il bravo
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lunedì 2 giugno 2008
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singolari coincidenze?
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La vicenda accade nell'arco di una notte. E' la storia di un giovane piuttosto ingenuo che crede di avere un'avventura con una bella donna che lo invita a casa sua in un quartiere equivoco della città.Le cose andranno diversamente:rimarrà senza soldi,con i panni bagnati,invischiato in una serie di furti.Arriverà a imbrattarsi del tutto e quindi finire chiuso in una trappola dove era entrato volontariamente per fuggire a un suo probabile omicidio.Verrà inaspettatamente liberato, in modo del tutto inconsapevole,da due ladri.Finalmente, nelle prime ore del giorno, ritorna a casa sano e salvo.Lieto fine.
Per chi ha visto Fuori Orario, ne avrà riconosciuto, in questo breve sunto, la trama. Sto scrivendo su un sito che parla di film e quindi non posso che aver parlato, per l'appunto, del bellissimo film di Scorsese.
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La vicenda accade nell'arco di una notte. E' la storia di un giovane piuttosto ingenuo che crede di avere un'avventura con una bella donna che lo invita a casa sua in un quartiere equivoco della città.Le cose andranno diversamente:rimarrà senza soldi,con i panni bagnati,invischiato in una serie di furti.Arriverà a imbrattarsi del tutto e quindi finire chiuso in una trappola dove era entrato volontariamente per fuggire a un suo probabile omicidio.Verrà inaspettatamente liberato, in modo del tutto inconsapevole,da due ladri.Finalmente, nelle prime ore del giorno, ritorna a casa sano e salvo.Lieto fine.
Per chi ha visto Fuori Orario, ne avrà riconosciuto, in questo breve sunto, la trama. Sto scrivendo su un sito che parla di film e quindi non posso che aver parlato, per l'appunto, del bellissimo film di Scorsese.Tuttavia se non ci fosse stato questo preciso contesto e nessun altro riferimento altri avrebbero potuto supporre che stavo descrivendo tutt’altra cosa... Pensateci un attimo sopra!Ve lo dico:la Quinta novella della Seconda giornata del Decameron di Giovanni Boccaccio, ovvero quella di Andreuccio da Perugia.Mi ci gioco la testa che il riferimento letterario è Boccaccio e non Kafka, come è stato scritto. Sono anzi meravigliato che nessuno abbia notato le somiglianze che sono notevolissime. Il mio dubbio, cattivello, è che il copione scritto da Joseph Minion altro non sia che un plagio. Lo definisco tale proprio perché nessuna menzione vien fatta della novella del Boccaccia nei titoli del film.Forse la mia fortuna è stata quella di aver visto questo film mentre leggevo il Decameron e quindi essermi accorto che le due storie sono troppo simili per trattarsi di una singolare serie di coincidenze.Credo anche che Scorsese non sappia neppure dell’esistenza della novella di Andreuccio da Perugina ma sono altresì convinto che Minion la conoscesse a menadito.Anzi,sono pure del parere che questi non avrebbe difficoltà a confessarlo se qualcuno glielo facesse notare. Mi piacerebbe sapere da altri se ritengono di essere del mio stesso parere.Per cui esorto i critici cinematografici, o i semplici lettori, a rileggere il Boccaccio e poi vedere il film.Sono anni che cerco un conforto a questa mia tesi.Ho scritto a diversi periodici ma nessuno mi ha mai riasposto.Confido che internet mi dia un qualche riscontro.Se avessi ragione sarebbe giusto riconoscere al nostro grande scittore i meriti che sono suoi e inserire Fuori Orario nelle opere cinematografiche che fanno riferimento al Decameron.Questo non toglie nla magia al film, che io considero un capolavoro.Anzi, lo esalterebbe.La vicenda picaresca di Andreuccio è psicologicamente sovrapponibile a quella surreale di Paul.Non penso che Minion abbia voluto barare perché i finali sono identici: Andreuccio verrà spinto sotto le minacce a entrare in un arca funebre da due furfanti. Paul è costretto a farsi "ingessare" in una statua di cartapesta altrimenti sarebbe stato linciato.I furfanti però non liberano Andreuccio anzi ve lo chiudono dentro. La signora che aiuta Paul, cessato il paricolo, si rifiuta di leberarlo.Andreuccio verrà salvato perché altri ladri aprono l'arca.Paul verrà salvato perché due ladri rubano la scultura che intrappola Paul.Ma né i ladri del film né quelli della novella si rendono conto di aver liberato un prigioniero.Le due storie hanno uguale partenza, medesimo percorso e identico finale.Certo il film è più complesso.Scrivetemi per scambiare parere.valerio.scrivo@virgilio.it
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(di laulilla)
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micron
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venerdì 8 giugno 2007
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un viaggio surreale negli inferi urbani di soho
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La sensazione che si prova alla fine del film, quando si vede albeggiare è una sensazione di tristezza, di malinconia. Sì, perchè ormai il film lo hai visto, lo hai vissuto, ormai è passato. Il viaggio è finito si torna nella quotidianità come lui, Paul Hackett.
