Il miele del diavolo

Cecilia e Gaetano vivono una storia d'amore intensa e contrastata, fatta di litigi e rappacificazioni, di dominio e di sottomissione. Gaetano è un musicista, suona il sassofono e sta incidendo un disco che spera potrebbe essere importante. Cecilia è al suo fianco, ma non lega con Nicola, il produttore del disco, e la cosa crea tensioni anche con Gaetano, che con Nicola ha un rapporto particolare. Nel corso di uno dei tanti battibecchi, Gaetano cade con la moto e batte la testa. Sembra riprendersi e torna in sala d'incisione, ma ha un malore e viene trasportato in ospedale. A operarlo d'urgenza è chiamato il luminare dottor Dominici, che sta vivendo una grave crisi coniugale con la moglie Carole, che si sente trascurata e vuole il divorzio. Durate l'operazione, Dominici è turbato dal ricordo delle parole della moglie. Gaetano muore sotto i ferri e Cecilia ritiene il medico colpevole. Mette quindi in atto una crudele vendetta.

Chi è abituato ad associare il nome di Lucio Fulci all'horror, potrà trovare strano vedere la sua firma su questo morboso softcore erotico, ma non bisogna dimenticare che Fulci è stato un regista di molti, se non tutti, i generi.

Dal western al comico, dalla commedia di costume al poliziesco e via elencando, il regista ha dimostrato la sua disponibilità e versatilità ad affrontare ogni tipo di storia cercando di infondervi la propria personalità e il proprio mestiere. Questo film è stato realizzato in un momento difficile della vita di Fulci, gravato da seri problemi di salute che l'avevano costretto a una prolungata inattività forzata, e risente di un clima psicologico funereo e tormentato. Echi da La gabbia, film di Patroni Griffi dell'anno precedente cui Fulci aveva collaborato per la sceneggiatura, si innestano in una trama semplice, ma non priva di forza drammatica.

Il film inizia in modo bizzarro descrivendo un uso inventivo e paradossale del sassofono a fini erotici, ma disperde presto questa pulsione verso l'originalità. La prima metà del film si dedica infatti a raccontarci a sequenza alternate le vicissitudini relazionali delle due coppie formate rispettivamente da Cecilia e Gaetano e dal dottor Dominici, che ama andare a prostitute, e da sua moglie conseguentemente insoddisfatta. Se il rapporto tra i due giovani è fatto di battibecchi un po' petulanti e solo di rado da qualche spunto più interessante, quello della coppia matura viene descritto con situazioni e dialoghi che non vanno molto al di là della più vieta banalità. C'è anche un insolito, per Fulci, tono dimesso, se non sciatto, nella messa in scena che sembra risentire di una probabile ristrettezza del budget.

Nella seconda metà, quando il film si concentra sul morboso rapporto che viene a svilupparsi tra Cecilia e il dottor Dominici, il film prende in qualche modo quota alzando il tasso di crudeltà psicologica, mettendo probabilmente Fulci in un territorio che è capace di governare con più gusto, spingendo gli eccessi e trovando qualche situazione narrativa più originale, tra flashback veri e immaginari che delineano sempre più i contorni del contorto rapporto tra la protagonista e il fidanzato defunto.

Blanca Marsillach è generosa, ma non ha in questo film la forza espressiva per reggere un ruolo così impegnativo e riesce solo a tratti a essere credibile, pur avendo qualche momento di buona intensità. Più in parte Stefano Madia, che dà a Gaetano il giusto fascino sfrontato, mentre il veterano Brett Halsey risulta capace e funzionale anche in un ruolo ingrato e Corinne Clery è sobria ed efficace. Lucio Fulci si ritaglia un vivace cameo nei panni di un venditore di amuleti dell'amore in una bancarella di Venezia, doppiato in un improbabile dialetto veneziano. 