panzy
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lunedì 3 agosto 2015
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quando l'anagrafe batte la bravura
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Quando l'anagrafe penalizza la bravura.
Simpatico film di cappa e spada da vedere in una domenica pomeriggio invernale, nulla di più e nulla di meno.
Come al solito bravo Lucchini nella parte del viscido ed infingardo GONZAGA,eccellente cammeo di Philippe Noiret nel ruolo del ruolo di Philippe d'Orleans (con la parrucca regale pare il fratello francese di Walter Matthau).
Daniel Auteil ce la mette tutta a fare il Mel Gibson, ma le evidenti ragioni anagrafiche lo rendono troppo poco credibile, stendendo sul lieto fine un'inquietante aura di incesto.
Dei due l'uno: o si sceglieva un attore più giovane,rendendo il cambio di registro verosimile, almeno anagraficamente, oppure si pigliava licenza e si cambiava il finale, magari facendo scoppiare la scintilla tra Lagardere e la coeva incanutita Blanche( che, al contrario di Lagardere, identico dall'inizio alla fine, mostra tutti i 17 anni trascorsi dal rapimento della figlia), in modo da lasciare inalterato il rapporto padre figlia adottiva e non rendendo la fine del film di spadaccini l'inizio senza intervallo di Lolita.
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Quando l'anagrafe penalizza la bravura.
Simpatico film di cappa e spada da vedere in una domenica pomeriggio invernale, nulla di più e nulla di meno.
Come al solito bravo Lucchini nella parte del viscido ed infingardo GONZAGA,eccellente cammeo di Philippe Noiret nel ruolo del ruolo di Philippe d'Orleans (con la parrucca regale pare il fratello francese di Walter Matthau).
Daniel Auteil ce la mette tutta a fare il Mel Gibson, ma le evidenti ragioni anagrafiche lo rendono troppo poco credibile, stendendo sul lieto fine un'inquietante aura di incesto.
Dei due l'uno: o si sceglieva un attore più giovane,rendendo il cambio di registro verosimile, almeno anagraficamente, oppure si pigliava licenza e si cambiava il finale, magari facendo scoppiare la scintilla tra Lagardere e la coeva incanutita Blanche( che, al contrario di Lagardere, identico dall'inizio alla fine, mostra tutti i 17 anni trascorsi dal rapimento della figlia), in modo da lasciare inalterato il rapporto padre figlia adottiva e non rendendo la fine del film di spadaccini l'inizio senza intervallo di Lolita.
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elgatoloco
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domenica 7 luglio 2019
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fiml motevole
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Npn proprio un"divo"della"nouvelle vague", ma un solido regista, Philippe de Broca, che in questo"Le Bossu"(1998), dal fortunato romanzo di quel "secondo Dumas"che fu Paul Féval, autore comunque fortunato. Film piacevole, capace di essere pienamente "de capa y espada", con duelli e altro, fughe e inseguimenti, ma, anche dietro il travestimento di quel cavaliere di Lagardére, invero di umili origini, che , anche travestendosi(se déguisant) da"bossu"(gobbo e mimando molto bene la voce), riesce a salvare una bimba e poi, quando questa sarà grande, a sposarla, a ristabilire la giustizia, anche di fronte al latrocinio di alcuni nobili, si sente da un lato la volontà della persona di umili origini, di mostrare che lui è migliore di tanti aristrocratici"intronizzati"fin dalla nascita, come anche di mostrare come dietro le apparenze di un povero gobbo possa nascondersi una mente acuta, oltre che astuta, che comunque rispetta la giusitizia, anzi la serve, tornando poi ad essere ciò che era, ossia un cavaliere nobile non di nascita ma d'animo.
