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dandy
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domenica 3 gennaio 2021
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"sapevo che non avremmo mai potuto vincere."
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All'opera seconda,il regista punta all'avanguardia del ventennio precedente(l'inizio e il finale alla Jonas Mekas,gli sprazzi kitch alla Kenneth Anger),e guarda al mondo dei tossicodipendenti di inizio anni '70 senza giudizi nè giustificazioni.Evitando compiacimenti e tenendo a bada le crudezze,si concentra su una narrazione a flashback prevalentemente sospesa(con un'azzeccata occasionale voce over)e dona vitalità nei personaggi normalmente assente in questo genere di film.Ottimo Dillon.Per certi versi pare un anticipo di "Trainspotting",ma senza goliardia trucida o prese di parte sulla droga nè sull'eventuale cessazione e ritoro alla vita normale.
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All'opera seconda,il regista punta all'avanguardia del ventennio precedente(l'inizio e il finale alla Jonas Mekas,gli sprazzi kitch alla Kenneth Anger),e guarda al mondo dei tossicodipendenti di inizio anni '70 senza giudizi nè giustificazioni.Evitando compiacimenti e tenendo a bada le crudezze,si concentra su una narrazione a flashback prevalentemente sospesa(con un'azzeccata occasionale voce over)e dona vitalità nei personaggi normalmente assente in questo genere di film.Ottimo Dillon.Per certi versi pare un anticipo di "Trainspotting",ma senza goliardia trucida o prese di parte sulla droga nè sull'eventuale cessazione e ritoro alla vita normale.Ispirato al racconto autobiografico di James Fogle.Particina per il grande William Burroughs,prete tossico con la teoria politica sulle droghe.
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[+] un solido film di denuncia.
(di no_data)
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sir branco
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martedì 18 ottobre 2016
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un van sant ancora troppo generazionale
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Drugstore Cowboy è la storia di un gruppo di ragazzi che vive un’esistenza allo sbando basata sull’uso quotidiano di stupefacenti che si procurano svaligiando le farmacie di mezza Portland. Van Sant quindi, dopo Mala Noche, decide di continuare a raccontare le classi più basse, in questo caso i giovani sbandati.
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Drugstore Cowboy è la storia di un gruppo di ragazzi che vive un’esistenza allo sbando basata sull’uso quotidiano di stupefacenti che si procurano svaligiando le farmacie di mezza Portland. Van Sant quindi, dopo Mala Noche, decide di continuare a raccontare le classi più basse, in questo caso i giovani sbandati. La presenza massiccia di stupefacenti nella storia dà l’opportunità a Van Sant di sperimentare dando vita a una regia che da ipnotica passa a psichedelica. La struttura comincia comunque a diventare relativamente più classica e le inquadrature cominciano ad avere più respiro. Questo film introduce poi un forte humour, tanto da renderlo, sebbene quasi ovunque sia etichettato come un drama o crime movie, come una vera e propria commedia d’autore. Più specificatamente una commedia nera.
Con questo secondo film possiamo comunque cominciare a fare due conti e a scoprire quali sono i temi cari a Van Sant. Ci sono sempre gli invisibili della società. C’è sempre la città di Portland. C’è sempre un uso importante della voce narrante. La morte è sempre presente ma ancora più importante spesso annunciata. C’è la vita prima della storia. E Van Sant si dimostra sempre interessato alla vita reale, e non per caso questo secondo film è basato su un romanzo autobiografico scritto da James Fogle, mentre Mala Noche era basato su un racconto sempre autobiografico di Walt Curtis. E inoltre i suoi primi film sono impregnati di Beat Generation, tanto da annoverare Burroughs nel ruolo di un prete tossico in Drugstore Cowboy.
Ed è questo secondo me il problema più grande della prima fase vansantiana: il suo essere ancora troppo generazionale.
P.S.: Sto sperimentando con Youtube, se volete supportarmi in questo esperimento visitate youtube.com/watch?v=spFBoNGHVnA per vedere il video dedicato a Drugstore Cowboy aiutandomi con un "mi piace", un’iscrizione o anche solo con una visualizzazione e se possibile fatemi sapere cosa ne pensate. Vi ringrazio :)
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gagnasco
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mercoledì 28 luglio 2010
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un cowboy nudo
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Bob è un tossicomane a capo di una banda composta da altri 3 tossici tra cui la moglie Diana, l'amico Rick e la donna di questo, Nadine. La loro filosofia è quella di derubare le farmacie, i luoghi per eccellenza dove si fabbricano le droghe della nostra società. Alle spalle di Bob un poliziotto un po' paternalista che in fondo spera nel bene del ragazzo. Una piacevole e avvincente storia di rapine e fughe arricchita da parentesi fatte di paranoie e considerazioni sulla droga, specie in rapporto alla vita banale governata e sedata dalle droghe legali.
