cimosa
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venerdì 10 agosto 2012
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ho imparato a dividere la crusca dal grano...
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Ho ancora negli occhi l'immagine del cielo stellato che,non è tanto diverso,da quello che i due fratelli osservavano da bambini.La figura di quest'uomo è straordinaria (come il rapporto e la conoscenza della figlia).
Le sue osservazioni e la sua capacità di comunicare positivamente con poche parole ma, con una profondità umile ma di un'umanità straordinaria,(come viene rappresentato con l'incontro con la ragazza)"quello che conta".......
Unito alla sua costanza la sua volontà e l'ironia del mezzo con cui intraprende questo viaggio che manifesta palesemente come lui sia consapevole di sè stesso del "suo modo" e di quello delle persone che incontra e di quelle che la mia immaginazione mi suggerisce abbia incontrato nel Suo viaggio,dove si rivela qualcosa di più profondo in modo semplice ma infinito,le emozioni di Una Vita, quella strada.
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Ho ancora negli occhi l'immagine del cielo stellato che,non è tanto diverso,da quello che i due fratelli osservavano da bambini.La figura di quest'uomo è straordinaria (come il rapporto e la conoscenza della figlia).
Le sue osservazioni e la sua capacità di comunicare positivamente con poche parole ma, con una profondità umile ma di un'umanità straordinaria,(come viene rappresentato con l'incontro con la ragazza)"quello che conta".......
Unito alla sua costanza la sua volontà e l'ironia del mezzo con cui intraprende questo viaggio che manifesta palesemente come lui sia consapevole di sè stesso del "suo modo" e di quello delle persone che incontra e di quelle che la mia immaginazione mi suggerisce abbia incontrato nel Suo viaggio,dove si rivela qualcosa di più profondo in modo semplice ma infinito,le emozioni di Una Vita, quella strada.....che lo porterà da suo fratello,anche lui vecchio ed un pò "malconcio" che guardando il tagliaerba ritorna a quel cielo stellato che rimarrà per sempre nei loro occhi lucidi.
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jacopo b98
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mercoledì 29 maggio 2013
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il capolavoro di lynch è un inno alla vita
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Alvin Straight (Farnsworth) ha settantatré anni e nel 1994 viene a sapere che il fratello (Stanton), con cui non parla da dieci anni per un litigio, ha preso un infarto. Non sapendo guidare l’automobile e odiando quando qualcuno guida per lui, parte con il suo tagliaerba e percorre oltre trecento miglia, pur di riconciliarsi con il fratello. Ottavo film di Lynch, forse la sua opera migliore, eppure una vera eccezione nella sua carriera: chi conosce lo stile delirante, sicuramente fascinoso, crudo, violento e grottesco del regista sicuramente rimane impressionato da un film davvero diverso. È un film bellissimo, dolce, sincero, e si potrebbe anche non dire altro.
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Alvin Straight (Farnsworth) ha settantatré anni e nel 1994 viene a sapere che il fratello (Stanton), con cui non parla da dieci anni per un litigio, ha preso un infarto. Non sapendo guidare l’automobile e odiando quando qualcuno guida per lui, parte con il suo tagliaerba e percorre oltre trecento miglia, pur di riconciliarsi con il fratello. Ottavo film di Lynch, forse la sua opera migliore, eppure una vera eccezione nella sua carriera: chi conosce lo stile delirante, sicuramente fascinoso, crudo, violento e grottesco del regista sicuramente rimane impressionato da un film davvero diverso. È un film bellissimo, dolce, sincero, e si potrebbe anche non dire altro. Uno di quei film che, quando si vedono fanno capire allo spettatore che cos’è il cinema: insegnamento, vita, filosofia. E così questo road-movie lento (velocità di tagliaerba) e raffinato è un dolce, bellissimo inno alla vita, alla vecchiaia e a quanto la vita sia bella e valga la pena di essere vissuta. E così Alvin diventa il paladino della vita, in tutta la sua bellezza, grazie anche alla magnifica interpretazione di Farnsworth, a settantanove anni nominato all’Oscar per la seconda volta, purtroppo non vinse nell’anno del trionfo (peraltro meritatissimo) di Kevin Spacey per American Beauty; l’anno seguente, il sei ottobre 2000, malato terminale, si è sparato nella sua tenuta in New Mexico. Bravi tutti gli attori e ottimi i vari contributi tecnici: la musica di Angelo Badalamenti, la fotografia di Freddie Francis. Scritto da Mary Sweeney e John Roach.
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toty bottalla
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domenica 1 novembre 2015
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storia curiosa di un viaggio lento e pieno di vita
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Alvin Straight è un 73enne che vive con la figlia nella città di Laurens nell'Lowa, una telefonata lo informa che il fratello che non vede da oltre 10 anni e con cui ha litigato ha avuto un infarto così, nonostante le sue precarie condizioni fisiche decide di andarlo a trovare e intraprende il lungo viaggio a bordo di un tagliaerbe...Lynch racconta la storia realmente accaduta con grazia e stile esaltando i silenzi e le pause e trattando la fase drammatica con gusto introverso e dignitoso, un lungo viaggio a bordo di una metafora che sa di buono, ottima la prova di Richard Farnsworth e la regia di David Lynch. Saluti.
