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filippo catani
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giovedì 18 luglio 2013
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il mondo visto da una nave
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Il primo gennaio 1900 un bimbo in fasce viene ritrovato a bordo di una nave che effettua le traversate tra Europa e America. Il bimbo viene adottato da un operaio addetto al carbone. Il ragazzo non metterà mai piede a terra e svilupperà una incredibile propensione a suonare il pianoforte.
Una storia magica quella ispirata a un'opera di Baricco e messa in scena dal regista Tornatore il quale si avvale di un Tim Roth in stato di grazia. Il giovane Novecento, vivendo continuamente sopra una nave, sviluppa una sua personalissima visione del mondo e delle cose ma anche una profonda conoscenza dei sentimenti umani. Innumerevoli le vicende che lo riguardano a partire dal fatto di suonare il piano in piena tempesta fino alla mitica sfida con Jelly Roll Morton.
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Il primo gennaio 1900 un bimbo in fasce viene ritrovato a bordo di una nave che effettua le traversate tra Europa e America. Il bimbo viene adottato da un operaio addetto al carbone. Il ragazzo non metterà mai piede a terra e svilupperà una incredibile propensione a suonare il pianoforte.
Una storia magica quella ispirata a un'opera di Baricco e messa in scena dal regista Tornatore il quale si avvale di un Tim Roth in stato di grazia. Il giovane Novecento, vivendo continuamente sopra una nave, sviluppa una sua personalissima visione del mondo e delle cose ma anche una profonda conoscenza dei sentimenti umani. Innumerevoli le vicende che lo riguardano a partire dal fatto di suonare il piano in piena tempesta fino alla mitica sfida con Jelly Roll Morton. Ovviamente il ragazzo avrà modo anche di fare l'esperienza con l'amore quando incontrerà una bionda italiana che intende raggiungere il padre a New York. Passate le guerre e ormai arrivati a un passo dalla demolizione della nave, Novecento sembra ormai aver perduto il suo brio, la sua disillusione e la sua famosissima ironia; il tutto a rappresentare attraverso una neanche troppo velata metafora il naufragio di un secolo, il Novecento, che ha regalato al mondo due guerre mondiali e le più terribili ideologie che si fossero conosciute al momento. Ecco infatti perchè dopo un dorato isolamento, Novecento non ha più interesse per il mondo e per la vita in quanto a lui tutto sembre semplice mentre invece chi sta fuori ha davanti a se troppe complicazioni. Ultima ma non ultima la citazione per le meravigliose musiche di Ennio Morricone; un binomio che si è riproposto con successo anche nel recente e bellissimo film l'Ultima offerta.
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dynamos69
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martedì 27 ottobre 2009
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un film interessante
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Con il suo film “La leggenda del pianista sull’oceano,” Giuseppe Tornatorre e’ riuscito a fare una bella adattazione dalla storia di Alessandro Baricco (“Novecento”) in cui un uomo racconta i ricordi della vita del suo amico Novecento. Questo uomo ha una storia così peculiare come il suo nome: e’ nato in una nave sull’oceano e non ha mai messo un piede a terra per paura dell’inifinita’ di opzioni nel mondo terrestre; invece preferisce rimanere nella nave col suo pianoforte, dove c’e’ una sicurezza nella certezza della musica. Il suo lavoro e’ più impressionante quando uno considera che la storia originale e’ un monologo; quindi, il regista usa passaggi eccellenti fra i flashback e le scene attuali.
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Con il suo film “La leggenda del pianista sull’oceano,” Giuseppe Tornatorre e’ riuscito a fare una bella adattazione dalla storia di Alessandro Baricco (“Novecento”) in cui un uomo racconta i ricordi della vita del suo amico Novecento. Questo uomo ha una storia così peculiare come il suo nome: e’ nato in una nave sull’oceano e non ha mai messo un piede a terra per paura dell’inifinita’ di opzioni nel mondo terrestre; invece preferisce rimanere nella nave col suo pianoforte, dove c’e’ una sicurezza nella certezza della musica. Il suo lavoro e’ più impressionante quando uno considera che la storia originale e’ un monologo; quindi, il regista usa passaggi eccellenti fra i flashback e le scene attuali.
