a tutto anche a rinunciare all'altra sua droga e cioè all'amato cibo sostituendolo con una terribile dieta a base anche di anfetamine. In tutto questo la donna finge di non accorgersi di un figlio che pur di spillarle soldi va continuamente ad impegnarle l'amato televisore. Buttarsi nello spaccio di stupefacenti porterà lui e la sua ragazza nel baratro della dipendenza sconvolgendone definitivamente i destini. Tosto, provocatorio, con una angosciante colonna sonora, un sublime e innovativo montaggio e un cast perfetto (magnifico il triangolo Leto-Connelly-Burstyn) il film di Aronosfky è un autentico capolavoro di grandissima (ahimè) attualità. Avrebbe sicuramente meritato maggior fama e riconoscimenti.
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isin89
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lunedì 19 gennaio 2015
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spettrale
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Angosciante e claustrofobico delirio di Darren Aronofsky in cui viene magistralmente rappresentato il sofferente viaggio nel tunnel della droga da parte di tre tossicodipendenti. L'eroina è per Harry (Jared Leto) e Marion (Jennifer Connelly) la valvola di sfogo e l'unica necessità per (ri)trovare la loro “pace” con il mondo. Le pillole, invece, rappresentano la sfrenata ossessione manifestata da Sara (una grandiosa Ellen Burstyn), che vede nei medicinali-droga la sola possibilità per se stessa di (ri)tornare ad accettarsi eliminando di conseguenza tutti quei problemi esistenziali che la alienano dalla realtà.
Requiem For A Dream è un racconto tetro e distorto vissuto direttamente attraverso gli occhi dei protagonisti, dai quali traspare (e ben si trasmette) tutta la loro sofferenza e il loro delirio.
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Angosciante e claustrofobico delirio di Darren Aronofsky in cui viene magistralmente rappresentato il sofferente viaggio nel tunnel della droga da parte di tre tossicodipendenti. L'eroina è per Harry (Jared Leto) e Marion (Jennifer Connelly) la valvola di sfogo e l'unica necessità per (ri)trovare la loro “pace” con il mondo. Le pillole, invece, rappresentano la sfrenata ossessione manifestata da Sara (una grandiosa Ellen Burstyn), che vede nei medicinali-droga la sola possibilità per se stessa di (ri)tornare ad accettarsi eliminando di conseguenza tutti quei problemi esistenziali che la alienano dalla realtà.
Requiem For A Dream è un racconto tetro e distorto vissuto direttamente attraverso gli occhi dei protagonisti, dai quali traspare (e ben si trasmette) tutta la loro sofferenza e il loro delirio. La droga come unico rimedio o come la distruzione totale. Aronofsky sembra capire l'eccessiva ossessione e il disagio e ben si affianca a lato di chi comprende a pieno tutta la distruzione che la dipendenza da droghe (che, come viene detto nel film, può scaturire da ogni cosa) causa all'essere umano. Non c'è luce né speranza, tutto sembra decadere e distruggersi assieme ai tragici destini dei personaggi i quali arrivano sconfitti e vinti alla fine del loro folgorante viaggio; il braccio amputato per Harry, la prostituzione per Marion e la lobotomia per Sara.
Memorabili e degni di nota la celebre colonna sonora (composta da Clint Mansell), il montaggio frenetico durante le scene del consumo che rende chiaro e conciso il senso ossessivo dell'atto, la fotografia e le scenografie cupe e spettrali oltre che un notevole e sapiente cast di attori (su tutti la stupenda Jennifer Connelly). Il tutto condito in un film destinato a divenire, negli anni a seguire, un vero e proprio cult.
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kondor17
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domenica 22 marzo 2015
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un urlo di disperazione
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Film sulle dipendenze ben confezionato ma che, secondo me, resta troppo sul superficiale. Secondo i veda e l'induismo, esiste una realtà e il suo riflesso, tanto che quanto ci appare, in verità non esiste, se non nella nostra mente. In questo contesto tutto ciò che produce piacere e soddisfazione (denaro, affetti, orgasmo, droghe, alcool ecc) è anche, in sua assenza, fonte stessa del dolore. La gioia è invece possibile solo con la privazione, come distacco, come lasciare andare e il nirvana è percepibile solo in uno stato di immobile trascendenza dove l'essere si amalgama con l'universo stesso e ne è consapevolmente parte integrante.
