sergiofi
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venerdì 26 febbraio 2016
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quante "chicche" in un solo film
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"Heartburn" (Heartburn - Affari di cuore) è un film del 1986 che, visto trenta anni dopo in lingua originale (la versione doppiata è davvero mediocre), si fa ancora apprezzare per la sua piacevolezza e le molte curiosità. Meryl Streep, attrice già molto affermata, lo girò due anni dopo "Falling in love" (1984, Innamorarsi) nel quale raccontava la storia di un innamoramento in un memorabile duetto con Robert De Niro. Stavolta con la regia di Mike Nichols e la sceneggiatura di Nora Ephron, affiancata da un altro partner di eccezione come Jack Nicholson, mette in scena quella di un disinnamoramento. Tutto va visto in ottica anni'80, ovviamente. Ma Meryl Streep e i suoi straordinari partners sullo schermo brillano di classe pura e lasciano il segno.
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"Heartburn" (Heartburn - Affari di cuore) è un film del 1986 che, visto trenta anni dopo in lingua originale (la versione doppiata è davvero mediocre), si fa ancora apprezzare per la sua piacevolezza e le molte curiosità. Meryl Streep, attrice già molto affermata, lo girò due anni dopo "Falling in love" (1984, Innamorarsi) nel quale raccontava la storia di un innamoramento in un memorabile duetto con Robert De Niro. Stavolta con la regia di Mike Nichols e la sceneggiatura di Nora Ephron, affiancata da un altro partner di eccezione come Jack Nicholson, mette in scena quella di un disinnamoramento. Tutto va visto in ottica anni'80, ovviamente. Ma Meryl Streep e i suoi straordinari partners sullo schermo brillano di classe pura e lasciano il segno.
Da segnalare altre chicche. L'esordio di un giovane e imbranato Kevin Spacey (il ladro della rapina). La partecipazione di Catherine O'Hara (la mamma di Kevin in "Mamma ho perso l'aereo"), di Jeff Daniels e di Stockard Channing. Il cameo del regista Milos Forman. E dove mettiamo la splendida "Coming Around Again" di Carly Simon, colonna sonora del film che all'epoca spopolò? Infine come non ricordare "Incy Wincy Spider", la flastrocca che chiude il film e che ancora oggi ispira tante nonne che vissero da protagoniste quegli anni Ottanta da bere?
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francesca romana cerri
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venerdì 30 settembre 2016
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altro che trito e ritrito. film perfetto.
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Il Trito e ritrito non è mi nei temi, ma nel come si trattano. L'adulterio , tema trito e ritrito con una sceneggiatura banale diventa il dramma piccoloborghese della propria dignità ferita, così come con un interpretazione monolitica diventa l'eroismo della vittima e la colpevolizzazione del carnefice, ma in questa storia perfetta, delicata , fine, com'è fine la psicologia umana vediamo una vita che procede liscia, semplicemente gioiosa nelle piccole cose della vita ed a un certo punto la fine di tutto quel piccolo costruire, l'annullamento istantaneo perchè dentro ognuno di noi c'è un bambino che vuole divertirsi e continuare a divertirsi e allo stesso tempo un bambino che vuole la stabilità dell'affetto dell'altro.
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Il Trito e ritrito non è mi nei temi, ma nel come si trattano. L'adulterio , tema trito e ritrito con una sceneggiatura banale diventa il dramma piccoloborghese della propria dignità ferita, così come con un interpretazione monolitica diventa l'eroismo della vittima e la colpevolizzazione del carnefice, ma in questa storia perfetta, delicata , fine, com'è fine la psicologia umana vediamo una vita che procede liscia, semplicemente gioiosa nelle piccole cose della vita ed a un certo punto la fine di tutto quel piccolo costruire, l'annullamento istantaneo perchè dentro ognuno di noi c'è un bambino che vuole divertirsi e continuare a divertirsi e allo stesso tempo un bambino che vuole la stabilità dell'affetto dell'altro. E la forza di ricominiciare da soli e di sbattere quella torta in faccia , ridà tutta quella dignità che l'esser troppo bambini fa svanire.
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luigi chierico
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giovedì 25 febbraio 2016
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non e’ un affare di stato
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Se si va in un ristorante dove c’è un decantato e noto chef non si può mangiare come ogni giorno in casa propria. La storia che ci propone il regista Mike Nichols è l’autobiografia della sceneggiatrice Nora Ephron, una vicenda fritta e rifritta, senza sapore, senza sale,niente di piccante, non dice nulla di più di quel che oramai è la vita del 70% delle coppie.
A nulla è servito avvalersi delle enormi capacità interpretative dei due maggiori protagonisti Jack Nicholson e Meryl Streep nella parte della coppia di sposi Mark Forman e Rachel Samstat, destinata a scoppiarsi. Nulla qaestio quindi sull’impegno profuso dai due beniamini del pubblico, momenti esilaranti, che rasentano la follia in lui come ci ha abituati a vedere, per es.
