Come te nessuno mai

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Irene Bignardi

La Repubblica

Ce la faranno i giovani e meno giovani spettatori al di sopra delle linea gotica a capire quello che si dicono i giovani romani di Come te nessuno mai? Speriamo di sì. O comunque facciano un piccolo sforzo. Perché il film di Gabriele Muccino è il primo, in anni (e almeno dai tempi di Mignon è partita), che sappia parlare di adolescenti, ragazzi, occupazioni scolastiche, amori più virtuali che reali, pettegolezzi amorosi, ansie e paure rispetto a quella cosa misteriosa e difficile che è il sesso, senza cadere nelle secche del bozzettismo o nel dovere della denuncia, ma semplicemente lasciandosi andare al piacere del racconto, dei ritratti, dell'ambientazione - fino a comporre un quadro lieve ma credibile, divertente ma tenero di una generazione, o perlomeno di una sua cospicua fetta, romana, borghese, disinibita ma non troppo, di "sinistra": concetto su cui si dibatte con effetti esilaranti e nostalgici, a partire dalla bella sequenza delle voci che sotto i titoli di testa commentano gli eventi cruciali di vent'anni, da Valle Giulia alla vittoria elettorale dell'Ulivo. Se Come te nessuno mai è il piacevole risultato che è, lo si deve a tre fatti principali - quelli che lo distinguono da altri tentativi del genere (e anche dal primo film dello stesso Muccino, Ecco fatto, che civettava con l'estetica soap): una sceneggiatura ben scritta in chiave di naturalezza (che si avvale della collaborazione di due "giovani", il fratello di Muccino, Silvio, e Adele Tulli), una regia fluida, inventiva, antitelevisiva, e un gruppo di attori (dal simpatico e innocente Silvio Muccino, appunto, a Giulia Steigerwalt, dalla brava Anna Galiena al suo severo consorte cinematografico Luca De Filippo) che si muovono con estrema naturalezza lungo i tre giorni di questo sintetico romanzo di formazione. E certo, lo si deve anche all'approccio conciliante e accattivante a un tema che fa parte dell'esperienza speculare di genitori e figli: comprensioni, incomprensioni, amori, aneliti di libertà, definizione della personalità, iniziazioni, visti da un osservatorio a metà tra Porci con le ali e Baci rubati. Con il buon gusto di non rappresentare i ragazzi di ieri (i genitori "di sinistra") come degli scimuniti riconciliati, ma come delle persone che lungo la strada hanno perso forse un po' di coraggio ma non la voglia di capire. Con un sorridente slancio romantico che ci fa credere in questi amori giovanili. E soprattutto con humour - il contraltare indispensabile a un film sin troppo "simpatico".
Da La Repubblica, 10 febbraio 1999


di Irene Bignardi, 10 febbraio 1999

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