Prodotto nel 1988 e riuscito al cinema nel 2015 “Hotaru no haka”, titolo originale, racconta il terribilebombardamento americano del 17 marzo del 1945, durante la Seconda Guerra mondiale, che costò la vita a 8.800 abitanti e distrusse più del 20% dell'area urbana.
L'evento aveva ispirato il romanzo “Una tomba per le lucciole”del 1967 scritto da Nosaka Akiyuki, uno scrittore che era distrutto dal dolore per aver perso la sorella minore nel Giappone proprio in quella data.
Isao Takahata dal romanzo ha trattoil film omonimo animato ambientandolo nell’isola devastata dalla guerra. Siamo, infatti, a Kobe nell'isola di Honshu, in Giappone, nel giugno del 1945, mentre gli attacchi delle forze armate americane con bombe incendiarie, si fanno sempre più intensi.
Seita e Setsuko sono due fratelli in fuga che cercano riparo essendosi disuniti dagli altri membri della famiglia, in particolare dalla loro madre. Immensi incendi stanno distruggendo interi villaggi, le cui case erano costruite prevalentemente in legno. Alla fine vedono la città di Kobe ridotta in cenere.
Seita si mette in cerca della madre che scoprirà essere ferita, lasciando la sorellina da una vicina riconosciuta tra gli sfollati, e dovrà purtroppo verificare che le ferite erano talmente gravi da procurarle la morte. Assisterà quindi alla cremazione riportando le ceneri in uno scatolone che nasconderà alla vista della sorellina. Dire a lei che la madre è morta significa anche dirlo a se stesso.
I due fratelli vanno a stare dalla zia, la sorella del padre e Seita si sente sempre più responsabile del benessere della sorella che cerca di viziare. Sembra proprio che il suo unico scopo nella vita sia quello di prendersi cura di lei: ci gioca, la lava, la accudisce in tutto e per tutto, disinteressandosi di tutto il resto. Il filmato mostra con tenerezza tutti i giochi che lui si inventa per intrattenere la bambina, la porta al mare, la fa giocare con la sabbia, le promette di insegnarle a nuotare quando sarà un po’ più grande e, soprattutto giocano con le lucciole che useranno come luci di notte.
Seita scrive al padre militare della Marina Imperiale Giapponese, una lettera per comunicargli la morte della madre, sempre di nascosto dalla sorella verso la quale è molto protettivo.
Il disinteresse di Seita per tutte le altre cose che non siano stare con la sorellina, provocherà una forte irritazione nella zia che si aspetta aiuto e gratitudine dai due orfanelli e gli rinfaccia di stare tutto il giorno senza far niente e di mangiare a sbafo, mentre zio e cugino lavorano per la Nazione. Dopo l’ennesimo rimprovero della zia, venduti i preziosi kimono della madre per mangiare un po’ di riso bianco, e racimolati in banca un po’ di soldi lasciati sul conto, i due fratellini se ne vanno a vivere per conto loro. Dove? La loro casa non c’è più e tutto il loro quartiere è stato raso al suolo. Hanno uno zio a Tokio da parte di madre ma non ne conoscono l’indirizzo, quindi se ne vanno a vivere in una grotta, ex rifugio antiaereo, dove spesso andavano a giocare. Finalmente faranno ciò che vogliono!
Nonostante Seita si ingegni nel trovare vecchi fornelli da riesumare e strumenti per attrezzare la casa, la vita sarà dura e faticosa, il cibo diventa scarso e sembra che nessuno più aiuti più i due orfanelli. Seita finirà per aspettare gli attacchi aerei degli Americani per correre, rischiando, nelle case a rubare cibo e vestiti mentre gli abitanti scappano o sono al rifugio.
Questa escalation nella vita di stenti porterà a tragiche conseguenze. La piccola Setsuko si ammala, si riempie di bolle e ha sempre la diarrea. Finalmente Seita la porterà da un medico che constaterà, tardi purtroppo, che il suo male è dovuto a cattiva nutrizione pertanto non ci sono medicine per farla guarire ma solo un buon cibo.
Seika, andato in cerca di cose buone e sane per la sorellina, scopre che la guerra è finita, il Giappone si è arreso, ma la Marina Imperiale è stata annientata. Svanita così anche la speranza di rivedere il padre, piange disperatamente.
Trova finalmente del cibo sano e corre a portarlo dalla sorellina, ma ormai sarà troppo tardi. Curerà in prima persona e fino all’ultimo il funerale della bimba, compresa la cremazione, e metterà le sue ossa in una scatola di caramelle che lei amava tanto. Poi si trascinerà in città vivendo come un barbone. Morirà di stenti e dopo la sua morte si ricongiungeranno i due spiriti felici.
È stato lo stesso Takahata a rivelare come il romanzo di Akiyuki Nosaka lo abbia colpito nel profondo, ricordandogli il drammatico periodo della Seconda Guerra mondiale e dei bombardamenti che distrussero le maggiori città giapponesi. Fu proprio questa profonda commozione a convincerlo a trasformare il romanzo in un film d'animazione.
Distribuito in Giappone una prima volta trent’anni fa, Il film, fatto apposta per commuovere, è straziante anche se Isao Takahata cerca di trattare con (apparente) leggerezza i temi drammatici delle conseguenze della guerra.
Il regista, morto un anno fa, è stato co-fondatore nel 1985 assieme a Hayao Miyazaki del celebre Studio Ghibli, produttore di molti popolari film d’animazione.
L’influenza della cultura e del cinema d’animazione europeo sono stati la caratteristica distintiva dei due protagonisti dell’animazione giapponese. Isao Takahata in particolare aveva studiato in Francia dove aveva preso una laurea in Letteratura Francese, era un appassionato di Jacques Prévert, e aveva curato gli adattamenti e le traduzioni in giapponese del film di Grimault (rifacimento nel 1980 dell’incompiuto “La Bergère et le ramoneur” e di quelli di Michel Ocelot.
Gran parte dei lavori dello Studio Ghibli ha vinto premi nel campo dell'animazione, tra cui l’Anime Grand Prix, tanto che alcuni sono stati giudicati dalla critica tra i più bei film per bambini mai realizzati come “Il mio vicino Totoro” (1988), “Kiki – Consegne a domicilio” (1989) e “Principessa Mononoke”(1997). Nel 2002, “La città incantata” ha vinto l’Oscar per il miglior film d’animazione.
[+] lascia un commento a vanessa zarastro »
[ - ] lascia un commento a vanessa zarastro »
|