molenga
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lunedì 20 febbraio 2012
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tornando a casa per capodanno
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Tao lan, 16 anni, commette un omicidio terribile, nell'ambiente domestico. viene condannata a 17 anni di carcere.
la detenzione passa e la ragazza diventa una donna: quando le manca poco da scontare le viene annunciato che potrà trascorrere tre giorni di permesso speciale a casa. ma lan non è felice: colei che ha assassinato, infatti, era sua sorella , figlia del secondo marito della madre...come affrontare lo sguardo del genitore adottivo? come pensare di essere accettata in quella che una volta era casa sua? ad aiutarla, traghettandola in un mondo nuovo- dalla cina di Deng a quella di jian zemin- sarà una guardia carceraria, una ragazza di 27 anni, anche lei in libera uscita.
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Tao lan, 16 anni, commette un omicidio terribile, nell'ambiente domestico. viene condannata a 17 anni di carcere.
la detenzione passa e la ragazza diventa una donna: quando le manca poco da scontare le viene annunciato che potrà trascorrere tre giorni di permesso speciale a casa. ma lan non è felice: colei che ha assassinato, infatti, era sua sorella , figlia del secondo marito della madre...come affrontare lo sguardo del genitore adottivo? come pensare di essere accettata in quella che una volta era casa sua? ad aiutarla, traghettandola in un mondo nuovo- dalla cina di Deng a quella di jian zemin- sarà una guardia carceraria, una ragazza di 27 anni, anche lei in libera uscita. alla fine di un lungo imbarazzo arriverà il perdono del padre.
Film interessante dal punto di vista culturale, ritratto di una cina in cui ogni giorno migliaia di persone vengono spostate dal luogo dove sono nate a un quartiere appena fabbricato, alla difficoltà di essere donne in un contesto dove non raramente si ricorre all'esposizione dei primo(ed unico) geniti non maschi. la storia di un ritorno, di un perdono che infrange la freddezza di un non luogo.
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oblivion7is
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martedì 30 agosto 2011
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bello ma non eccelso.
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Riesce a far emozionare e fa cadere una mezza lacrima che riga il viso ma nulla più. Del resto, io, questo film quasi sconosciuto l'ho visto quando, cercando il DVD di "Gummo" (1997, di Harmony Korine, film diversissimo ed assai superiore), per sbaglio ho preso questo che, non so perché, sul sito in cui lo cercavo portava lo stesso titolo della pellicola grottesca americana. Quando mi arrivò ho pensato "E questo? Da dove spunta?" poi ho notato che "Gummo" non c'era (io i film li ordino a blocchi di 10 o 20 DVD, se uno manca solitamente mi arrabbio) e ho capito il fraintendimento. E ho anche capito che "Gummo" in Italia è praticamente introvabile, ma questa è un'altra storia, parliamo di questo film.
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Riesce a far emozionare e fa cadere una mezza lacrima che riga il viso ma nulla più. Del resto, io, questo film quasi sconosciuto l'ho visto quando, cercando il DVD di "Gummo" (1997, di Harmony Korine, film diversissimo ed assai superiore), per sbaglio ho preso questo che, non so perché, sul sito in cui lo cercavo portava lo stesso titolo della pellicola grottesca americana. Quando mi arrivò ho pensato "E questo? Da dove spunta?" poi ho notato che "Gummo" non c'era (io i film li ordino a blocchi di 10 o 20 DVD, se uno manca solitamente mi arrabbio) e ho capito il fraintendimento. E ho anche capito che "Gummo" in Italia è praticamente introvabile, ma questa è un'altra storia, parliamo di questo film. Tao Lan uccide la sorella in uno scatto di rabbia dopo che questa ha fatto credere ai genitori che lei è una ladra (di pochi soldi, tra l'altro, 5 youan), e va in prigione. La condanna è di 17 anni, ma 16 anni e mezzo dopo l'incarcerazione, alla protagonista è concesso un Capodanno in famiglia. Esce di prigione ma i suoi non sono lì ad aspettarla. Va in una stazione metropolitana, dove incontra una secondina della prigione che anche sta andando al Capodanno con i genitori, e dopo venti minuti di lento e passivo "on the road" per Pechino, la