gus da mosca
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lunedì 12 maggio 2008
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lola corre come la luce e piega il tempo.
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Chi non lo ama al primo colpo lo odia per sempre e spesso non l'ha mai visto davvero, scartandolo ancora prima di aver l'intenzione di guardarlo: Run Lola Run, o Lola Rent, nell'ancora piu' suggestiova V.O. in tedesco, dove all'asperita' del suono si unisce quella della lingua. Un sogno vissuto 3 volte nel giro di 3 minuti, espansi a 80, ma piu' veloci di 3 secondi. Non e' un videoclip, peche' l'immagine non si piega sul suono: qui il suono accelera l'immagine oltre il muro, specchio di sensi che girano a mille, dedicando al pensiero il tempo di inghiottire una pasticca, per correre ancora piu' veloce. Metafora del cervello che si brucia, consumandosi tra droghe sonore e di nervi, inno all'exstasy del "voglio tutto subito", adesso, anzi prima ancora: il tempo si inverte, torna su se stesso, si ripete, si piega, il sogno diventa delirio e la musica martella per accelerare il cuore.
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Chi non lo ama al primo colpo lo odia per sempre e spesso non l'ha mai visto davvero, scartandolo ancora prima di aver l'intenzione di guardarlo: Run Lola Run, o Lola Rent, nell'ancora piu' suggestiova V.O. in tedesco, dove all'asperita' del suono si unisce quella della lingua. Un sogno vissuto 3 volte nel giro di 3 minuti, espansi a 80, ma piu' veloci di 3 secondi. Non e' un videoclip, peche' l'immagine non si piega sul suono: qui il suono accelera l'immagine oltre il muro, specchio di sensi che girano a mille, dedicando al pensiero il tempo di inghiottire una pasticca, per correre ancora piu' veloce. Metafora del cervello che si brucia, consumandosi tra droghe sonore e di nervi, inno all'exstasy del "voglio tutto subito", adesso, anzi prima ancora: il tempo si inverte, torna su se stesso, si ripete, si piega, il sogno diventa delirio e la musica martella per accelerare il cuore. Dalle prime battute dei travolgenti titoli di testa, capisci che la pasticca e' ormai inghiottita e devi lasciarti andare e bruciare 80 minuti di vita in 3 secondi. Unico, irripetibile, splendido, per chi lo vuole capire e non necessariamente condividere. (Forse per capirlo fino in fondo bisogna essere stati adolescenti sotto al muro, in quella Berlino anni 90, che il muro aveva abbattuto, che sparava techno e inghiottiva exstasy, per dimenticare chi, correndo oltre il muro, era morto: Vivi Lola, Vivi)
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alessandro guatti
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lunedì 16 luglio 2012
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benvenuto, postmoderno!
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Divenuto un simbolo del moderno cinema tedesco post-muro, Lola corre a me sembra già un benvenuto al post-moderno: commistione di stili, alterazione della linea temporale, riscrittura degli eventi sono infatti alcuni degli elementi caratteristici di questa pellicola del 1998. Influenzato dall’estetica delle televisioni musicali come MTV e soprattutto del videoclip (questa la principale ragione della stroncatura dell’opera da parte di una certa critica, che l’ha considerato sostanzialmente un lungo videoclip), il regista di Lola corre compie in realtà un’operazione intelligente e dall’estetica innovativa nel panorama cinematografico (tedesco e non solo) di quegli anni.