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Se si va in un ristorante dove c’è un decantato e noto chef non si può mangiare come ogni giorno in casa propria. La storia che ci propone il regista Mike Nichols è l’autobiografia della sceneggiatrice Nora Ephron, una vicenda fritta e rifritta, senza sapore, senza sale,niente di piccante, non dice nulla di più di quel che oramai è la vita del 70% delle coppie.
A nulla è servito avvalersi delle enormi capacità interpretative dei due maggiori protagonisti Jack Nicholson e Meryl Streep nella parte della coppia di sposi Mark Forman e Rachel Samstat, destinata a scoppiarsi. Nulla qaestio quindi sull’impegno profuso dai due beniamini del pubblico, momenti esilaranti, che rasentano la follia in lui come ci ha abituati a vedere, per es. Codice d’onore, momenti di gioia e felicità accompagnati da sguardi luminosi a languidi, tristi disperati in lei come per es. in I ponti Madison County. Una bellissima partecipazione è quella della figlia dei coniugi Forman-Samstat, interpretata da Mary Willa Gummer, figlia dell’attrice protagonista. Non c’è proprio nulla di nuovo o di originale in questa modestissima vicenda, le solite bugie,tradimenti, pseudo pentimenti, abbandoni, riappacificazione, il solito gioielliere che scopre la tresca (mai regalare qualcosa all’amante per non vedersi tirare una torta in faccia). Fotografia,scenografia e musica modeste, si salva il dialogo serrato tra i due andati in matrimonio controvoglia :”non mi voglio sposare” dice lei e lui di rimando”Neanche io” “Se ci sposiamo rovineremo tutto,finiremo col fare pazzie”. Lui sornione, come spesso gli è facile dimostrare d’essere, induce l’incerta Rachel ad andare a promettere con lui eterna fedeltà finché morte non giunga. Sono le ultime parole famose per tantissimi, e così ci si aspetta che sarà anche per Mark e Rachel, nessuna sorpresa dunque; la sorpresa sarebbe stata se quel che accade non fosse accaduto. I figli,uno o due non bastano a salvare un matrimonio. A proposito il primo lo si vede nascere e mostra il suo volto, il secondo è infagottato,mostra un’anonima testa senza l’ombra di un capello( !! ).
Certo si apprezzano alcuni momenti eccezionali di entrambi gli attori, i due monologhi di lui al figlio o figlia che deve nascere, la gioia di lei quando la piccola pronuncia la prima sillaba, la prima parola della figlia.
Poi lei,reduce da un primo matrimonio, è ossessionata dai dubbi,va alla ricerca, una prima ed una seconda volta, della scoperta di una verità temuta. Dinanzi al fallimento la si vede, incinta, perdere la testa e correre in casa, per la strada,essere sciatta,disordinata, disorientata, alla caccia di un taxi, povera donna!-Bravissima. I due salvano il film dal fallimento ma resta appena mediocre. Peccato una prestigiosa cornice per un così brutto quadro. chibar22@libero.it
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achab50
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giovedì 25 febbraio 2016
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ritorno sul luogo del delitto
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Ci sono dei film che dopo sessant'anni conservano il loro incanto, o semplicemente la giustificazione della loro esistenza. Non stiamo parlando di Heartburn ma di "il settimo sigillo" di Bergman.
Ho avuto l'occasione di rivedere Heartburn (al cinema avevo 35 anni) proprio ieri alla TV e devo dire che avrei fatto meglio ad occuparmi d'altro. Una Streep piagnucolosa, insopportabile, perennemente incinta e scarmigliata che qualunque marito si sentirebbe in dovere di cornificare, ed un Nicholson che per una volta fa di tutto, ma proprio di tutto, per sembrare una persona normale e non il pazzo psicopatico che è nella vita e nei suoi film, e che lo ha fatto il grande interprete che è.
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Ci sono dei film che dopo sessant'anni conservano il loro incanto, o semplicemente la giustificazione della loro esistenza. Non stiamo parlando di Heartburn ma di "il settimo sigillo" di Bergman.
Ho avuto l'occasione di rivedere Heartburn (al cinema avevo 35 anni) proprio ieri alla TV e devo dire che avrei fatto meglio ad occuparmi d'altro. Una Streep piagnucolosa, insopportabile, perennemente incinta e scarmigliata che qualunque marito si sentirebbe in dovere di cornificare, ed un Nicholson che per una volta fa di tutto, ma proprio di tutto, per sembrare una persona normale e non il pazzo psicopatico che è nella vita e nei suoi film, e che lo ha fatto il grande interprete che è. Un grosso passo falso.
La vicenda è esilissima, talmente esile che nemmeno si capisce (se non leggendo le locandine) che professione o mestiere svolgano gli interpreti.
C'è però una figura ben disegnata e ben recitata nel film: è il padre della Streep, per dire come il tempo cambia le carte in tavola.
dunque film vecchio, senza trama, con attori generalmente fuori parte, troppo lungo, troppo angosciosamente in interni, troppo prevedibile.
Ma chi me l'ha fatto fare!
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