Young Americans |
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Un film di Danny Cannon.
Con Harvey Keitel, Iain Glen, John Wood (II), Thandie Newton, Topher Grace
Titolo originale The Young Americans.
Drammatico,
durata 92 min.
- Gran Bretagna 1993.
- IIF - Italian International Film
uscita giovedì 1 giugno 1995.
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valido, con alcune sequenze pleonastiche
di elgatolocoFeedback: 257522 | altri commenti e recensioni di elgatoloco |
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mercoledì 25 marzo 2020 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"Young American"(1993, Danny Cannon, che è anche autore, in collaborazione con un altro, del film)propone una situazione interessante. la nuova criminalità(di allora, certo)legata al traffico di droghe anche sintetiche, sempre dedita alla violenza, in parte di origine USA, si fa strada a Londra, motivo per il quale un agente della antinarcotici statuntense viene convocato, in realtà, a far parte del"pool", Dopo un drammatico crescendo(intervallato da alcuni"anticlimax", filmicamente null'altro che pleonastici, in quanto in realtà non"preludono assolutamente a nulla", in un film in cui invece tutto il resto"tiene"): buona la descrizione della nuova e della"old"criminalità, efficaci varie sequenze di inseguimento e pere es., di solitudine in una fermata, oltremodo poco frequentata a quell'ora, di métro, decisamente ben curato quanto efficace il montaggio, C'è poi la presenza di un Harvey Keitel che, altrimenti, dopo i quasi esordi con Robert De Niro nei film di Scorsese non è stato adeguatamente sfruttato, Viggo Mortensen abbastanza in ombra, che invece qui è presenza cruciale, vero protagonista, in quanto il poliziotto USA che conosce i suoi"polli"ora su suolo britannico, una radiosa Thandie Newton, alcune altre presenze di notevole spicco. Sezna nessuna falsa pietà, è un'"inquisition"a tutto campo sulla criminalità nelle sue diverse, ma ormai in qualche modo"omogenee"manifestazioni, tra locali più che equivoci e altro. Sostanzialmente carico di inquierudine verso il futuro, questo film, che lascia aperti molti spazi, si chiude con una sequenza magnifica, quella di Keitel in procinto di i"mbarcarsi"in aereo che lascia Londra per tornare negli States, carico di affanni e di rimpianti. Sequenza veramente da antologia... Per il resto, anche l'esodio, molto violento, in certo senso, preannuncia il fatto che il film non è una sequenza di situazioni felici e nemmno catiche di ottimismo, anzi. La parte intermedia, po, mostra come la"nuova"criminalitò recluti giovanissimi insospettabili, comunque non avvezzi a certi modelli di comportamento e meno ancora ad essere inquadrati in una banda... La violenza non è mai fine a se stessa, non è"casuale"né meramente effettistica, ma finalizzata alla produzione di senso, anche se, come si accennava più sopra, qualche lungaggine stona e rimane in qualche modo"periferica"alla produzione di senso complessiva, appunto. El Gato
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