Roberto Nepoti
La Repubblica
Quanti sono, dal Monello di Chaplin in poi, le storie dove un maschio adulto egoista e immaturo cambia vita dopo aver passato qualche tempo con un adorabile-pestifero minorenne del suo stesso sesso? Big Daddy - Un papà speciale è solo l'ultimo della lista (a pari merito con L'estate di Kikujiro di Kitano) e al pubblico americano, che detesta le novità, è piaciuto molto. Sonny è un ultraquarantenne irresponsabile che si rifiuta fermamente di crescere. Per dimostrare il contrario alla sua ragazza si spaccia per il padre naturale di Julian, un bambino di cinque anni, e lo adotta. Il piano fallisce. Però, al termine di un itinerario iniziatico fatto di pipì contro i muri, vomiti da ripulire e roba simile, Sonny sarà diventato maturo e capace di assumersi responsabilità. Diretto da Dennis Dugan con l'estro creativo di un telefilm medio, Big Daddy è il genere di storia dove i bambini sono straordinariamente simpatici (e belli), gli adulti eccezionalmente comprensivi e tutti finiscono per farsi un sacco di bene. È anche il genere di film, però, che ti dimentichi due ore dopo averlo visto. Il protagonista (e co-sceneggiatore) Adam Sandler, comico molto amato dal pubblico americano, è già comparso in un paio di commedie passate inosservate dalle nostre parti.
Da La Repubblica 12 luglio 1999
di Roberto Nepoti,