Nel complesso un film da 2 stelle ma la presenza di William Seward Burroughs fa guadagnare al film almeno una stella in più perchè è per noi borghesucci che non c'entriamo niente con quel mondo e non possiamo immaginarlo neppure lontanamente ("una persona non sa che emozioni proverà tra 5 minuti, un tossico lo sa perfettamente solo leggendo un etichetta")l'unica garanzia di aver assistito a una storia e aver ascoltato un pensiero della beat generation.
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Bob è un tossicomane a capo di una banda composta da altri 3 tossici tra cui la moglie Diana, l'amico Rick e la donna di questo, Nadine. La loro filosofia è quella di derubare le farmacie, i luoghi per eccellenza dove si fabbricano le droghe della nostra società. Alle spalle di Bob un poliziotto un po' paternalista che in fondo spera nel bene del ragazzo. Una piacevole e avvincente storia di rapine e fughe arricchita da parentesi fatte di paranoie e considerazioni sulla droga, specie in rapporto alla vita banale governata e sedata dalle droghe legali.
Nel complesso un film da 2 stelle ma la presenza di William Seward Burroughs fa guadagnare al film almeno una stella in più perchè è per noi borghesucci che non c'entriamo niente con quel mondo e non possiamo immaginarlo neppure lontanamente ("una persona non sa che emozioni proverà tra 5 minuti, un tossico lo sa perfettamente solo leggendo un etichetta")l'unica garanzia di aver assistito a una storia e aver ascoltato un pensiero della beat generation. Le musiche calzano bene la vicenda e la situazione, saranno riprese per "il pasto nudo" di Cronenberg, tratto non dall'omonimo romanzo di William Seward Burroughs II.
Da vedere
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paride86
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martedì 3 febbraio 2009
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buono
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Van Sant racconta la vita di un gruppo di criminali tossicomani. La storia è vista dalla prospettiva dei drogati, in particolare da quella di Bob, capobanda che cerca poi di redimersi.
Van Sant riesce a mettere il giusto mix di ironia e drammaticità, gli attori sono molto bravi e tutto sommato il film funziona bene.
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faber/bukettes
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mercoledì 31 dicembre 2008
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il mondo dei drogati (e non solo) di gus van sant
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2° opera di gus van sant che esplora con lucidità il mondo e la vita dei drogati, con una grande forza espressiva che introduce il regista ai futuri capolavori sperimentali (e non) futuri
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houseoftherisingsun
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lunedì 21 gennaio 2008
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manca qualcosa
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Bene Dillon e Lynch, qualche tocco di classe di van sant ma nulla più.
Il film è piuttosto superficiale.
Volendo paragonarlo con Trainspotting, molto meglio quest'ultimo.
Non è il Van Sant di Gerry, Elephant, o Paranoid Park. Peccato!
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romeo79
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lunedì 8 gennaio 2007
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"l'angoscia di allacciarsi le scarpe"
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Sta tutta in questa frase,semplice,apparentemente assurda,buttata lì ad un'infermiera del centro di recupero,la filosofia del film.O meglio la filosofia della tossicodipendenza descritta da Van Sant,quella "vera",quella "ragionata",quella "convinta".Qualcuno potrebbe bollare semplicisticamente una siffatta affermazione come assurda,o peggio ancora immatura,ma non c'è forse un'immagine migliore per poter descrivere lo stato d'animo di Bob(Matt Dillon)il protagonista di questo piccolo capolavoro nel suo genere."Un drogato convinto troverà sempre un modo di farsi,puoi parlargli per anni interi ma non lo convincerai mai a smettere...sarà fumo,sarà whiskey,o sarà un colpo alla testa,ma troverà sempre un modo per poter far fronte all'angoscia della vita quotidiana,a cominciare dall'allacciarsi le scarpe.
