Lo sguardo dell'altro è film sottovalutato, anche solo perché a più di dieci anni dalla sua realizzazione descrive ancora in modo originale un tema su cui il cinema s'è perso poco a dar conto. I Morandini poi, cofirmatari in tre della loro recensione sulla guida di famiglia, non affrontano minimamente la legittimità a riflettere sui rapporti fra se stessi e il proprio corpo e la propria sessualità. Un triplice e indissolubile unicum su cui Vicente Aranda dice qualcosa, soprattutto attraverso la spettacolarizzazione della magnifica figura di Laura Morante (mai così bella!) e in virtù di un montaggio serrato ma non asfittico e di inquadrature mai calustrofobiche.
E', a mio avviso, un film da vedere perché crea interrogativi ai quali non è facile sottrarsi nemmeno attraverso dogmi morali o religiosi.
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Lo sguardo dell'altro è film sottovalutato, anche solo perché a più di dieci anni dalla sua realizzazione descrive ancora in modo originale un tema su cui il cinema s'è perso poco a dar conto. I Morandini poi, cofirmatari in tre della loro recensione sulla guida di famiglia, non affrontano minimamente la legittimità a riflettere sui rapporti fra se stessi e il proprio corpo e la propria sessualità. Un triplice e indissolubile unicum su cui Vicente Aranda dice qualcosa, soprattutto attraverso la spettacolarizzazione della magnifica figura di Laura Morante (mai così bella!) e in virtù di un montaggio serrato ma non asfittico e di inquadrature mai calustrofobiche.
E', a mio avviso, un film da vedere perché crea interrogativi ai quali non è facile sottrarsi nemmeno attraverso dogmi morali o religiosi. La definizione di genere come Commedia è fuorviante e inesatta. Un dramma intimo che però si libera dalla grevità attraverso un personaggio, quello di Begonia, ben descritto anche nella sua umana leggerezza di esistere.
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