Le tre corone del marinaio

 La vida es sueno?Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni? PerCalderón de la Barca, Shakespeare e Raul Ruiz la risposta è si.
Influenzato dal surrealismo di Luis Bunuel, infedele alla logica prosaica del discorso filmico usuale, Ruiz poeta per immagini, che virano dal bianco e nero della scena iniziale al colore intenso e monocromatico dei tramonti rosso fuoco sull’oceano, un inferno emerso speculare a quello sotterraneo dell’Orfeo di Jean Cocteau, che ispira Ruiz per l’atmosfera onirica e per il viaggio nel paese delle ombre del suo protagonista, interpretato da Jean Bernard Guillard,somigliante anche fisicamente al Jean Marais di Orfeo. [+]

 La vida es sueno?Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni? PerCalderón de la Barca, Shakespeare e Raul Ruiz la risposta è si.
Influenzato dal surrealismo di Luis Bunuel, infedele alla logica prosaica del discorso filmico usuale, Ruiz poeta per immagini, che virano dal bianco e nero della scena iniziale al colore intenso e monocromatico dei tramonti rosso fuoco sull’oceano, un inferno emerso speculare a quello sotterraneo dell’Orfeo di Jean Cocteau, che ispira Ruiz per l’atmosfera onirica e per il viaggio nel paese delle ombre del suo protagonista, interpretato da Jean Bernard Guillard,somigliante anche fisicamente al Jean Marais di Orfeo.
Il marinaio ubriaco, narrato da Ruiz, obbliga uno studente, che ha appena assassinato senza motivo il suo mentore, ad ascoltare il suo racconto, affollato di personaggi a loro volta ansiosi di raccontare ciascuno la propria storia.
Quale sia la realtà e quale sia il sogno, cosa corrisponda alla verità e cosa sia frutto invece della fantasia dell’autore o della  menzogna impudica di un suo personaggio, non ha nessuna importanza.
La storia di ognuno, come quella del marinaio errabondo, vive soltanto nel racconto di qualcuno, racchiusa in quei tomi che il ragazzino ricco ed annoiato, prigioniero di una tenuta paterna senza confini e perciò invalicabile, mostra al marinaio nella libreria alle sue spalle, è vera nella immaginazione di un ritorno alla casa materna, già avvenuto in modi diversi o forse mai avvenuto e solo desiderato, sperato, temuto.
Il marinaio lascerà il suo posto, tra una ciurma di fantasmi immaginari, ammalati di una nostalgia che provoca pustole ulcerose da cui escono vermi che invadono la nave, a chi gli porterà le tre corone, la moneta di scambio per l’infernale vagabondare attraverso le storie degli altri personaggi che si sovrappongono fino a confondersi con quella di Ruiz.
Il mondo di Ruiz, illuminato dall’Arte che tutto trasfigura, l’Arte che al marinaio si mostra nella sua orripilante nudità, incarnata dalla femme fatale, la spogliarellista di un tabarin di una esotica località fantasticata, è più vero della finzione condivisa dagli uomini, chiamata convenzionalmente realtà.
Ognuno, certo della consistenza della propria storia personale, ignora che questa non è che una delle tante storie, già scritta mille volte e mille volte raccontata, immaginata o sognata da un marinaio ubriaco su un vascello fantasma.
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