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lucaguar
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domenica 31 dicembre 2017
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un film...vero
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David Lynch ci regala una storia straordinaria, ma realmente accaduta: il vecchio Alvin Straight, di salute cagionevole e con una figlia leggermente ritardata, decide di intraprendere un lunghissimo viaggio per andare a trovare il fratello reduce da un infarto; a causa della sua condizione fisica però non ha più la patente e quindi inizia il suo avventuroso itinerario su di un trattorino tosaerba.
Durante il persorso il vecchio Alvin incontra vari personaggi, tutti in qualche modo feriti dalla vita e, dialogando con essi, trova così occasione di riflettere anche sulla sua esistenza.
Un film vero e autentico, in cui sono messi magistralmente in risalto i temi dell'amore familiare, della guerra, del perdono, della vecchiaia e del valore dei rapporti umani solidali, ma lontanissimo da ogni retorica e da ogni romanticismo "a buon mercato".
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David Lynch ci regala una storia straordinaria, ma realmente accaduta: il vecchio Alvin Straight, di salute cagionevole e con una figlia leggermente ritardata, decide di intraprendere un lunghissimo viaggio per andare a trovare il fratello reduce da un infarto; a causa della sua condizione fisica però non ha più la patente e quindi inizia il suo avventuroso itinerario su di un trattorino tosaerba.
Durante il persorso il vecchio Alvin incontra vari personaggi, tutti in qualche modo feriti dalla vita e, dialogando con essi, trova così occasione di riflettere anche sulla sua esistenza.
Un film vero e autentico, in cui sono messi magistralmente in risalto i temi dell'amore familiare, della guerra, del perdono, della vecchiaia e del valore dei rapporti umani solidali, ma lontanissimo da ogni retorica e da ogni romanticismo "a buon mercato". Emblematica è la scena finale, quella dell'incontro tra i due fratelli (che non si vedevano da dieci anni), in cui ci si aspetterebbe un finale edulcorato e dove invece si assiste ad un epilogo vero e coerente, in cui vengono spese poche parole, ma nonostante ciò è proprio nel silenzio che traspare il grande amore che li unisce, e che non li ha mai veramente divisi, soprattutto nello sguardo commosso di Lyle quando pronincia la frase finale: "Hai fatto tanta strada con quel coso per venire da me?", e al quale Alvin risponderà: "Sì, Lyle".
Lynch si dimostra ancora una volta un fuoriclasse della settima arte, soprattutto in quest'opera, che esce un pò dalle tipicità esplicitamente "lynchiane". Splendida la fotografia di Francis e, come al solito, meravigliose le musiche di Badalamenti.
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great steven
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martedì 1 dicembre 2020
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alvin straight, viaggiatore comune e coraggioso.
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UNA STORIA VERA (USA, 1999) di DAVID LYNCH. Interpretato da RICHARD FARNSWORTH, SISSY SPACEK, EVERETT MCGILL, JANE GALLOWAY, HARRY DEAN STANTON ● Ispirato a un fatto realmente accaduto. Nell’autunno del 1994 il 73enne Alvin Straight viene a sapere che suo fratello Lyle, col quale non parla da dieci anni a causa di un furioso litigio, ha avuto un infarto. Decide dunque di raggiungerlo a casa sua, malgrado le ansiose incertezze della figlia Rosie. Dal momento che Alvin abita a Laurens nell’Iowa e deve arrivare a Mount Zion nel Wisconsin (la distanza è di 317 miglia, in chilometri circa 500) e che sceglie come mezzo di trasporto per il suo viaggio un malconcio trattorino tosaerba a cui per giunta attacca un rimorchio troppo grande, e considerando infine che l’uomo cammina con due bastoni e non ha la patente per via della vista alquanto debole, tutti gli sconsigliano di partire per quest’avventura certamente rischiosa.
