Sfera |
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Un film di Barry Levinson.
Con Dustin Hoffman, Sharon Stone, Samuel L. Jackson, Peter Coyote, Queen Latifah.
continua»
Titolo originale Sphere.
Fantascienza,
durata 133 min.
- USA 1998.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 3 aprile 1998.
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Levinson, un coraggiosodi Gianni LuciniFeedback: 29149 | altri commenti e recensioni di Gianni Lucini |
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sabato 22 ottobre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Va riconosciuto un certo coraggio a Barry Levinson. Il regista infatti si misura con uno dei più amati e appassionanti romanzi di Michael Crichton che, però, è anche quello meno “cinematografico” di tutti perché viaggia più all’interno dei personaggi che all’esterno. Non è facile portare sullo schermo un lavoro che affronta i limiti della specie umana, la sua fragilità psicologica, l’egoismo e l’impossibilità di gestire con equilibrio il proprio destino utilizzando i codici della fantascienza più classica. Due sono i rischi insiti nella trasposizione cinematografica di un lavoro simile. Il primo è l’eccessiva dilatazione degli effetti spettacolari per gratificare il grande pubblico con una inevitabile penalizzazione degli aspetti più affascinanti della narrazione di Crichton. L’altro è l’inverso: approfittare dell’angusto spazio nel quale sono rinchiusi i protagonisti per portare in primo piano le sottili tensioni morali, filosofiche e psicologiche che percorrono il romanzo riducendo al minimo l’azione. Levinson sceglie una strada intermedia, chiedendo a Kurt Wimmer, incaricato di adattare il romanzo di “piegare” in qualche caso anche la storia in funzione delle esigenze cinematografiche. Questa operazione gli attira le critiche dei moltissimi fan di Michael Crichton che in qualche caso arrivano ad accusare il regista di “tradimento”. Il film, girato nella base navale di Mare Island a Vallejo, in California deve fare i conti, oltre che con un budget tutt’altro che poderoso, anche con la fretta dei produttori, intenzionati a evitare la concorrenza con l’annunciato The abyss, il “kolossal” della 20th Century Fox che James Cameron sta realizzando più o meno nello stesso periodo con grande profusione di mezzi. Barry Levinson lavora con mestiere da grande artigiano del cinema. Sfrutta gli spazi ristretti per assumere soggettive diverse creando un’alternanza di punti di vista destinati a tenere alta la tensione. Rifiuta poi ogni ipotesi di fauna marina inventata di sana pianta e lavora sulla creazione di un bestiario più terrorizzante perché nato dalla deformazione immaginifica di specie esistenti con una geniale mescola di effetti grafici e animatronica. Anche l’ambientazione scenografica non è mai eccessivamente straniante rispetto alla realtà e l’effetto drammatizzante è affidato più alla gestione della macchina da presa e al montaggio che alla ridondanza di effetti speciali. Il mestiere di Levinson emerge proprio dalla gestione dei singoli caratteri, delle relazioni tra i personaggi, dall’apparente maledizione di Harry («...moriremo tutti qui...») e trova la sua sublimazione nella catena tra i sopravvissuti decisi a non lasciare che qualcuno possa utilizzare il terribile e affascinante “dono” consegnato loro dalla Sfera.
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