la sensazione durante il film è quella di aver vissuto le disavventure di Paul. Soho come la massima espressione dell'incubo metropolitano, dove si materializzano tutte le paure, le angoscie e le ansie più recondite. Un luogo che ha le sue regole le sue leggi, che al calare delle tenebre entrano in gioco. Al suo interno ci vivono quelli da molti definiti come "animali notturni", che facciamo fatica a comprendere ma all'interno di SoHo hanno una loro logica.
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La sensazione che si prova alla fine del film, quando si vede albeggiare è una sensazione di tristezza, di malinconia. Sì, perchè ormai il film lo hai visto, lo hai vissuto, ormai è passato. Il viaggio è finito si torna nella quotidianità come lui, Paul Hackett.
la sensazione durante il film è quella di aver vissuto le disavventure di Paul. Soho come la massima espressione dell'incubo metropolitano, dove si materializzano tutte le paure, le angoscie e le ansie più recondite. Un luogo che ha le sue regole le sue leggi, che al calare delle tenebre entrano in gioco. Al suo interno ci vivono quelli da molti definiti come "animali notturni", che facciamo fatica a comprendere ma all'interno di SoHo hanno una loro logica. Nulla è casuale, nulla è fuori posto. SoHo, come un posto che oggi non esiste più, che rimane solo nei ricordi dei mille film girati, un posto deove la notte cambiano le regole.
L'atmosfera è surreale, sembra di vivere un sogno ben definito, ogni cosa ha il suo senso ogni cosa interverrà nella storia. Sì, come i fermacarte a forma di panini al formaggio, la Statua di cartapesta, la banconota da venti dollari e così via. Ogni cosa è ciclica, ogni cosa torna su se stessa. L'atmosfera di mistero che si avverte è notevole. Eppure non è un thriller, non è un giallo. Chi è Greg? Non lo sapremo mai. Cosa confabula kiki con Marcy quando Paul aspetta sul letto? non lo sapremo mai. Dove è stata Marcy quando arriva a casa e trova Kiki addormentata? Non lo sapremo mai.
Superata la fase di tristezza e di malinconia alla fine del film si entra nella fase in cui si cerca di dare spiegazioni, si ripensa alle scene e si prova un misto di emozione e sensazione di mistero. Quella sensazione ci accompagnerà per giorni, rivivremo alcuni momenti del film quando leggeremo le critiche cercate in modo avido in rete. E' un pò la storia di tutti noi. L'avventura che ognuno di noi sogna e al tempo stesso ha terrore di vivere. La musica che ci ha accompagnato nel viaggio ci risuona nella mente come un ossessione. La notte ed il suo fascino, vissuta nel fascino metropolitano della SoHo perduta, anche il mistero del fascino della notte non lo risolveremo mai.
La statua di cartapesta rappresenta l'inquietudine umana, la paura, ed è lì che ci guarda ci osserva e senza volerlo ci finiremo dentro.
A chi piace la notte penso questo sia il "Cult" assoluto. Perchè chi vive l'avventura è un uomo comune come noi, non è un eroe o altro. E' l'avventura che ognuno di noi potrebbe vivere in qualunque momento della nostra vita, una sera, per caso...
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(di vascelloebbro)
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sostanziale@hotmail.com
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venerdì 18 maggio 2007
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vedetelo.