Nel film novecento ci sono molti elementi positivi e alcuni elementi negativi. Penso che alcune scene nel film non fossero realistiche. Per esempio, c'è la scena dove Novecento è stato trovato dal protagonista dopo esser vissuto nella barca per molti anni. Le persone si domandano come Novecento ha vissuto nella barca solo, senza la compagnia delle altre persone e senza cibo. Mi domando se Novecento mangiava i ratti? È ridicolo anche il modo in cui Novecento impara a suonare il pianoforte. Non è realistico che un bambino di otto anni impari il pianoforte dopo un giorno. Nonostante tutto, il film non segue la storia originale. Per esempio, nel libro, non ci sono le persone di quando il protagonista parla di Novecento. Non c'è nemmeno la storia romantica tra la ragazza e Novecento. Pensavano che la recitazione del film fosse buona, ma che gli effetti speciali fossero orribili. A volte il sottofondo sembra artificiale e le scene delle viste della barca e l’esplosione non sono dettagliate.
Nonostante gli elementi negativi del film, pensiamo che il film contiene un messaggio interessante sulla vita e ci piace molto il film.
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luigi chierico
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lunedì 8 luglio 2013
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la vita è appesa ad un chiodo
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Se un quadro porta la firma di Leonardo è certamente un capolavoro.
Se porta la firma di Raffaello è un capolavoro.
Ma mai due grandi pittori hanno lavorato insieme, ma ecco il Cinema che è invece una gara e collaborazione fra tanti autori. Se a Tornatore aggiungi Morricone è assicurato qualcosa di più che un capolavoro. Ma non basta ci aggiungi uno stuolo di attori tutti bravi, tra cui primeggia il protagonista Tim Roth e poi ancora una magnifica fotografia e un dialogo serrato.
L’originale ma triste storia che accompagna la vita di Novecento fa da cornice a questo quadro.
“A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono”.
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Se un quadro porta la firma di Leonardo è certamente un capolavoro.
Se porta la firma di Raffaello è un capolavoro.
Ma mai due grandi pittori hanno lavorato insieme, ma ecco il Cinema che è invece una gara e collaborazione fra tanti autori. Se a Tornatore aggiungi Morricone è assicurato qualcosa di più che un capolavoro. Ma non basta ci aggiungi uno stuolo di attori tutti bravi, tra cui primeggia il protagonista Tim Roth e poi ancora una magnifica fotografia e un dialogo serrato.
L’originale ma triste storia che accompagna la vita di Novecento fa da cornice a questo quadro.
“A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono”. La vita e la morte legate ad un filo, se c’è l’una non c’è l’altra.
Novecento,nascosto in una scatola, vede la luce sul grande oceano, dal piccolo e chiuso, all’immenso ed aperto. Non lascerà mai il grande per il piccolo mondo, non vive sulla nave ma con la nave. E’ la sua scatola nei mari aperti, il mondo è pieno di cattiveria e di inganni, ti tradisce perché non lo conosci, ha i suoi uomini a renderlo pericoloso; il mare ha le sue onde, salgono e scendono, ti cullano in armonia con la tua anima, il tuo sguardo vede l’infinito, il cielo è cosparso di milioni di stelle che fanno luce e ti tengono compagnia. Poi c’è la musica del mare, nella sua culla Novecento ne ascolta ammaliato la ninna nanna, i canti delle sirene, vede danzare i delfini.
Novecento assimila in sé tutto questo e suona al pianoforte come il dio del mare, novello Nettuno.
La sua musica non ha confronti, sconvolge chiunque sia a bordo e le note sono una melodia celeste, un ringraziamento alla vita.
La si ascolta in assoluto silenzio, poi c’è chi balla,anche il suo pianoforte danza, ma lui suona, suona, imperterrito ed incurante….che una sigaretta si sta consumando.
Poi arriva la guerra, l’origine di tutti i mali. “Ho detto addio ai miracoli quando ho visto ridere gli uomini che la guerra aveva fatto a pezzi”. La nave deve essere abbandonata, la vita deve essere abbandonata per andare con la morte.
Novecento vivrà insieme la vita e la morte, c’è chi ancora lo vede, c’è chi ancora l’ascolta suonare le melodie al pianoforte, sono le melodie di Morricone.
La vita è breve ma, se saprai viverla, vivrai in eterno.
Ho visto che questo capolavoro ha avuto tanti commenti e tante recensioni, così come tanti premi, ma ho voluto aggiungere, a bassa voce, il pio pensiero perché il coro dei consensi si elevi ancora più in alto là dove Novecento potrà ascoltarne l’eco e tutti possano ascoltarla, per vedere quel che ancora non hanno visto.
chigi
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great steven
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martedì 13 agosto 2019
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colosso intimista di impatto sensazionale.