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Npn proprio un"divo"della"nouvelle vague", ma un solido regista, Philippe de Broca, che in questo"Le Bossu"(1998), dal fortunato romanzo di quel "secondo Dumas"che fu Paul Féval, autore comunque fortunato. Film piacevole, capace di essere pienamente "de capa y espada", con duelli e altro, fughe e inseguimenti, ma, anche dietro il travestimento di quel cavaliere di Lagardére, invero di umili origini, che , anche travestendosi(se déguisant) da"bossu"(gobbo e mimando molto bene la voce), riesce a salvare una bimba e poi, quando questa sarà grande, a sposarla, a ristabilire la giustizia, anche di fronte al latrocinio di alcuni nobili, si sente da un lato la volontà della persona di umili origini, di mostrare che lui è migliore di tanti aristrocratici"intronizzati"fin dalla nascita, come anche di mostrare come dietro le apparenze di un povero gobbo possa nascondersi una mente acuta, oltre che astuta, che comunque rispetta la giusitizia, anzi la serve, tornando poi ad essere ciò che era, ossia un cavaliere nobile non di nascita ma d'animo. Chiaro che ciò faceva maggiormente presa all'epoca di Féval/1800)e invece decisamente di meno all'epoca della fine del 1900, incipiente 2000, ma rimane la capacità, che De Broca aveva(scompare 6 anni dopo)di rendere interessante e intelligente un fil,m"d'avventura"(certo definizione generica, ma comunque in qualche modo effiace a fini classificatori), con la capacità di servirsi in modo filmicamente valido della"variatio", dunque delle alternanze d'ambiente e di personaggi, ma soprattutto d fgestire bene la maniera di recitare, anche molto mimivamente, di interpreti molto validi come Daniel Auteuil, il protagonista e come Fabrice Luchini, il"vilain"della storia, per non dire di una delle ultime interpretazioni di Philippe Noiret. Bella ebrava Marie Gillain, come anche la partecipazione di Renato Scarpa, ottimo nella parte del burattinaio, dove le scene del teatro di figura risultano particolarmente piacevoli quanto efficaci, per un film che ha come suo tema anche quello del rapporto "realtà" -apparenza.... El Gato
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giulio andreetta
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sabato 1 agosto 2020
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buon film d''intrattenimento
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Buon film, che unisce un ambito narrativo sentimentale ad uno di azione/avventura. Da sottolineare anche la puntuale ricostruzione storica. Una pellicola, dunque, multiforme, che possiede varie possibili chiavi interpretative, ma è essenzialmente un film incentrato sulla giustizia e sulla capacità di seguire il sottile filo rosso che conduce alla liberazione da una situazione opprimente e ingiusta. Attori bravi, ma soprattutto affascinante risulta essere l'ambientazione settecentesca, che restituisce un certo straniamento per lo spettatore non abituato a tale genere di film. Daniel Auteil è un attore veramente proteiforme, e l'arte del travestimento e del cambio di personaggio che utilizza spesse volte nella pellicola ne è la prova più compiuta.
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Buon film, che unisce un ambito narrativo sentimentale ad uno di azione/avventura. Da sottolineare anche la puntuale ricostruzione storica. Una pellicola, dunque, multiforme, che possiede varie possibili chiavi interpretative, ma è essenzialmente un film incentrato sulla giustizia e sulla capacità di seguire il sottile filo rosso che conduce alla liberazione da una situazione opprimente e ingiusta. Attori bravi, ma soprattutto affascinante risulta essere l'ambientazione settecentesca, che restituisce un certo straniamento per lo spettatore non abituato a tale genere di film. Daniel Auteil è un attore veramente proteiforme, e l'arte del travestimento e del cambio di personaggio che utilizza spesse volte nella pellicola ne è la prova più compiuta. Ma merita anche una menzione l'attrice Marie Gillain, assolutamente a suo agio nel ruolo della figlia innamorata. Fabrice Luchini ci ha da sempre abituato ad interpretazioni semplicemente straordinarie, e anche questa volta c'è da sottolineare la sua completa padronanza dell'arte recitativa.
Insomma, per concludere, tale pellicola di certo non è un capolavoro, tuttavia può ancora far sognare un pubblico che ama le commedie in costume, ed in genere tutto ciò che è racconto di avventura, o anche storia sentimentale. 3 Stelline
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