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Raramente, pur trattandosi a volte di filmoni, mi vien voglia di rivederli, ma con Fuori Orario è successo per vari motivi. Primo fra tutti, è forse anche tra i principali, è il modo di procedere, assolutamente singolare, che ti mette a "disagio", per il semplice fatto che non riesci a definirlo, inquadrarlo, praticamente fino alla fine t'aspetti che accada qualcosa, che in un certo senso rivoluzioni l'andamento delle cose in atto, e ti rendi conto che non succede, che il film è volato via, in un'incessante cosumarsi di dinamiche, dai sapori e dagli effetti più disparati..a volte comico fino al grottesco, a volte angosciante con questo pover'uomo che suda, a volte tragico con estreme conseguenze, senza tralasciare alcune incursioni nel campo della seduzione e dell'erotico.
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Raramente, pur trattandosi a volte di filmoni, mi vien voglia di rivederli, ma con Fuori Orario è successo per vari motivi. Primo fra tutti, è forse anche tra i principali, è il modo di procedere, assolutamente singolare, che ti mette a "disagio", per il semplice fatto che non riesci a definirlo, inquadrarlo, praticamente fino alla fine t'aspetti che accada qualcosa, che in un certo senso rivoluzioni l'andamento delle cose in atto, e ti rendi conto che non succede, che il film è volato via, in un'incessante cosumarsi di dinamiche, dai sapori e dagli effetti più disparati..a volte comico fino al grottesco, a volte angosciante con questo pover'uomo che suda, a volte tragico con estreme conseguenze, senza tralasciare alcune incursioni nel campo della seduzione e dell'erotico..un vero è propio mix sapientemente orchestrato da Scorsese.
Secondo motivo per cui credo che sia un film che assolutamente chi ama il cinema non deve perdere, è perchè lo trovo colto, per varie ragioni, tanto per cominciare v'è il quartiere in cui si svolge che è Soho,è dunque si entra seppur fantasiosamente (non sò se i loft fossero effettivamente siti là) in questi mega appartamenti giganti, con tele, opere d'arte varie, sculture..inoltre uno dei libri che riesce a farci leggere il suo titolo, è niete poco di meno che Tropico del Capricorno di Miller, è tutti sappiamo di cosa si trata..insomma è costellato oltre che da quella gamma di sensazioni che provoca, anche da citazioni che in un film del genere non possono che non esser prova dell' alto profilo intellettuale.
Ovviamente sceneggiatura interessantissima, non dico altro, avendo già detto abbastanza, non vi rubo altro tempo..anzi scusate..e se non l'avete visto..correte!
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andrea b
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martedì 26 ottobre 2010
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una divertente commedia
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Un tecnico di computer capita per caso in un quartiere newyorkese,Soho,dove gli accadrà una disavventura dopo l' altra.Una commedia molto ironica ma che non sfocia mai nel banale.Nasce come film senza troppe pretese, ma diventa più di una piacevole operetta che ci mostra la sfortunata serie di eventi di Paul Hackett con un buona colonna sonora.Un personaggio capitato a sua insaputa in un mondo caotico che si oppone alla sua ordinaria vita priva di qualsiasi colpo di scena.Senz' altro una delle migliori commedie degli ultimi tempi.
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amarolucano
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mercoledì 16 febbraio 2011
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godibilissimo
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Un film che inizialmente non sembra avere nulla da dire, poi con il correre dei minuti la storia prende corpo e il film diventa decisamente accattivante. Tra disavventure e sfortunate coincidenze, con tanta ironia e freschezza, questo film alla fine convince completamente e merita un voto altissimo...
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chriss
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domenica 5 settembre 2010
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capolavoro metafisico by night...
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Fuori Orario (After Hours) è il capolavoro metafisico by night di Martin Scorsese. E' un film assurdo, quasi surreale. La sua trama, perfettamente circolare, fa pensare più ad un incubo notturno (e metropolitano) che ad altro. Sembra fatto apposta per gli insonni o per chi, come il protagonista, è in cerca di avventure galanti. Paul Hackett, un programmatore di computer, fa amicizia in un bar/ristorante con la bella biondina Marcy (Rosanna Arquette). La ragazza, che gradisce la sua compagnia, gli lascia il numero di telefono della sua amica Kiki, una scultrice che vive nel quartiere di Soho. Sono le 23e32 quando Paul esce di casa. Prende un taxi, guidato a gran velocità da un folle conducente.
