Titolo originale Prospero's Books.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 124 min.
- Gran Bretagna 1991.
MYMONETROL'ultima tempesta
valutazione media:
3,67
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Atmosfere manieriste per una lotta tra il bene e il male declinata nel linguaggio aspro ed icastico della mitologia pagana. La "tempesta" è la furia degli elementi che si trasforma nella danza delle passioni umane, un turbine che le composte attività dell'arte e della sapienza non riescono a contenere, ma solo a sublimare e tramandare. Il contrasto principale è quello tra il fragoroso esercizio del potere e la quieta e silenziosa pratica dello studio; il naufragio significa, da un lato, per l'erudito Prospero, l'eremitaggio che procura la salvezza dello spirito, dall'altro, per il fratello usurpatore ed il suo seguito, l'esilio che comporta la condanna della carne assetata di dominio.
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Atmosfere manieriste per una lotta tra il bene e il male declinata nel linguaggio aspro ed icastico della mitologia pagana. La "tempesta" è la furia degli elementi che si trasforma nella danza delle passioni umane, un turbine che le composte attività dell'arte e della sapienza non riescono a contenere, ma solo a sublimare e tramandare. Il contrasto principale è quello tra il fragoroso esercizio del potere e la quieta e silenziosa pratica dello studio; il naufragio significa, da un lato, per l'erudito Prospero, l'eremitaggio che procura la salvezza dello spirito, dall'altro, per il fratello usurpatore ed il suo seguito, l'esilio che comporta la condanna della carne assetata di dominio. L'isola è una sorta di paradiso/inferno, relegato ai margini del mondo, verso il quale i vari personaggi sono stati sospinti dal mare, che è sede delle trame del destino, nonché simbolo della potenza del Dio cristiano, mai espressamente invocato, eppure sempre sottinteso. È Lui il remoto ispiratore dello sforzo di conoscere, di quella storica ricerca di una verità universale che è raccolta, in un voluminoso corpus del sapere, nella biblioteca di Prospero. L'enciclopedismo va a braccetto con l'utopia, con il sogno di una società ideale che è la controparte "laica" del Regno dei Cieli. Il lontano traguardo è l'onniscienza, che imbocca la scorciatoia dell'occultismo per impadronirsi del soprannaturale, e vincere sulle disordinate forze del creato.
Calibano, figlio della strega, è l'incarnazione dell'istinto da dominare, e vive nel buio, nascosto dal caotico rigoglio della vegetazione selvaggia, immerso in un'oscurità che rappresenta la cecità dell'odio e dell'avidità, e la clandestinità dentro cui si rifugiano i vigliacchi e i traditori. Le scene luminose del film sono invece esteticamente organizzate secondo precise architetture e coreografie, con solari profondità prospettiche, piene di grano, frutti, fiori, cavalli bianchi, e attraversate da voli acrobatici ed equilibrismi, a simboleggiare la fertile lungimiranza della disciplina, che è pazienza nella fatica, e si coniuga con l'amore inteso come sacrificio e devozione.
Peter Greenaway carica il suo film di un decorativismo estremo, spesso sovraffollato di corpi nudi e, a tratti, straripante, che fa da plastico contrappeso alla verbosità irruente del testo shakespeariano, realizzando uno splendido equilibrio tra parole e immagini. Quando si dice: il cinema allo stato puro. [-]
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Eccellente film di Greenaway - il migliore che ho visto finora - che prende "La Tempesta" di Shakespeare e la manipola a suo gradimento costruendo un film barocco, sensuale, mistico, kitsch, spettacolare e ridondante.
La dimensione grottesca è al massimo della sua potenza e conferisce al film un aspetto inusuale che lo rende unico, anche rispetto agli altri film dello stesso regista.
Come al solito Greenaway è bravissimo nell'estetica: abbiamo dunque inquadrature e scenografie che sembrano spuntare da quadri del '500, impreziosite da effetti speciali modernissimi - almeno per l'epoca - che accentuano il tono estraniante del film.
Anche le musiche di Michael Nyman sono molto belle e originali.
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Eccellente film di Greenaway - il migliore che ho visto finora - che prende "La Tempesta" di Shakespeare e la manipola a suo gradimento costruendo un film barocco, sensuale, mistico, kitsch, spettacolare e ridondante.
La dimensione grottesca è al massimo della sua potenza e conferisce al film un aspetto inusuale che lo rende unico, anche rispetto agli altri film dello stesso regista.
Come al solito Greenaway è bravissimo nell'estetica: abbiamo dunque inquadrature e scenografie che sembrano spuntare da quadri del '500, impreziosite da effetti speciali modernissimi - almeno per l'epoca - che accentuano il tono estraniante del film.
Anche le musiche di Michael Nyman sono molto belle e originali.
Un film eccellente cui si può trovare un solo difetto: la volontà del regista di non rinunciare a nulla, quando invece qualcosina si poteva pur tagliare, sacrificandola ad una maggiore omogeneità della storia. Tutto sommato, però, "L'Ultima Tempesta" è una grande lezione di Cinema.
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Il regista deve ringraziare (oltre a Shakespeare) Fellini e Pasolini, surrealismo,dissacrazione,teatralismo,sogno,magia,colori come nei quadri di Piero Della Francesca e composizioni pienamente Barocche, rendono il film pieno di simbolismi, forse anche troppi per la mediocrità della società, ma non voglio essere troppi pessimista......in fondo è solo un pensiero delle 3:20.
E' come in un sogno senza una regola, è come una notte d'insonnia
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Trovo che riscrivere La tempesta sia un lavoro estremo che debba esplorare i confini dell'azzardo partendo da una esplosione visiva che inglobi tutta l'arte che la tempesta di shakespeare stessa tendeva ad includere. Il barocco che il grande drammaturgo contribuiva a valorizzare è punto di partenza indispensabile per una "parodia" che possa definirsi moderna e compiuta. Il compendio artistico che Greenaway alla fine realizza è da definirsi per davvero meta-arte come lui stesso voleva senza tralasciare nemmeno l'uso del digitale che gli permette di sperimentare tecnicamente il limite del dispositivo filmico, come avrebbe senz'altro fatto Shakespeare al suo posto.
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