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LA LEGGENDA DEL PIANISTA SULL'OCEANO (IT, 1998) diretto da GIUSEPPE TORNATORE. Interpretato da TIM ROTH, PRUITT TAYLOR VINCE, MéLANIE THIERRY, HEATHCOTE WILLIAMS, BILL NUNN, CLARENCE WILLIAMS III, PETER VAUGHAN, NIALL O'BRIEN, GABRIELE LAVIA, KEVIN MCNALLY
Dal monologo teatrale Novecento di Alessandro Baricco. Terminata la seconda guerra mondiale, l’ex trombettista jazz Max Thuner, originario di New Orleans, vende il suo strumento a un rigattiere, ma gli chiede di suonarlo un’ultima volta, e quando il vecchio commerciante sente le note di quella musica, estrae un disco raffazzonato che contiene una melodia identica. Ed ecco che Max gli racconta la storia di quel disco e di quelle favolose note, partendo precisamente dagli albori: nel gennaio 1900, a bordo del transatlantico Virginian, un macchinista di carnagione scura trovò un bambino abbandonato in un cesto e lo adottò, dandogli il nome "Novecento", preceduto dal suo (Danny Boodman) e da quello scritto sulla culla (T.
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LA LEGGENDA DEL PIANISTA SULL'OCEANO (IT, 1998) diretto da GIUSEPPE TORNATORE. Interpretato da TIM ROTH, PRUITT TAYLOR VINCE, MéLANIE THIERRY, HEATHCOTE WILLIAMS, BILL NUNN, CLARENCE WILLIAMS III, PETER VAUGHAN, NIALL O'BRIEN, GABRIELE LAVIA, KEVIN MCNALLY
Dal monologo teatrale Novecento di Alessandro Baricco. Terminata la seconda guerra mondiale, l’ex trombettista jazz Max Thuner, originario di New Orleans, vende il suo strumento a un rigattiere, ma gli chiede di suonarlo un’ultima volta, e quando il vecchio commerciante sente le note di quella musica, estrae un disco raffazzonato che contiene una melodia identica. Ed ecco che Max gli racconta la storia di quel disco e di quelle favolose note, partendo precisamente dagli albori: nel gennaio 1900, a bordo del transatlantico Virginian, un macchinista di carnagione scura trovò un bambino abbandonato in un cesto e lo adottò, dandogli il nome "Novecento", preceduto dal suo (Danny Boodman) e da quello scritto sulla culla (T. D. Lemon). Quando il bambino compì otto anni, Danny morì dopo tre giorni di agonia in seguito a un brutto incidente, e Novecento venne accolto dagli altri membri dell’equipaggio, mettendo spesso a dura prova la pazienza carente del suscettibile capitano. Quale mestiere scelse, fra tutti quelli che si possono svolgere su una nave? Il più improbabile: suonare il pianoforte. Bambino prodigio, Novecento diventò abilissimo e conquistò rapidamente una popolarità immensa fra i passeggeri che di viaggio in viaggio salirono a bordo. Sotto lo sguardo vigile e fraterno di Max, l’uomo si aggiudicò numerose imprese considerevoli: vinse il duello che Jelly Morton, colui che inventò il jazz, ebbe l’ardire di lanciargli in gesto di sfida, incise il summenzionato LP per conto di una famosa compagnia discografica. Tra Max e Novecento fu amicizia a prima vista. Ma Novecento, sebbene avesse viaggiato per tutti gli oceani del pianeta effettuando cinquanta volte il giro del mondo a neanche 30 anni, non scese mai a terra perché sosteneva che, in quelle moltitudini di strade che sono le città, si srotoli una tastiera infinita nella quale lui non poteva suonare la sua musica (e quindi, in senso concreto, neanche vivere o decidere il modo di morire). Un pomeriggio di primavera tentò la grande impresa di sua spontanea volontà, ma, al porto di New York, non terminò di scendere la scaletta e ritornò su. Max abbandonò il lavoro di musicista di crociera nel 1933, e ora cerca di far scendere il migliore amico che non vede da tempo immemorabile dal Virginian prima che ne venga ordinata l’esplosione mediante dinamite, data la sua età alquanto vetusta. Novecento sceglie di rimanere, andando incontro al destino cui s’era già preparato da anni. Un’elevatissima qualità tecnica a livello di riprese e un sistema di immagini dai colori meravigliosi sono al servizio di una storia originale e commovente davanti alla quale nemmeno i più insensibili possono restare indifferenti, per quanto colpisce diretta al cuore col discorso molteplicemente rinnovato dell’artista talentuoso (del fenomeno che vive per la sua arte) che s’impegna per dare un significato a quanto fa, riuscendovi alla fine della vita. Quando si guardano le sequenze, si rimane ammaliati dalla sua voglia di comunicare allo spettatore il linguaggio con cui la musica parla agli esseri umani, inteso soprattutto quale mezzo con cui veicolare la pace interiore, messaggi di serenità, disinteresse per gli aspetti materiali e superamento delle grettezze e meschinità che albergano nell’animo degli impuri. Novecento è un artista che sa leggere le persone provenienti dal