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Film sulle dipendenze ben confezionato ma che, secondo me, resta troppo sul superficiale. Secondo i veda e l'induismo, esiste una realtà e il suo riflesso, tanto che quanto ci appare, in verità non esiste, se non nella nostra mente. In questo contesto tutto ciò che produce piacere e soddisfazione (denaro, affetti, orgasmo, droghe, alcool ecc) è anche, in sua assenza, fonte stessa del dolore. La gioia è invece possibile solo con la privazione, come distacco, come lasciare andare e il nirvana è percepibile solo in uno stato di immobile trascendenza dove l'essere si amalgama con l'universo stesso e ne è consapevolmente parte integrante.
Nel lugubre quadro di Aronofsky trova spazio l'età adulta con le sue dipendenze (tv cioccolata psicofarmaci) e quella dei più giovani con le droghe. Non si parla di videogiochi e di social, fenomeni piu recenti, come pure di alcool, anche se la tv di Aronofsky è presente solo come specchio allucinato delle proiezioni ludiche di una grande Ellen Burstyn, trasmettendo in continuazione un gioco a premi in cui lei si vede presente e futura protagonista.
Considerato ora un cult del genere, secondo me invece questo film sviluppa in maniera interessante solo l'aspetto della dipendenza da tv, tralasciando invece del tutto o quasi l'assunto dell'alter ego, della realtà riflessa, del nirvana indotto, a cui l'essere umano aspira nell'uso continuativo e smodato delle sostanze psicoattive.
Ottimi gli attori, fantastico il montaggio, il film, come da titolo, si concentra però troppo sul tragico e scontato epilogo di un sogno, tralasciandone invece le cause.
Per stomaci forti. Voto 7+
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magiciansofà
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sabato 11 aprile 2015
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da vedere assolutamente
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Per me uno dei film da cui non si può prescindere. Un film profondo, uno di quelli che quando finisci di vederli senti alla bocca dello stomaco come un morso, una sensazione di vuoto.
Il film è viso in tre stagioni (estate, autunno, inverno) alle quali manca volutamente la primavera ovvero la stagione della resurrezione. Il finale nichilista e straziante è il giusto prezzo che i protagonisti pagano per essere stati ingordi, per aver perso la loro condizione vera di vita, per aver smarrito loro stessi.
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noia1
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sabato 30 maggio 2015
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doloroso
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Mamma, figlio, fidanzata e amico alle prese con la droga.
Inizialmente è quasi una storia d’amore, carina anche, gente che prende la propria strada cercando di scavalcare i problemi nel modo più personale possibile, che poi sia spaccio di droga invece del classico lavoro serio poco importa perché è ciò che piace a loro, ciò che li rende felici. Una storia d’amicizia senza tacche o problemi, sono vicini, hanno successi.
Poi c’è la madre, sola, terrorizzata da un figlio forse troppo violento, lo ama, lui però si esprime in modi aggressivi che la costringono a scappare, a non volerlo abbracciare, a non fidarsi delle sue scuse.
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Mamma, figlio, fidanzata e amico alle prese con la droga.
Inizialmente è quasi una storia d’amore, carina anche, gente che prende la propria strada cercando di scavalcare i problemi nel modo più personale possibile, che poi sia spaccio di droga invece del classico lavoro serio poco importa perché è ciò che piace a loro, ciò che li rende felici. Una storia d’amicizia senza tacche o problemi, sono vicini, hanno successi.
Poi c’è la madre, sola, terrorizzata da un figlio forse troppo violento, lo ama, lui però si esprime in modi aggressivi che la costringono a scappare, a non volerlo abbracciare, a non fidarsi delle sue scuse. Poi un aiuto dal cielo per questa povera donna, l’invito ad uno spettacolo televisivo, la possibilità di dare un senso alle proprie giornate perse davanti alla televisione.
In poche parole, il manifesto di una catapecchia di universo umano dove pian piano si cerca di ricostruire.
Il manifesto del vizio in tutte le sue forme attraverso quello più devastante: la droga. La storia d’amore va a quel paese dal momento in cui finisce la droga, non in crisi, a quel paese sì però, si litiga con conseguenze devastanti. Il ragazzo, troppo preso da doverne trovare, cieco, farà finire lui ed il suo amico nella maniera peggiore. La ragazza, disperata dall’astinenza, si disintegrerà personalmente. La madre del ragazzo, decisa a dimagrire a tutti i costi, non si fermerà con le proprie pillole nemmeno a risultato ottenuto.
Una storia forte, fa male soprattutto alla fine, l’angoscia dei protagonisti buca lo schermo grazie ad immagini vivide, a riferimenti onirici, a folli giri di telecamera che trasmettono la follia nella quale ci si sta calando.
