Possession |
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Un film di Andrzej Zulawski.
Con Isabelle Adjani, Sam Neill, Heinz Bennent, Margit Carstensen, Carl Duering.
continua»
Titolo originale Possession.
Horror,
durata 127 min.
- Francia 1981.
MYMONETRO
Possession
valutazione media:
3,00
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il muro deve cadere.di stefano giasone da-fréFeedback: 106 | altri commenti e recensioni di stefano giasone da-fré |
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venerdì 21 dicembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un blu velluto, quasi opaco, è colore primigenio in cui feconda si mostra libertà. E di lei la gestazione è trama erta, in tensione continua tra l’incrinarsi dell’intersoggetivo lacerato ed il debordare palpitante di un plasma prossimo, cui pigmento reclama il più nobile tra i toni. In blu rifrangono mura, vetri, tendaggi e moquette; di blu è intrisa la veste del prescelto, ed il prescelto-all’oltre è donna. Al mammifero consorte non rimangono che goffe le sue mosse arcane, virilità e deviazioni di scarno misticismo, paradigmatiche lusinghe a volontà e potenza, assiomi traballanti nell’annullamento d’ogni sè. Possesion è l’impotenza del volere e del potere, ed in esse, dell’essere. E’ processo di affrancamento dall’illusiva presunzione di senso e appartenenza, ed insieme possibilità che spalanca porte all’ultra. Palindromo è il conseguire in Anna, che si destruttura per scissione: Helen, alter ego immacolato, creatura osmotica da cui confluire abiogenesi, ed in cui colmare a forma esausta. L’immagine è moto a tratti isterico e perpetuo di split-focus, altalena sorda ed autoriferita, piani intimi dove la possibilità comunicativa e comprensiva si slega dal cavo telefonico per aggrapparsi al filo diafano del sensibile, che informe si figura mostro e carne, tentacolo che penetra da dentro a dentro, a scardinare trappole e condizionamenti, purezza che all’inautentico trascende, e pone in solitaria repulsione la vacua relazione umana. La chiave è nell’infinito accettare. E non basta in parole l’atto. Necessita che allievo e maestro giungano a compimento estremo, in tracollo e unione; che il liberato segua il liberatore, perchè la liberazione è già da sempre alle sue spalle, in un gioco inafferrabile e divino di caduta e ascesi che a cognizione risulta perverso reiterare. Fuorchè libero non sia condizione originaria, inconsapevolezza di fanciullo che eccede la materia ed infrange il divenire, catapultando inermi verso ignoto. La cosa che ho perso là è mia sorella la fede. Quel che mi rimane è il caso.
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