secondina rovina la propria festa per rendere unica e commovente quella della protagonista, che nel frattempo è diventata sia oggetto di amicizia che di profonda compassione, facendole incontrare di nuovo i genitori e aiutandola ad aggiustare i conti sbagliati con loro. Film non noioso, con una bella regia e delle belle luci, ma non una recitazione eccelsa (l'unica che supera il "bravo" è Bingbing Li, la secondina Chen Jie), e tutto il resto tecnicamente non è ottimo (la sceneggiatura ha dei punti sin troppo melodrammatici alternati a piccole ridicolaggini che sembrano quasi le battute mancate dei film poco divertenti che aspirano a non essere tali, non so se mi spiego), ma riesce comunque a far pensare, a far emozionare e a far ragionare su alcune piccole cose sulla famiglia, sulla vita, sulla morte, sulla tristezza, sulla prigionia, sulla freddezza, sull'alienazione (Tao Lan esce di prigione dopo sedici anni e mezzo con una società cinese cambiata totalmente, in particolare in termini di traffico) e sui problemi personali, sul tempo, in quanto la protagonista passa in prigione 16 anni e mezzo importanti, dai 16 anni ai 32, gli anni più importanti della vita della donna, si dice. I momenti più tristi sono veramente pesanti, quasi come in un film di Iñàrritu, senza essere però violenti o disturbanti, aggettivi che invece si possono adattare ad alcuni dei film di Iñàrritu, specie "Babel" e "Biutiful" (i più disturbanti per i discorsi e per le immagini, non tanto per la violenza, che invece è leggermente più marcata in "21 grammi"). La morte della sorella è mal coreografata invece, diciamo. La botta che le dà in testa con quel bastone è fintissima, si capisce da due miglia che è una botta fatta per fare, senza violenza. È comunque un buon film, anche se non proprio di "intrattenimento", che è quello che ho pensato quando ho messo il dvd nel lettore. Ottima produzione italo-cinese, di film del genere, l'Italia in collaborazione con altri stati non ne fa più. Nostalgia.
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francesco2
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mercoledì 9 aprile 2014
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se zhang è meglio di......zhang
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Non sarà un titolo "Forte", di quelli che meritavano il Leone d'Oro a Venezia, e anzi l'inizio rasenta a volte un'ingenuità un pò imbarazzante; ma nell'anno in cui al Lido vinse Zhang Yimou con il suo "Non uno di meno", in mezzo ad altro cinema più o meno interessante ma mai memorabile (Tra gli altri "Holy Smoke", IL vento ci porterà via" di un Kiarostami ormai mediocre, ed altri); "Diciassette anni" poteva ndare oltre il premio per la regia, salvo errori imperdonabili dei distributori italiani riguardanti il concorso di quell'anno. Certo, esistono i difetti già indicati ed alcuni personaggi che andavno caratterizzati meglio, come l'autista che ha discussioni con la moglie; ma l'atmosfera ambigua e misteriosa che circonda i genitori ed il loro rapporto con la figlia, grazie anche ad un uso sapiente delle musiche, potrebbe essere metafora di un intero paese.
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Non sarà un titolo "Forte", di quelli che meritavano il Leone d'Oro a Venezia, e anzi l'inizio rasenta a volte un'ingenuità un pò imbarazzante; ma nell'anno in cui al Lido vinse Zhang Yimou con il suo "Non uno di meno", in mezzo ad altro cinema più o meno interessante ma mai memorabile (Tra gli altri "Holy Smoke", IL vento ci porterà via" di un Kiarostami ormai mediocre, ed altri); "Diciassette anni" poteva ndare oltre il premio per la regia, salvo errori imperdonabili dei distributori italiani riguardanti il concorso di quell'anno. Certo, esistono i difetti già indicati ed alcuni personaggi che andavno caratterizzati meglio, come l'autista che ha discussioni con la moglie; ma l'atmosfera ambigua e misteriosa che circonda i genitori ed il loro rapporto con la figlia, grazie anche ad un uso sapiente delle musiche, potrebbe essere metafora di un intero paese. E poi l'amicizia tra le due giovani, strada facendo, diventa sempre meno melensa e sempre più costruttiva. Bello, forse molto bello il lieto fine, che -Cosa abbastanza rara- non mi ha affatto disturbato. Complimenti anche all'attore che ha interpretato il padre.
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