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jacopo b98
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martedì 13 ottobre 2015
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un film allucinante, emozionante e apocalittico
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IL VERO VOTO DI QUESTO FILM è ***½ (TRE STELLE E MEZZO)
A New York le storie di tre persone si incrociano drammaticamente: Sarah (Burstyn) è un’anziana vedova tele-dipendente che insegue il sogno di andare in TV, suo figlio (Leto) e la sua fidanzata (Connelly) sono invece due tossicodipendenti, che inseguono il sogno di una vita migliore. Tutti quanti faranno una bruttissima fine. Aronofsky adatta il romanzo di Hubert Selby jr. e continua, dopo Π, nella manifestazione degli intenti del suo cinema: allucinante e allucinato, è un racconto crudo e brutale della fine tragica dei sogni umani, destinati a trasformarsi in sconfitta e perdizione.
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IL VERO VOTO DI QUESTO FILM è ***½ (TRE STELLE E MEZZO)
A New York le storie di tre persone si incrociano drammaticamente: Sarah (Burstyn) è un’anziana vedova tele-dipendente che insegue il sogno di andare in TV, suo figlio (Leto) e la sua fidanzata (Connelly) sono invece due tossicodipendenti, che inseguono il sogno di una vita migliore. Tutti quanti faranno una bruttissima fine. Aronofsky adatta il romanzo di Hubert Selby jr. e continua, dopo Π, nella manifestazione degli intenti del suo cinema: allucinante e allucinato, è un racconto crudo e brutale della fine tragica dei sogni umani, destinati a trasformarsi in sconfitta e perdizione. Aronofsky confeziona il tutto con uso abbondante di tutti i suoi virtuosismi stilistici: montaggio convulso, split screen, colori appositamente forti e allucinanti, grandangoli stranianti, immagini velocissime… il tutto accompagnato da immagini di crudezza e violenza davvero mostruose, ai limiti dell’insostenibile. Non tutti possono amare uno stile così moderno e a tratti rivoluzionario, che non è del tutto insensato definire un tantino gratuito. Tuttavia, che piaccia o no, Requiem for a dream è un ritratto potente, realistico e sublimemente emozionante. È un film potente e ammaliante, che grazie anche ad una cura registica maniacale, riesce ad essere un ritratto riuscito di un’umanità perdente e perduta. Grandi interpreti: la Burstyn è monumentale (e si guadagna una nomination all’Oscar), Leto e la Connelly non sono mai stati così bravi. Musiche di Clint Mansell (il suo Lux Aeterna ha avuto particolare successo) e fotografia di Matthew Libatique.
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giulio andreetta
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venerdì 7 agosto 2020
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dipingere l''abisso
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Senz'altro un capolavoro, il film esplora realmente che cosa possa significare cadere in modo inavvertibile, ma definitivo, nell'abisso della disperazione e della dipendenza data dall'abuso di droghe. Da menzionare da subito l'elemento a mio avviso più geniale della pellicola, la stupefacente, incredibile colonna sonora di Clint Mansell, che sforna un capolavoro del suo genio musicale. Ma è tutto il film ad evere un taglio autoriale e sperimentale che conferisce a tale pellicola lo spessore di un'opera che certamente verrà ricordata in futuro. Aronofsky è un regista di talento - ce ne ha dato ormai varie prove - e in questo caso esibisce anche una cura minuziosa nell'esplorazione di tutte le possibilità tecniche associabili ad una resa dell'immagine molto peculiare, tesa ad esplorare soggettivamente lo stato d'animo dei personaggi in modo non convenzionale.
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Senz'altro un capolavoro, il film esplora realmente che cosa possa significare cadere in modo inavvertibile, ma definitivo, nell'abisso della disperazione e della dipendenza data dall'abuso di droghe. Da menzionare da subito l'elemento a mio avviso più geniale della pellicola, la stupefacente, incredibile colonna sonora di Clint Mansell, che sforna un capolavoro del suo genio musicale. Ma è tutto il film ad evere un taglio autoriale e sperimentale che conferisce a tale pellicola lo spessore di un'opera che certamente verrà ricordata in futuro. Aronofsky è un regista di talento - ce ne ha dato ormai varie prove - e in questo caso esibisce anche una cura minuziosa nell'esplorazione di tutte le possibilità tecniche associabili ad una resa dell'immagine molto peculiare, tesa ad esplorare soggettivamente lo stato d'animo dei personaggi in modo non convenzionale. Si sente da subito la partecipazione emotiva del racconto, e lo spettatore ne è coinvolto e affascinato. Attori ben diretti, offrono in genere interpretazioni convincenti e ben in linea con l'effetto espressivo che il film vuole comunicare: un effetto cupo, oscuro, forse anche depressivo. Il complesso universo affettivo e relazionale adolescienziale/giovanile, con tutte le sue mode, le sue esperienze e così via è ritratto con maestria, senza nessuna sottolineatura eccessiva.
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