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UNA STORIA VERA (USA, 1999) di DAVID LYNCH. Interpretato da RICHARD FARNSWORTH, SISSY SPACEK, EVERETT MCGILL, JANE GALLOWAY, HARRY DEAN STANTON ● Ispirato a un fatto realmente accaduto. Nell’autunno del 1994 il 73enne Alvin Straight viene a sapere che suo fratello Lyle, col quale non parla da dieci anni a causa di un furioso litigio, ha avuto un infarto. Decide dunque di raggiungerlo a casa sua, malgrado le ansiose incertezze della figlia Rosie. Dal momento che Alvin abita a Laurens nell’Iowa e deve arrivare a Mount Zion nel Wisconsin (la distanza è di 317 miglia, in chilometri circa 500) e che sceglie come mezzo di trasporto per il suo viaggio un malconcio trattorino tosaerba a cui per giunta attacca un rimorchio troppo grande, e considerando infine che l’uomo cammina con due bastoni e non ha la patente per via della vista alquanto debole, tutti gli sconsigliano di partire per quest’avventura certamente rischiosa. Ma la sua testardaggine prevale sul buonsenso. Contro ogni previsione, il tragitto è sereno: il vecchio fa numerosi incontri – una ragazza incinta scappata di casa, un gruppo di giovani e atletici ciclisti, una donna isterica, una famiglia generosa di cui fanno parte due stralunati meccanici gemelli, un prete che ha visitato Lyle quando ha accusato il malore – e infine raggiunge la sua meta, ricongiungendosi col fratello e riallacciando i rapporti con lui. Difficile apprezzare questo road movie alla prima visione, soprattutto se si è abituati al tipo di cinema che viene frequentemente proposto oggigiorno, e non per forza solo quello hollywoodiano o quello dello stesso Lynch, spesso caratterizzato da un vivido impianto visionario. Qui abbiamo a che fare con una pellicola i cui elementi sono tutti fuori moda: lentezza, malinconia della vecchiaia, classica semplicità della scrittura, personaggi positivi, svolgimento disteso senza l’ombra di un evento drammatico. Eppure, ad un esame più meditato e approfondito, un occhio non superficiale riesce a coglierne l’importanza dei temi (sussurrata, ma comunque esposta), la struttura interiore di racconto di formazione, la proposta che avanza del bisogno di dialogo e affetto tra famigliari e lo spirito di sacrificio altrettanto valorizzato dalla narrazione che permea l’intera vicenda fino a rappresentarne il motore principale. Pertanto, nonostante il ribaltamento della sua abituale prospettiva, Lynch ha vinto la scommessa e ha realizzato, col suo opus n. 8, una riflessione in formato audiovisivo che dà allo spettatore il tempo di ragionare e commuoversi e anche di immedesimarsi nel protagonista, un vecchio signore all’apparenza un po’ svitato che però sa sorprendere chiunque col progredire della storia. Il regista, infatti, non ha cambiato il suo stile inconfondibile: del resto, come è possibile non immergersi nella bellezza soave dei campi al tramonto, di un temporale che scroscia nel Midwest e del cielo notturno stellato? Sceneggiatura firmata dalla montatrice Mary Sweeney e scritta insieme a John Roach. Prodotto anche con finanziamenti francesi. R. Farnsworth, qui alla sua ultima prova recitativa, attivo nel cinema fin da bambino (esordì nel 1937), divenuto stuntman e poi caratterista, è l’altra carta vincente del film, poiché l’ironia e la capacità di coinvolgere emozionalmente del suo personaggio fanno faville; l’attore ebbe una nomination all’Oscar nel 1979 per Arriva un cavaliere libero e selvaggio e un’altra per questo film. Morì nel 2000.
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miki disestah
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giovedì 9 agosto 2007
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bellissimo e commovente
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Quando mi passò per le mani questo "una storia vera" vedendo che alla regia c'era David Lynch mi aspettavo chissà quali strani risvolti di trama(almeno i film di Lynch i seguo bene nella prima mezz'ora...poi non ci capisco + una mazza)....invece ecco un film terra-terra senza misteri o fronzoli psicologici,detta così parrebbe quasi un male,invece sta proprio nella sua genuinità e semplicità la bellezza di questa opera.
Ambientazioni bellissime della campagna americana con queste vallate coltivale immense e suggestive(raramente si vedono tramonti e albe così spettacolari sullo schermo)....regia azzeccata(non mi aspettavo niente di meno).Gli attori sono molto bravi...è facile affezionarsi al vecchietto protagonista testardo ma con un gran cuore.
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Quando mi passò per le mani questo "una storia vera" vedendo che alla regia c'era David Lynch mi aspettavo chissà quali strani risvolti di trama(almeno i film di Lynch i seguo bene nella prima mezz'ora...poi non ci capisco + una mazza)....invece ecco un film terra-terra senza misteri o fronzoli psicologici,detta così parrebbe quasi un male,invece sta proprio nella sua genuinità e semplicità la bellezza di questa opera.
Ambientazioni bellissime della campagna americana con queste vallate coltivale immense e suggestive(raramente si vedono tramonti e albe così spettacolari sullo schermo)....regia azzeccata(non mi aspettavo niente di meno).Gli attori sono molto bravi...è facile affezionarsi al vecchietto protagonista testardo ma con un gran cuore....bei dialoghi,commoventi ma mai troppo lagnosi o lunghi.
Le musiche sono carine ma non degne di nota...comunque non stonano mai....al contrario molto suggestivi i silenzi con in sottofondo il rumore della campagna.
Bello....a mio parere non ho altro da dire...non è un capolavoro,ma bello...buona visione!
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barmario
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venerdì 25 dicembre 2009
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film che esalta il valore della famiglia
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Film che esalta il valore della famiglia, raccontando una storia vera, di un anziano che sul suo trattore cerca di andare a trovare il fratello, benchè i due non siano mai andati d'accordo. Film davvero piacevole, basato su buoni sentimenti.
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