Schindler's List

Jurassic Schindler Una cialtronesca lezione di violenza alla maniera dello spaghetti western. Il più brutto grande film sull'olocausto. Ralph Fiennes resuscita lo Psycho Norman Bates, gli fa indossare una divisa militare puntandogli il distintivo con la croce uncinata. Sempre sbronzo come il capitano de Il buono il brutto e il cattivo, si scatena alla grande: spara ovunque e a chiunque, picchia, ghigna e piscia dopo il tiro al bersaglio-umano mattutino, litiga con una mignotta che gli ha solo chiesto di preparargli il caffè, roba da Richard Gere prima maniera. Nel finale lo vediamo imbacuccato in un giacca e cravatta, di due taglie più largo, alla moda di Rudolf Hess, in un campo di prigionia dove viene impiccato. Ma la sedia che lo regge proprio non ne vuol sapere di scansarsi, addirittura le si rompono le gambe, un pò come la penosa scena che lo vede protagonista dell'esecuzione di un operaio poco solerte sventata da una pistola che fa cilecca, incredibilmente. Le ultime parole sono un "w il fuhrer" pronunciato con la flemma schizofrenica di un Hannibal qualunque. Liam Neeson si traveste follemente da cumenda berlusconico: stempiato, naso virile, doppiopetti impeccabili, finezze nel corrompere i capoccia e nell'intrattenere gli ospiti. E un samaritano fin troppo buono che sfiora il ridicolo quando si incazza perchè è credibile come Paolo Bonolis quando fa le interviste "serie" a Donato Bilancia. Tiene lezioni sull'etica del potere al pazzo Amon Goeth (contraffazione di Goethe e inutile stilettata allo spirito tedesco), si dimostra tanto dritto da scopare in ufficio, se ne frega degli ebrei ma poi rischia il culo e piange come un vitello perchè pentito di non averne salvato altri. E questo dopo un memorabile comizio tenuto agli operai ebrei direttamente in fabbrica, stile autunno caldo. Ma di cosa si pente il nostro idiota Dostoevskiano? Ha salvato la personificazione degli infortuni della virtù, la camerierina Helen Hirsch, dalle fauci della bestia in calore Fiennes/Goeth/Goethe, evitandogli di rifare Il portiere di notte in quel di Vienna, dove vorrebbe condurla il folle nazista. E riuscito a innaffiare con gli idranti i deportati nei vagoni in attesa di partire, ordinando alle SS di elargire saltuariamente bottiglie di acqua minerale, manco si fosse nella tribuna vip di San Siro. Scene antologiche a iosa, di celebrato cattivo gusto, a cominciare da quella ragazzina col cappottino rosso sincronizzata con la musichetta da Lucio Fulci in vena di babyhorror, passando per le docce fredde, sostituitesi miracolosamente allo ziclon, per finire con le SS che tirano a indovinare il compositore strimpellato dal loro collega su un pianoforte giudeo, mentre il condomino è illuminato dal balugìnio dei colpi di mitra: "Bach? - Nein, nein, Beethoven!" E poi Schindler vasa vasa che finisce al fresco (al contrario di Totò Cuffaro) per aver dato un casto bacio a una ebrea appropinquatasi timidamente a porgergli auguri e regalo di natale, una torta preparata non si sa come dai prigionieri.I tipici tic spielberiani venutisi ad addossare ai pessimi dialoghi da sit-com di quarto ordine certo non aiutano a far esplodere la maestria che non ha mai avuto. Le ombre e i silenzi alternati a improvvisi scoppi di violenza, la freddezza kubrickiana avvelenata dal patetismo da sceneggiata connaturato a un regista beniamino dei ragazzini (ricordate lo SF strappacore Et?).