paolo ciarpaglini
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lunedì 9 aprile 2007
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un giorno di ordinaria 'giustizia'.
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Questo è uno di quei rari film che difficilmente si scordano, su cui poter scrivere una tesi di psicologia, o solo constatare come il tema trattato sia ancora tremendamente attuale, un cancro della società di ieri, di oggi, di domani. Sì perchè Bill è uno di noi, quotidianamente schiacciati, ingannati, defraudati anche della più semplice, banale giustizia, verità. Bill,(un grande Michael Douglas), ad una superficiale o disattenta analisi può apparire come il matto di turno, ma non è così. Quali le colpe che possiamo imputargli?, e che lentamente lo portano all'esasperazione, o come lui dice: al "punto di non ritorno"?. Sua moglie lo teme come il peggiore dei violenti, nonostante per sua stessa ammissione, dichiari davanti ad uno sbigottito poliziotto, di non aver mai toccato con un dito ne la piccola ne tantomeno lei.
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Questo è uno di quei rari film che difficilmente si scordano, su cui poter scrivere una tesi di psicologia, o solo constatare come il tema trattato sia ancora tremendamente attuale, un cancro della società di ieri, di oggi, di domani. Sì perchè Bill è uno di noi, quotidianamente schiacciati, ingannati, defraudati anche della più semplice, banale giustizia, verità. Bill,(un grande Michael Douglas), ad una superficiale o disattenta analisi può apparire come il matto di turno, ma non è così. Quali le colpe che possiamo imputargli?, e che lentamente lo portano all'esasperazione, o come lui dice: al "punto di non ritorno"?. Sua moglie lo teme come il peggiore dei violenti, nonostante per sua stessa ammissione, dichiari davanti ad uno sbigottito poliziotto, di non aver mai toccato con un dito ne la piccola ne tantomeno lei. Nonostante ciò, ha ottenuto un ordine restrittivo che impedisce a Bill di avvicinarsi ad entrambe. Il punto è; Bill è un soggetto pericoloso, psicolabile, oppure il prodotto di una realtà sconcertante?. Un uomo la cui personalità, sensibilità e logica sconvolgente, colpevole solo di guardare il mondo così com'è senza filtri stereotipati, di chiamarlo col proprio nome, vengono minate alle fondamenta per poi sprofondare nel più buio degli abissi. Cosa porta lentamente verso la rovina la vita di Bill, se non la separazione dalla famiglia, da sua figlia!, cui la madre nega spudoratamente il poterla vedere anche nel giorno del suo compleanno?!. No, quì il matto non è Bill ma i cosiddetti normali, come 'il bravissimo Robert Duvall': è forse nomale accettare una vita del genere, una moglie che ha impedito lui praticamente tutto. Sorride spesso, certo, come si suol dire le cose vanno prese con 'filosofia', ma il suo è più un ghigno di rassegnazione, che un barlume uno sprazzo di obbiettività o autoconsapevolezza. Bill è meritevole di tutta la compassione umana possibile, mentre per il 'bravo poliziotto' che infine acciufferà la mela marcia, bhè che dire se non "co......!, soltanto adesso capisci cosa vuoi dalla vita, quando ormai sei al capolinea, il tuo unico merito?, mandare a quel paese il tuo capo, per una volta hai avuto le p....!. Un stroria magistralmente interpretata da due mostri sacri del cinema, un solo 'piccolo' neo: si resta con l'amaro in bocca, o almeno ciò è accaduto a me. Non dico che vi sia bisogno di giungere a tal punto per mutare questa realtà in cui viviamo, dove tutti più o meno arrancando, cerchiamo giorno dopo giorno disperatamente di sopravvivere o una nostra identità, un posto al sole. Un film che riguardato oggi fa riflettere a fondo, apparendo quasi un ritratto chiaroveggente del quotidiano. "Vorrei cambiare 5 dollari" - "non è possibile, dovere comprare" - "prendo questa lattina di cocacola, quant'è?..... C'è da riflettere, guardarsi tutti allo specchio della propria coscienza, e riconoscere con sincerità, quanto di vero ognuno stia facendo affinchè il 'domani' che consegneremo ai nostri figli sarà migliore. Meditate gente, meditate...
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piter
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sabato 5 agosto 2006
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l'eccesso e la maturazione
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Non sono d'accordo con la recensione de La Stampa.
Schumacher e gli scrittori sembrano più basare il film su un "E se...". E se la perdessimo quella "santa pazienza", quel freno sociale imposto da un'autorità interiorizzata, quella calma, quell'apparenza simbolicamente rappresentata da "l'uomo in camicia e cravatta"? cosa succederebbe? Cosa succederebbe se iniziassimo una strada che nessuno osa cominciare? E se poi, mossi i primi passi, ci rendessimo conto di aver raggiunto il "punto di non ritorno? cosa vedrebbero gli altri - e come ci vedremmo noi - una volta fatto "il giro della luna"? Due possibili risposte ci dicono che in simili condizioni capita di raggiungere a volte l'eccesso (Douglas), a volte una maturazione (Duvall).
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Non sono d'accordo con la recensione de La Stampa.
Schumacher e gli scrittori sembrano più basare il film su un "E se...". E se la perdessimo quella "santa pazienza", quel freno sociale imposto da un'autorità interiorizzata, quella calma, quell'apparenza simbolicamente rappresentata da "l'uomo in camicia e cravatta"? cosa succederebbe? Cosa succederebbe se iniziassimo una strada che nessuno osa cominciare? E se poi, mossi i primi passi, ci rendessimo conto di aver raggiunto il "punto di non ritorno? cosa vedrebbero gli altri - e come ci vedremmo noi - una volta fatto "il giro della luna"? Due possibili risposte ci dicono che in simili condizioni capita di raggiungere a volte l'eccesso (Douglas), a volte una maturazione (Duvall).
La storia è buona (qualche "eccessiva improbabilità" di troppo c'è, ma mentre vediamo il film ci passiamo sopra), la recitazione è ottima, la regia avrebbe potuto fare di più ma non ha fatto danni.
Un film che vale la pena vedere.
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