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Fuori Orario (After Hours) è il capolavoro metafisico by night di Martin Scorsese. E' un film assurdo, quasi surreale. La sua trama, perfettamente circolare, fa pensare più ad un incubo notturno (e metropolitano) che ad altro. Sembra fatto apposta per gli insonni o per chi, come il protagonista, è in cerca di avventure galanti. Paul Hackett, un programmatore di computer, fa amicizia in un bar/ristorante con la bella biondina Marcy (Rosanna Arquette). La ragazza, che gradisce la sua compagnia, gli lascia il numero di telefono della sua amica Kiki, una scultrice che vive nel quartiere di Soho. Sono le 23e32 quando Paul esce di casa. Prende un taxi, guidato a gran velocità da un folle conducente. Gli unici 20 dollari che ha, gli volano via dal finestrino: un caso? No! E' il simbolo delle sfortune e delle stranezze che capiteranno al ragazzo. I personaggi del film sono grotteschi, surreali ed incomprensibili. Kiki è una scultrice masochista, sempre imbrattata, mentre la sua amica Marcy, che ha un marito ed un fidanzato, è stata recentemente violentata. E' ossessionata dalle creme per le bruciature. La cameriera, che odia il suo lavoro, mette trappole per topi sotto i piedi del letto. Una signora, venditrice ambulante di gelati, lo ospita a casa, apparentemente per medicargli la ferita che le ha procurato. Invece di medicarlo, si mette a leggere il pezzetto di giornale appiccicato sul braccio del ragazzo. Telefona, ma lei, in un certo senso, glielo impedisce. Paul le parla, ma lei non ascolta. Il buttafuori lo vuole far pelare da alcuni ragazzi della discoteca. Il tassinaro gli ruba i soldi rimediati da una scultura. Viene scambiato per un ladro e per questo inseguito da una folla di gente inferocita. Nemmeno il bigliettaio della metro o la polizia stessa lo ascoltano. Per finire in bellezza assiste ad un omicidio (il suicidio, non dico di chi, lo aveva già visto). Tornerà a casa per volere della sorte: dentro una scultura rubata da Neal e Pepe, due ladri incalliti. Alcune scene (proprio come l' ultima di Taxi Driver) sono velocizzate, come se il regista volesse sottolineare le angosce del protagonista. In effetti il film è ansiogeno, allucinante. A prima vista sembrerebbe senza senso: il senso, invece, c' è. Paul Hackett non riesce a tornare a casa, a prendere un taxi o la metro. Non riesce a parlare con la polizia o con la gente che ha conosciuto. E' un film sull' incomunicabilità dell' uomo moderno e sul vuoto e la falsità che lo circonda e lo opprime. Paul non viene capito non per volere di Scorsese o di Joseph Minion (soggetto e sceneggiatura), ma per l' insignificanza e la banalità degli altri. Il film non è violento, ma è come se, ad una persona normale, gli venisse fatta una specie di violenza psicologica. I personaggi che 'sfiora appena' sono ottusi e non vogliono ascoltare. Anche Paul, schiacciato forse dalla monotonia della vita e catapultato in un mondo non suo, finisce per perdersi in questo strano mondo notturno: affascinante, ma paralizzato e paralizzante. Davvero un grande incubo, assolutamente da vedere e collezionare. Una commedia nera e grottesca su 'le mal de vivre'. Cinque stelle d' oro a Scorsese ed ad uno dei miei film più cari. E' entrato, di diritto, nella mia personale collezione privata di film. Palmieri Christian...
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luca scialò
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domenica 5 settembre 2010
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un quartiere impazzito raccontato in salsa ironica
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Paul Hackett è un programmatore informatico, dalla vita tranquilla e forse anche monotona. In un bar conosce una ragazza molto carina, Marcy, che fa apprezzamenti sul libro che sta leggendo; lo invita a passare da una sua amica in serata, dove troverà anche lei. Giunto a destinazione, troverà un ambiente alquanto strambo, quasi impazzito e comincerà una serie di disavventure e assurde coincidenze; per una notte che sembra non voler terminare mai...
Film di Martin Scorsese, che ci presenta le viscere di uno dei tanti quartieri americani non con il delirio di Taxi Driver o la schizzofrenia di Mean Streets, bensì in chiave ironica; presentando allo spettatore un incubo che in fondo ognuno di noi ha fatto almeno una volta nella propria vita: quello di voler tornare disperatamente a casa, ma che per una serie di eventi assurdi pare non riuscirci mai.
