La mia vita a quattro zampe

Film 1985 | Drammatico +13 101 min.

Titolo originaleMit liv som hund
Anno1985
GenereDrammatico
ProduzioneSvezia
Durata101 minuti
Regia diLasse Hallström
AttoriAnton Glanzelius, Anki Lidén, Tomas von Brömssen, Melinda Kinnaman, Kicki Rundgren Lennart Hjulström, Ing-Marie Carlsson, Leif Ericson (II), Christina Carlwind, Ralph Carlsson.
TagDa vedere 1985
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 3,01 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Lasse Hallström. Un film Da vedere 1985 con Anton Glanzelius, Anki Lidén, Tomas von Brömssen, Melinda Kinnaman, Kicki Rundgren. Cast completo Titolo originale: Mit liv som hund. Genere Drammatico - Svezia, 1985, durata 101 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,01 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 12 dicembre 2018

Dal romanzo di Reidar Jonsson. Negli anni Cinquanta, un ragazzino di dodici anni vive le gioie e le scoperte della sua età, nonostante i drammi familiari. Il film ha ottenuto 2 candidature a Premi Oscar, ha vinto un premio ai Golden Globes,

Consigliato sì!
3,01/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,01
CONSIGLIATO SÌ

Dal romanzo di Reidar Jonsson. Negli anni Cinquanta, un ragazzino di dodici anni vive le gioie e le scoperte della sua età, nonostante i drammi familiari (la madre muore, il suo cagnetto deve essere abbandonato).

Francesco Rufo
venerdì 10 luglio 2009

La mia vita a quattro zampe è un apologo sulla crescita, sul passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Oscilla tra fiducia nella vita e malinconie, alterna commedia e tragedia, le intreccia, si sofferma sulla via mediana, il tragicomico. Il film è segnato dalla ricorrenza di due leitmotiv, che sospendono la narrazione e rappresentano l’interiorità di Ingemar, il quale si chiude in se stesso, nei suoi pensieri: si esce dal tempo cronologico, si entra nel tempo interiore. Il 1° leitmotiv è un’immagine sbiadita da una luce accecante (immagine pensata, ricordata, sognata) che ritrae Ingemar e la madre ridenti davanti a uno specchio d’acqua; l’immagine è accompagnata dalle parole di Ingemar: «Avrei dovuto raccontarle sempre tutto. A mamma piacciono le storie». Questo leitmotiv espone: nell’immagine, il legame naturale tra madre e figlio (si pensi all’acqua come simbolo materno); nelle parole di Ingemar, il desiderio del bambino di comunicare con la madre e di esprimerle affetto attraverso il racconto di storie, attraverso la narrazione. Il 2° leitmotiv è un’immagine dello spazio stellato, accompagnata dalle parole di Ingemar: «Bisogna sempre fare i confronti nella vita». Questo leitmotiv espone nell’immagine l’isolamento di Ingemar: il bambino si isola per difendersi dalla realtà che lo soffoca, cerca un ritorno al tempo prima della nascita, nel grembo materno, quando il legame tra madre e figlio è più forte e il tempo per il nascituro non esiste. Questo isolamento è rifiuto del mondo, degli altri, della crescita, dello scorrere del tempo, un rifiuto cui Ingemar giunge in conseguenza della morte della madre come evento che segna la tragica irruzione del tempo nella sua vita, la rottura del presente. Ma nel 2° leitmotiv abbiamo anche le parole di Ingemar, «Bisogna sempre fare i confronti nella vita». Ingemar, per rincuorarsi, compara la sua tragedia personale (la malattia e la morte della madre, lo smembramento della famiglia), a strane, grottesche tragedie della cronaca. Coi suoi confronti, Ingemar vuole porre tutto a una giusta distanza, ridurre il dolore. I confronti sono un modo di instaurare un rapporto con il mondo, di trovare un posto nella realtà. Nel momento in cui Ingemar riesce a relazionarsi con la realtà, con gli altri, è pronto a uscire dall’isolamento, dall’infanzia, ad accettare la necessità dello scorrere del tempo, della maturazione. Nel film, si crea così una dialettica tra l’isolamento, cui si lega il rifiuto di crescere, e il confronto, cui si lega la coscienza della necessità di crescere.

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Frasi
C'è una cosa che mi da fastidio: quando penso a Laika. È terribile mandare un cane nello spazio senza prevedere quante provviste gli servono. Lei ha pagato per il progresso dell'umanità, ma non l'aveva mica chiesto.
Ingemar (Anton Glanzelius)
dal film La mia vita a quattro zampe
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

Stoccolma, sul finire degli Anni Cinquanta. Ingemar, un vispo bambino di 11 anni, vive con il fratello più grande e la madre in una casa alla periferia della capitale: scherzi, giochi, litigi, sgridate segnano il trascorrere del tempo. Finche un brutto giorno la mamma si ammala gravemente. Per il piccolo Ingemar è il momento di dire addio alla tranquilla e un po’ scapestrata spensieratezza dell’infanzia. [...] Vai alla recensione »

winner
miglior film straniero
Golden Globes
1988
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