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Sta tutta in questa frase,semplice,apparentemente assurda,buttata lì ad un'infermiera del centro di recupero,la filosofia del film.O meglio la filosofia della tossicodipendenza descritta da Van Sant,quella "vera",quella "ragionata",quella "convinta".Qualcuno potrebbe bollare semplicisticamente una siffatta affermazione come assurda,o peggio ancora immatura,ma non c'è forse un'immagine migliore per poter descrivere lo stato d'animo di Bob(Matt Dillon)il protagonista di questo piccolo capolavoro nel suo genere."Un drogato convinto troverà sempre un modo di farsi,puoi parlargli per anni interi ma non lo convincerai mai a smettere...sarà fumo,sarà whiskey,o sarà un colpo alla testa,ma troverà sempre un modo per poter far fronte all'angoscia della vita quotidiana,a cominciare dall'allacciarsi le scarpe." Nulla a che vedere con "i figli della TV" che si dedicano al buco solo per emulazione,qui si tratta di "drogati" consapevoli,assolutamente certi cha la loro sia la sola via possibile...quella o spararsi alla testa.Ed in questo c'è da dire che Bob si dimostra uno che la vita la ama,perchè sceglie la via più difficile,quella di vivere e drogarsi,o meglio drogarsi per vivere.Non hanno bisogno di niente,lui e la sua banda,e non devono dimostrare niente a nessuno.Ci sono solo loro e le loro "drugs",prese direttamente alla fonte.Ospedali,farmacie,"drugstores" sono i loro posti di lavoro ed è li che si guadagnano da vivere.Il senso di assoluto distacco dalla realtà che il regista ci trasmette è assolutamente disarmante;l'appiattimento emotivo dei personaggi indica chiaramente il loro ristretto campo di coscienza, volutamente ristretto,a mio avviso,fino ad una totale regressione dell'intelletto.Regressione che si spinge fino alla sfera del magico,della superstizione,della credenza popolare,unici elementi ai quali i personaggi sembrano dare peso,nel loro stato di indotta semi-incoscienza.E da un malaugurato cappello sul letto si scatenano gli eventi che porteranno all'epilogo-inizio del film.Nadine(Heater Graham),"figlia della TV",morirà per overdose,e la paura della sfortuna,la consapevolezza di avere il malocchio,l'angoscia di essere senza scampo porteranno Bob alla decisione di disintossicarsi.Decisione e non necessità.E vissuta anch'essa con freddezza,con totale assenza di pathos.Scordatevi le scene di Trainspotting,qui la disintossicazione viene vissuta come una cosa del tutto ordinaria,senza segni di particolare sofferenza.Bob viene tentato più di una volta,ma non mostra alcun cenno di ripensamento.Appare sempre più chiaro che "la scelta" è la chiave di lettura della tossicodipendenza dei personaggi di Van Sant,piuttosto che la mera necessità biologica.Nel momento in cui "forze superiori" entrano in gioco,nel momento in cui Bob ha paura di ciò che lo aspetta,tutto a causa di quel cappello,cessa il bisogno di droghe.Ha scelto di averne abbastanza,è giunto il momento per lui di entrare in fabbrica,diventare produttivi e finalmente socialmente accettati.Perchè,come dichiara anche il vecchio sacerdote tossico (William Burroughs),la tossicodipendenza è soprattutto un fenomeno sociale."L'idea che uno possa scegliere di drogarsi senza dover per forza fare una fine orribile è per loro un tremendo anatema."La società deve "temere" le droghe come fattore deviante, distruttivo,inopinabilmente deprecabile,seppure come fenomeno assolutamente soggettivo,sebbene una persona possa scegliere consapevolmente come e quando drogarsi,e smettere.
P.S. Non mi drogo!!
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(di conan)
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federico
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lunedì 13 novembre 2006
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un gioiello di film
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Considero qs film un vero capolavoro nel suo genere. Scusate ma non ho parole per descrivere questa vera perla del cinema. Che stile, che classe! Da vedere assolutamente! Grande Dillon! Grande lucidità registica e nessun falso moralismo. Un film perfetto in ogni dettaglio!!!
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(di 7410marco)
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raf
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mercoledì 26 luglio 2006
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inutile????!!!!
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io credo invece che sia uno dei film più sinceri sull'argomento.....decisamente meglio di trainspotting (che resta comunque un film di buon livello)
che tende a spettacolarizzare troppo certi aspetti della questione..ecco ritengo trainspotting un pò furbo (grazie anche alla colonna sonora), drugstore cowboy più realistico e cinematograficamente migliore. bravo matt dillon e ottima regia.
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luca
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domenica 22 gennaio 2006
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un film inutile
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Onestamente lo trovo fasullo, mal recitato, mal fotografato, fiacco e deprimente, in una sola parola: inutile. Ben altra cosa Train Spotting, un film spietato e disperato che consiglio a tutti coloro che vogliano veramente capire qualcosa dell'inferno dei tossici. Ciao
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