8 mm - Delitto a luci rosse |
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Un film di Joel Schumacher.
Con Nicolas Cage, James Gandolfini, Joaquin Phoenix, Peter Stormare, Anthony Heald
Titolo originale 8 MM.
Drammatico,
durata 124 min.
- Germania, USA 1998.
MYMONETRO
8 mm - Delitto a luci rosse
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Un viaggio infernale
di vanessatalantaFeedback: 1227 | altri commenti e recensioni di vanessatalanta |
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lunedì 16 febbraio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non sono una fan di Nicholas Cage, dopo gli ottimi inizi la fama lo ha portato ad eccedere negli atteggiamenti gigioneschi e nell'autocompiacimento , come altri bravi atttori, Hopkins per primo. Ma l'ho trovato veramente notevole in questa pellicola in cui appare in scena dall'inizio alla fine, una difficile prova per qualunque interprete. Sobrio ma intenso nei gesti e nelle espressioni. Regia e fotografia senza difetti nè colpi di genio. La forza d'impatto del film è tutta nella lenta discesa all'inferno di Cage, quasi un viaggio dantesco con Joaquin Phoenix (bravo) al posto di Virgilio, un viaggio però in cui il protagonista cammina in mezzo ai dannati, la cui malvagità lo contamina lentamente avvolgendolo come una appiccicosa bava tossica. Altro punto saliente della sceneggiatura è la figura dell'anziana signora, apparentemente fragile ma dotata di una travollgente forza morale che la porta a voler sapere la verità ad ogni costo, a voler conoscere ogni scoperta, a condividere ogni passo verso l'abisso in cui alla fine deciderà con estreme determinazione di gettarsi, non accettando di vivere nella menzogna dell' amore verso un uomo che ha avuto il coraggio di riconoscere come un assassino. Non è perciò un semplice film di denuncia di un ambiente marcio, ma vuol ricordare come questo marciume distrugga la vita di molte altre persone , oltre alle vittime vere e proprie. Terribile la scena in cui il sadico si toglie la maschera scoprendo un volto comune, anonimo, che potremmo incontrare cento volte al giorno. L'incredulità e la sorpresa del protagonista nel vederlo mi han fatto pensare alla "banalità del male" di cui parla la Arendt: vorremmo che i malvagi fossero mostri, manifestazioni visibili della loro abiezione, personificazioni del nostro orrore, per non renderci conto con sgomento che la faccia che ci saluta dallo specchio la mattina non è poi diversa dalla loro..
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