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Paul Hackett è un programmatore informatico, dalla vita tranquilla e forse anche monotona. In un bar conosce una ragazza molto carina, Marcy, che fa apprezzamenti sul libro che sta leggendo; lo invita a passare da una sua amica in serata, dove troverà anche lei. Giunto a destinazione, troverà un ambiente alquanto strambo, quasi impazzito e comincerà una serie di disavventure e assurde coincidenze; per una notte che sembra non voler terminare mai...
Film di Martin Scorsese, che ci presenta le viscere di uno dei tanti quartieri americani non con il delirio di Taxi Driver o la schizzofrenia di Mean Streets, bensì in chiave ironica; presentando allo spettatore un incubo che in fondo ognuno di noi ha fatto almeno una volta nella propria vita: quello di voler tornare disperatamente a casa, ma che per una serie di eventi assurdi pare non riuscirci mai.
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fedson
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giovedì 7 novembre 2013
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la notte di paul hackett
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Dopo l'inspiegabile insuccesso (almeno al botteghino) di "Re Per Una Notte", Scorsese tenta di rilanciarsi tramite una più che geniale commedia a tratti thriller e a tratti noir. Il protagonista della sfortunata e bizzarra vicenda è Paul Hackett, programmatore di computer di una società informatica di New York. Un giorno conosce una ragazza e i due decidono di incontrarsi una sera. Da quella che doveva essere una semplice uscita con una ragazza, per Paul si rivelerà asurdamente un'infernale catena di sinistre e stravaganti situazioni che lo vedranno coinvolto dalla testa ai piedi. Il povero Paul sembra riassumere l'emblema del tipico newyorkese: lavoratore, frettoloso, nervoso, arrabbiato, nonché abitante di una metropoli che, almeno la notte, sembra non risparmiare nessuno.
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Dopo l'inspiegabile insuccesso (almeno al botteghino) di "Re Per Una Notte", Scorsese tenta di rilanciarsi tramite una più che geniale commedia a tratti thriller e a tratti noir. Il protagonista della sfortunata e bizzarra vicenda è Paul Hackett, programmatore di computer di una società informatica di New York. Un giorno conosce una ragazza e i due decidono di incontrarsi una sera. Da quella che doveva essere una semplice uscita con una ragazza, per Paul si rivelerà asurdamente un'infernale catena di sinistre e stravaganti situazioni che lo vedranno coinvolto dalla testa ai piedi. Il povero Paul sembra riassumere l'emblema del tipico newyorkese: lavoratore, frettoloso, nervoso, arrabbiato, nonché abitante di una metropoli che, almeno la notte, sembra non risparmiare nessuno. Girato in sole otto settimane (in orari puramente notturni) in un periodo in cui lo stesso Scorsese fu costretto ad avvalersi di una piccola produzione indipendente per mancanze economiche, Fuori Orario raffigura quel sinistro periodo in cui lo stesso Scorsese si è ritrovato come lo stesso Paul: sfortunato nei suoi tentativi di riscattarsi, ma carico di voglia di vivere (come dirà il protagonista in una piccola scena di ballo). Ed è un protagonista, questo, che si immerge completamente, nella sua vulnerabilità e paura, in una serie di (dis)avventure che si avvalgono di microscopici dettagli che accattivano l'attenzione dello spettatore verso una miriade di personaggi controcorrente che proporanno (casualmente e non) alcuni oggetti di natura simbolica al solitario Paul. La banconta da venti dollari, le chiavi del suo appartamento, la statua, il fermacarte, sono tutti elementi artefici di coincidenze che condurranno lo spettatore a porsi, a fine film, infinite domande prive di risposta. Ed è proprio questo il vero gusto del film. Ci si immerge completamente nella lunga notte dell'immensa metropoli che prenderà di mira il braccato e bagnato Paul; ci si immedesima in quest'ultimo e nella sua angoscia nei confronti della giornata storta; ci si incarna totalmente nella vicenda grazie anche a musiche e motivi che richiamano costantemente il rumore delle lancette di un'orologio intento a correre senza mai fermarsi, come se non vuole darci la possibilità di tornare indietro e capire i sottili perché di questo gioiello scorsesiano che vale veramente la pena vedere più di una volta.