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Divenuto un simbolo del moderno cinema tedesco post-muro, Lola corre a me sembra già un benvenuto al post-moderno: commistione di stili, alterazione della linea temporale, riscrittura degli eventi sono infatti alcuni degli elementi caratteristici di questa pellicola del 1998. Influenzato dall’estetica delle televisioni musicali come MTV e soprattutto del videoclip (questa la principale ragione della stroncatura dell’opera da parte di una certa critica, che l’ha considerato sostanzialmente un lungo videoclip), il regista di Lola corre compie in realtà un’operazione intelligente e dall’estetica innovativa nel panorama cinematografico (tedesco e non solo) di quegli anni. Il ritmo è incalzante e sostenuto, dettato da una colonna sonora interessante scritta in parte dal regista stesso, sulla quale la corsa di Lola si distende come una coreografia meccanica, ripetitiva, ma al contempo lineare e propulsiva. Il regista segue la protagonista ora in campo lungo, ora in primo piano, facendoci partecipare alla sua ansia di arrivare a destinazione. Gli inserti animati sono stati da qualcuno considerati inutili ma essi applicano fino in fondo l’essenza ontologica dell’animazione nell’ambito di un film a tecnica mista: se infatti l’animazione è per antonomasia il regno del possibile, ecco che Tom Tykwer la usa nelle tre sequenze che danno origine alle tre vicende alternative del destino di Lola (oltre che nella sequenza dei titoli di testa, che serve dunque a proiettarci in un mondo possibile). È la poetica del “What if?”, concentrata in una discesa di scale e in un incontro con un cane che, sviluppandosi in tre modi diversi, innesca una reazione a catena (anzi, tre) per effetto della quale Lola arriva in un certo luogo ad un certo momento, o qualche secondo prima, o qualche secondo dopo, cambiando pertanto a sua volta il destino di qualcun altro (il suo ragazzo, in primis, ma anche l’uomo che sta uscendo con l’auto dal portone, ad esempio). Non che tutto sia riconducibile a queste coincidenze: come abbiamo detto, il film esplora tre possibilità e i montaggi frenetici di istantanee che descrivono i possibili destini delle persone che Lola incontra nella sua corsa ne sono un esempio. Resta poi il dubbio per alcune situazioni se le coincidenze o il fato o altro modifichino tali situazioni o semplicemente permettano a noi spettatori di scoprire/capire di più sui personaggi: si pensi al dialogo tra il padre di Lola e la sua amante che, interrotto in tre momenti diversi, delinea tre situazioni differenti. Del resto era tutto già stato annunciato nell’incipit del film, attraverso una citazione di T.S.Eliot: «Non smetteremo di esplorare. Ed alla fine di tutto il nostro esplorare ritorneremo da dove siamo partiti e conosceremo il luogo per la prima volta». Lola ritorna da dove è partita perché “non se ne vuole andare” e sembra giocare col tempo e col destino fino a quando, al terzo tentativo, gli eventi la soddisfano. È chiaro dunque come il fulcro del film non sia la trama, che è piuttosto semplice (Lola deve recuperare 100.000 marchi in 20 minuti per salvare il suo ragazzo), ma la sua ri-elaborazione in tre linee temporali differenti, che triplicano la vicenda e ne estendono la durata a 81 minuti comprensivi di un prologo “filosofico” che fa da contraltare a un efficace umorismo presente lungo tutto il film.
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stefano capasso
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lunedì 27 maggio 2019
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etica e casualità
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Lola ha 20 minuti di tempo per trovare i 100.000 marchi che il suo fidanzato ha perso e che deve restituire ad un boss locale pena conseguenze nefaste. Esce di casa e corre alla ricerca di una soluzione che non arriva al primo colpo.
Un mind game film di Tom Tykwer che ricalca la struttura di un videogioco. Ci sono tre vite a disposizione e il film racconta i tre tentativi partendo da un’introduzione che rimane costante. La narrazione si basa sul forking path e vuole dimostrare come ogni variazione sulle scelte possibili, dia origine ad una storia e ad un finale diversi. Allo stesso tempo, il punto è che quella scelta che cambia il corso degli eventi è, tutto sommato indipendente da una capacità decisionale in possesso di qualcuno delle parti in causa, ma frutto di casualità.
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Lola ha 20 minuti di tempo per trovare i 100.000 marchi che il suo fidanzato ha perso e che deve restituire ad un boss locale pena conseguenze nefaste. Esce di casa e corre alla ricerca di una soluzione che non arriva al primo colpo.
Un mind game film di Tom Tykwer che ricalca la struttura di un videogioco. Ci sono tre vite a disposizione e il film racconta i tre tentativi partendo da un’introduzione che rimane costante. La narrazione si basa sul forking path e vuole dimostrare come ogni variazione sulle scelte possibili, dia origine ad una storia e ad un finale diversi. Allo stesso tempo, il punto è che quella scelta che cambia il corso degli eventi è, tutto sommato indipendente da una capacità decisionale in possesso di qualcuno delle parti in causa, ma frutto di casualità. C’è anche una morale, però: la scelta eticamente corretta è l’unica che riesce a garantire il successo e la costruzione di una relazione possibile tra i due protagonisti.
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ilaskywalker
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venerdì 29 luglio 2011
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frenetica corsa al ritmo di capelli fucsia
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Il film appassiona sin da subito, complici anche i colori e la psichedelia animata della sigla, dei titoli di testa, e della frenetica corsa all'interno di Berlino al ritmo dei capelli fucsia di lei al vento.
Non mi aspettavo un risvolto spazio-temporale in grado di cambiare/trasformare destino e trama, ma non mi è dispiaciuto. Forse però il reiterarsi di questa pratica furba (ecco come portare su schermo quei 20 minuti in un'ora e più), il vedere la storia per tre volte, è stato eccessivo. Inutili gli intermezzi intimistici di dialogo tra i due amanti (molto bella la fotografia ed in particolare la luce rossa in questi ultimi). Un ultimo plauso al doppiaggio, Christian Iansante è sempre bravissimo.
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