Con queste parole inizia il film del regista francese Patrice Leconte. Una narrazione limpida che si snoda tra passato e presente, tra ricordi infantili e vicende attuali. Il protagonista Antoine, un ragazzino di dodici anni che si infatua della parrucchiera del paese, Madame Schaffer, decidendo così che, una volta adulto, sposerà una parrucchiera. E’ ammaliato dal profumo di colonia del negozio, dalle mani che attraversano i suoi capelli durante lo shampoo e dal seno che riesce ad intravedere quando lei gli taglia i capelli. Il padre gli insegnava che la vita, tutto sommato, è un qualcosa di semplice, perché basta desiderare ardentemente qualcosa affinché si realizzi e, se ciò non accade, significa che non si è desiderato abbastanza. E, infatti, per Antoine, non c’è sogno irrealizzabile e, a cinquant’anni, sposa la parrucchiera Mathilde, interpretata da Anna Galiena. La loro è una storia di una passione che travolge, che inebria i sensi, un’apologia del piacere, del desiderare e dell’essere desiderato. Tutto il resto non serve, è inutile perché ciascuno dà all’altro quello di cui necessita. Ma sugli occhi di Mathilde s’intravede un velo di malinconia, di paura e di terrore: il timore che un giorno tutto ciò possa finire. Il timore di non essere più desiderati, di invecchiare, il timore che la passione lasci il posto alla tenerezza, senza sapersene accontentare. E così un giorno, dopo essersi lasciati trasportare dall’ultimo piacere, durante un temporale Mathilde esce dal negozio, dal loro nido d’amore, con la scusa di andare a fare una commissione, ma si getterà nel fiume. Perché… perché il pensiero che un giorno ci si possa separare la tormenta e per non essere mai più dimenticata, come se fosse più vivo di ricordo di qualcuno che non c’è più, rispetto a chi è ancora accanto a noi. Perché il tempo plasma le idee che abbiamo dell’altro e sparire vorrebbe forse dire rendere eterno il momento prima che si è vissuto. Perché per Mathilde diventa quasi impossibile permettersi di vivere qualcosa di bello, puro. Perché tutto è destinato, se non a finire, a trasformarsi e a divenire… pensiero inaccettabile.
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