Sette chili in sette giorni |
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Un film di Luca Verdone.
Con Renato Pozzetto, Carlo Verdone, Tiziana Pini, Silvia Annichiarico, Lella Fabrizi.
continua»
Farsesco,
durata 91 min.
- Italia 1986.
MYMONETRO
Sette chili in sette giorni
valutazione media:
2,22
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un debutto troppo frettoloso e in parte avvilente.di Great StevenFeedback: 70013 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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giovedì 18 dicembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
SETTE CHILI IN SETTE GIORNI (IT, 1986) diretto da LUCA VERDONE. Interpretato da RENATO POZZETTO, CARLO VERDONE, TIZIANA PINI, SILVIA ANNICHIARICO, ELENA FABRIZI
Alfio Tamburini e Silvano Baracchi, due medici, usciti dall’università e promossi col minimo dei voti, sono ridotti a fare il primo il massaggiatore/callista e il secondo il venditore ambulante di articoli igienico-sanitari. Si ritrovano dopo tanti anni e decidono di aprire una lussuosa clinica dimagrante per pazienti di ambo i sessi, in cui il pagamento avviene al termine di una settimana durante la quale i ricoverati devono aver perduto almeno sette chilogrammi. Il progetto è però ostacolato dai parenti di Alfio, preoccupati per l’incompetenza dei due dottori, e dall’insistenza oppressiva di alcuni pazienti, specialmente un ragazzino dodicenne abilissimo nei furti a scopo di sopravvivenza. Quando poi Silvano trasgredisce le regole autoimposte fornendo da mangiare alla più attraente delle clienti, l’impresa fallisce definitivamente, con i pazienti che invadono le cucine e i due medici che finiscono in ospedale dopo un incidente stradale. Una volta dimessi, aprono la trattoria Ai due porconi, dove ci si abbuffa a non finire. Prolisso film comico di taglio barzellettistico. Per il suo esordio, L. Verdone si è fatto aiutare dal fratello Carlo che gli anche prestato due sceneggiatori esperti e rodati come Piero De Bernardi e Leonardo Benvenuti, ma l’utilità della collaborazione non si vede granché. Verdone e Pozzetto sono fra le poche note positive di una commedia diluita in una serie di situazioni farsesche con un debole filo conduttore e scarsi momenti di divertimento decisivo e brillante: il primo sfodera sempre la sua romanità prorompente e la sua carta “malincomica” che con gli anni, specialmente a partire dal film Io e mia sorella, affinerà abilmente fino a farne il suo inconfondibile marchio di fabbrica, mentre il secondo, col suo sguardo imbambolato e le argute trovate verbali un po’ surreali e funamboliche e naturalmente la sua corporatura massiccia, riesce a strappare meritevolmente risate grasse servendosi del suo consueto umorismo tipicamente lombardo e agreste. Tra gli attori di secondo piano, spiccano E. Fabrizi nella parte di una paziente anziana che vuole ad ogni costo dimagrire e S. Annichiarico nel ruolo della moglie corpulenta di Verdone, da lui ripudiata e quasi detestata. La regia segue abbastanza correttamente l’evolversi naturale della storia, scritta bene ma recitata peggio, senza tuttavia luccicare particolarmente per acume o genialità. Probabilmente il difetto maggiore e quasi imperdonabile di questo comico diluito e asimmetrico è la fretta: cucita velocemente la vicenda e girata con altrettanta, incomprensibile premura, il film appare fatto piuttosto alla carlona e non ragionato sufficientemente. Sia Pozzetto che i due fratelli Verdone hanno fatto di meglio.
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