mondo pur senza avendolo mai visto: procede così pure quando suona, elaborando soavi melodie che nessun altro potrebbe inventarsi sul momento, e fa del suo modus operandi un magazzino dentro cui raccogliere i segreti più reconditi di donne e uomini che non possono nasconderli al suo sguardo meditabondo e introverso e perciò più esatto che mai. Non a caso, sulla nave è adorato fin dalla tenera età e preso in simpatia tanto dai passeggeri benestanti quanto da quelli in terza classe, e lui esegue brani musicali per entrambe le categorie senza la minima discriminazione. Insomma, un individuo scevro da qualunque macchia che conosce la verità delle piccole e grandi cose perché le indaga approfonditamente con l’occhio di un amante della natura umana. Il film di Tornatore assume dunque anche una posizione di curiosità per quel che concerne lo sviluppo del desiderio umano di arricchirsi moralmente. Quanto alle interpretazioni, ce n’è una più strabiliante dell’altra: non funziona solo il personaggio malinconico e introverso di Roth in un ruolo per lui insolito, ma anche il trombettista di Taylor Vince, la ragazza della Thierry, l’esuberante macchinista di Nunn, l’arrogante e borioso Jelly Morton di Williams III, il proprietario del bazar di Vaughan e lo struggente contadino friulano di G. Lavia stupiscono per l’eccelsa intensità recitativa e creano attorno al protagonista un insieme di comicità drammatica che va veloce come un treno, senza arrestarsi ai cambi di tono giacché non si ravvisa nessuna caduta di ritmo. Un racconto efficace che organizza la materia narrativa come l’architettura dei movimenti d’una superba sinfonia, tutto per merito degli sceneggiatori e di Tornatore (il più americano fra i registi italiani), che permea del suo inconfondibile tocco magistrale quest’opera, capace di rivaleggiare con Nuovo Cinema Paradiso (1988) per la perfezione lirica e poetica. Magnifiche musiche di Ennio Morricone.
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mariac
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martedì 24 novembre 2009
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la paura del mondo
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Ispirato al monologo di Baricco, La leggenda del pianista sull'oceano è la storia di un uomo che cresce nella consolazione della sola musica. Il pianista T.D. Lemmonn detto Novecento, interpretato da Tim Roth è un bambino abbandonato sul transatlantco Virginian e raccolto da un uomo che per il suo bene gli nasconde le tristi verità del mondo, creando intorno a lui qualcosa di lontano dalla realtà come ad esempio l'idea che le madri siano cavalli e che l'orfanotrofio è un luogo in cui vengono rinchiusi gli uomini quando non hanno figli. Novecento è un genio, suona il piano con eccellenti doti senza avere mai studiato e diventa la principale attrativa degli ospiti ma è anche un uomo che trema davanti all'idea di dover lascire la sua nave che è l'unico luogo che lo rende sicuro di sè stesso.
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Ispirato al monologo di Baricco, La leggenda del pianista sull'oceano è la storia di un uomo che cresce nella consolazione della sola musica. Il pianista T.D. Lemmonn detto Novecento, interpretato da Tim Roth è un bambino abbandonato sul transatlantco Virginian e raccolto da un uomo che per il suo bene gli nasconde le tristi verità del mondo, creando intorno a lui qualcosa di lontano dalla realtà come ad esempio l'idea che le madri siano cavalli e che l'orfanotrofio è un luogo in cui vengono rinchiusi gli uomini quando non hanno figli. Novecento è un genio, suona il piano con eccellenti doti senza avere mai studiato e diventa la principale attrativa degli ospiti ma è anche un uomo che trema davanti all'idea di dover lascire la sua nave che è l'unico luogo che lo rende sicuro di sè stesso. Tornatore affascina con una storia semplice quasi insignificante facendola diventare una favola in cui tutti possono rivedersi. I sentimenti emergenti sono la paura dell'ignoto, lo smarrimento, la persuasione che quello che si ha è quello che si vuole, il cedimento davanti agli ostacoli. Sentimenti "oscuri" ma rappresentati con colore, in chiave umoristica facendoci credere quasi ad un finale da commedia ma Novecento è cresciuto senza la percezione di cosa sia vivere e preferisce rimanere legato al suo spazio definito. Tim Roth è sbalorditivo riesce a mantenere per tutto il tempo con lo sguardo spaurito, curioso e appassionato, l'ingenuità del bambino che è dentro di lui rimane sul suo viso anche quando il tempo ha bisogno di lui come uomo. La musica fa da padrona al film riuscendo ad incantare anche chi non ha un'adeguata cultura sul campo.