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molinari marco
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domenica 9 febbraio 2014
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il gioiellino del cinema mondiale
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Si è soliti affermare che la strada che conduce all’inferno sia lastricata da buone intenzioni. E basterebbe seguire la vicenda di Paul Hackett per averne conferma. Infatti, nonostante il protagonista di questo film ci provi in tutti i modi a fare la cosa giusta - nei rapporti interpersonali (la gentilezza e la solidarietà con cui si approccia a tutti gli strambi esseri che incrocia lungo il suo cammino) come nelle semplici azioni (lo sciacquone del bagno, la statua sottratta ai ladri, la liberazione di Kiki dalla sua tenuta bondage)- non riesce mai ad azzeccarne una, finendo col cacciarsi nell’occhio del ciclone per opera delle sue stesse mani. Questo perché non riesce a capire che nel mondo in cui si ritrova costretto a vivere per una sola interminabile notte, vigono regole ben diverse dal mondo yuppie in cui conduce la sua esistenza ordinaria.
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Si è soliti affermare che la strada che conduce all’inferno sia lastricata da buone intenzioni. E basterebbe seguire la vicenda di Paul Hackett per averne conferma. Infatti, nonostante il protagonista di questo film ci provi in tutti i modi a fare la cosa giusta - nei rapporti interpersonali (la gentilezza e la solidarietà con cui si approccia a tutti gli strambi esseri che incrocia lungo il suo cammino) come nelle semplici azioni (lo sciacquone del bagno, la statua sottratta ai ladri, la liberazione di Kiki dalla sua tenuta bondage)- non riesce mai ad azzeccarne una, finendo col cacciarsi nell’occhio del ciclone per opera delle sue stesse mani. Questo perché non riesce a capire che nel mondo in cui si ritrova costretto a vivere per una sola interminabile notte, vigono regole ben diverse dal mondo yuppie in cui conduce la sua esistenza ordinaria. Una di queste regole, sembra suggerirci Scorsese, è che chiedere scusa non serve praticamente a nulla. Semmai solo a peggiorare le cose. E Paul non fa altro che chiedere scusa a tutti coloro in cui si imbatte, nel disperato tentativo di poter ottenere un briciolo di comprensione, forse perché inconsciamente consapevole del fatto di trovarsi fuori luogo. O fuori orario per l’appunto. Stando così le cose, Paul appare completamente incapace di vivere perché nel momento stesso in cui si ritrova a dover affrontare il presente, rappresentato da un nuovo incontro, lui è ancora impegnato col fare i conti con il suo recentissimo passato. E quando finalmente incontra un uomo che è disposto a stare ad ascoltare tutta la sua storia e che potrebbe rappresentare la fine di tutti i suoi guai, non è in grado di lasciarsi tutto alle spalle e alla prima occasione, quasi inspiegabilmente, torna indietro sui suoi passi, consegnandosi nelle mani della sua carnefice. Non sarà di certo un caso se Paul terminerà la sua odissea notturna in una forma che non gli permette di compiere il minimo movimento, trasformandosi in una sorta di opera d’arte postmoderna che altro non rappresenta se non l’angoscia esistenziale dell’individuo. Un’arte che, lungi da avere potenzialità salvifiche, sembra solo essere in grado di spingere l’individuo nel baratro della follia. Tutto questo fa di Fuori orario un film dal fascino irresistibile e intramontabile. Un film che non ci si stanca mai di vedere.
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tiamaster
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martedì 28 agosto 2012
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surreale, magnifica black-comedy
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Angosciante,surreale,cinico e straripante di umorismo nero, fuori orario è uno dei tanti capolavori di uno dei miei registi preferiti: Martin Scorsese!!! Regia, sceneggiatura, montaggio e recitazione arrivano a livelli altissimi. Film ricco di personaggi e scene memorabili,ricche di ironia e stile.Un film che trasmette un genuino senso di angoscia e claustrofobia (he già.....anche una commedia può avere queste caratteristiche!!!), che più volte,grazie al suo stile folle e originale, sembra un sogno.Film che verrà sicuramente ricordato,una delle migliori commedie anni 80'.Indimenticabile e irriverente.
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