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iis maxwell
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martedì 3 marzo 2009
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“il pianista sull’oceano” non è novecento
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“E in culo anche il Jazz”. Questa frase viene pronunciata sia dal protagonista dell’atto unico “Novecento” di Alessandro Baricco che dal pur bravo Tim Roth nei panni del pianista del film di Giuseppe Tornatore: ma non ha il medesimo impatto…Gli attori recitano in gran parte usando le battute del testo, ma il film non riesce ad avere la stessa forza evocativa della parola scritta.
Era molto difficile convertire il monologo teatrale di Baricco in un film, pretendendo di mantenere costanti le emozioni e i sentimenti che il testo comunica al lettore pagina dopo pagina, sempre più.
Molto appetibile dal punto di vista ideativo e argomentativo, l’opera di Baricco consente di poter immaginare, nel modo preferito, ogni singolo personaggio viaggiando tra un capoverso e l’altro con un solo pensiero nella testa…”Come andrà a finire?!?”.
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“E in culo anche il Jazz”. Questa frase viene pronunciata sia dal protagonista dell’atto unico “Novecento” di Alessandro Baricco che dal pur bravo Tim Roth nei panni del pianista del film di Giuseppe Tornatore: ma non ha il medesimo impatto…Gli attori recitano in gran parte usando le battute del testo, ma il film non riesce ad avere la stessa forza evocativa della parola scritta.
Era molto difficile convertire il monologo teatrale di Baricco in un film, pretendendo di mantenere costanti le emozioni e i sentimenti che il testo comunica al lettore pagina dopo pagina, sempre più.
Molto appetibile dal punto di vista ideativo e argomentativo, l’opera di Baricco consente di poter immaginare, nel modo preferito, ogni singolo personaggio viaggiando tra un capoverso e l’altro con un solo pensiero nella testa…”Come andrà a finire?!?”. Nella pellicola di Tornatore questa magia e questa tensione un po’ si perdono…
Ad esempio, un episodio molto coinvolgente del monologo è la sfida tra Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento e l’uomo che sostiene di aver inventato il Jazz , Jelly Roll Morton: inizialmente il protagonista suona motivi elementari ricordandosi delle canzoni per bambini sentite in 3° classe, ma poi decide di dimostrare il suo valore vincendo la sfida nell’ultimo round con un motivo che lascia a bocca aperta sia il pubblico che il suo sfidante. Ciò che nel libro colpisce di più sono le parole con cui Baricco descrive l’incredibile melodia che Novecento riesce a tirar fuori dagli 88 tasti che gli si presentano dinanzi.
Per il film è stata composta una musica che doveva risultare unica e irraggiungibile: purtroppo non trasmette quell’idea di perfezione venutasi a creare nell’opera teatrale.
Un'altra delle più grandi e sottolineate diversità fra libro e film, è la presenza sullo schermo di una donna per la quale Novecento penserebbe addirittura di scendere dalla nave e del tutto assente nel monologo. Tale figura è stata inserita in modo talmente leggero da non essere in fondo rilevante, ma - come ha ammesso lo stesso Baricco in un’intervista – non è possibile realizzare un film senza una figura femminile. In questo si riconosce la superiorità dell’opera scritta che non deve sottostare a certe leggi di mercato.
“Certo…sai che musica però…con quelle mani, due, destre…se solo c’è un pianoforte lassù…”E’ dinamite quella che hai sotto il culo, fratello. Alzati da lì e vattene. E’ finita. Questa volta è finita davvero!” Con queste parole ha termine la strana vita del protagonista, nato e vissuto su quella nave, e conosciuto solo dalle persone che vi sono salite: un amico incontrato attraverso la pagina scritta, dalla quale ci si stacca con maggiore rincrescimento che dalle immagini di Tornatore.
Data 3/03/09 A cura della 2°A liceo – Istituto “J.C. Maxwell” Nichelino (TO) (Rifinitura e scrittura finale di G. De Virgilio, S. Zanfino)
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