elgatoloco
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mercoledì 20 gennaio 2016
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dignità quasi à la mark twain
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Grande dignità di un vero film(nato originariamente come TV_movie, ma è, anche tecnicamente, un "peccato meno che veniale"data la qualità delle scene e del"tutto"), che nell'esemplificazione del rapporto classi"basse"e"aristocratici", USA versus Great Britain raggiunge un livello decisamente altro, per la capacità di rendere anche proprio fotograficamente il contrasto anzidetto, per l'interpretazione di un grandissimo attore quale Alec Guinness, very british quanto capace, anzi capacissimo di rendere ogni sfumatura dei sentimenti e delle emozioni umane e in particolare il passaggio da uno"stato d'animo"all'altro, che si avvicina alle riflessioni di un grande scrittore USA quale Mark Twain, pur essendo Frances Burnett(l'autrice del libro)sicuramente inferiore di non poco rispetto al grandissimo autore"per tutti e per tutte".
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Grande dignità di un vero film(nato originariamente come TV_movie, ma è, anche tecnicamente, un "peccato meno che veniale"data la qualità delle scene e del"tutto"), che nell'esemplificazione del rapporto classi"basse"e"aristocratici", USA versus Great Britain raggiunge un livello decisamente altro, per la capacità di rendere anche proprio fotograficamente il contrasto anzidetto, per l'interpretazione di un grandissimo attore quale Alec Guinness, very british quanto capace, anzi capacissimo di rendere ogni sfumatura dei sentimenti e delle emozioni umane e in particolare il passaggio da uno"stato d'animo"all'altro, che si avvicina alle riflessioni di un grande scrittore USA quale Mark Twain, pur essendo Frances Burnett(l'autrice del libro)sicuramente inferiore di non poco rispetto al grandissimo autore"per tutti e per tutte". Da riscoprire e da proporre, un film come questo, proprio anche in funzione del superamento dei contrasti nell'ambito di "famiglie allargate"(ovvio che la situazione attuale non ha più nulla a che vedere con quella del 1800, ma le azioni e reazioni umane, al di là del paludamento espressivo, come educazioni, abitudini, modi di esprimersi, sono sostanzialmente sempre le stesse)e del rapporto tra bambini e anziani soprattutto se"incattiviti"dalle esperienze esistenziali... El Gato
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paolp78
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lunedì 18 gennaio 2021
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semplice e ben riuscito
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Questa trasposizione cinematografica di un classico della letteratura per ragazzi ha il pregio di essere un film molto semplice e diretto ed al contempo eccezionalmente efficace nella sua capacità di toccare i sentimenti dello spettatore.
Lo spirito originario del racconto è pienamente rispettato, caratteristica questa che fa sempre la differenza in positivo allorquando ci si cimenta in operazioni di questo genere. Il film è particolarmente scorrevole ed ha la qualità, certamente non comune, di risultare gradevole anche dopo numerose visioni.
Molto ben reso sullo schermo l'amore tra madre e figlio, che funziona sempre bene ed anche in questo caso è capace di commuovere, soprattutto nelle scene finali.
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Questa trasposizione cinematografica di un classico della letteratura per ragazzi ha il pregio di essere un film molto semplice e diretto ed al contempo eccezionalmente efficace nella sua capacità di toccare i sentimenti dello spettatore.
Lo spirito originario del racconto è pienamente rispettato, caratteristica questa che fa sempre la differenza in positivo allorquando ci si cimenta in operazioni di questo genere. Il film è particolarmente scorrevole ed ha la qualità, certamente non comune, di risultare gradevole anche dopo numerose visioni.
Molto ben reso sullo schermo l'amore tra madre e figlio, che funziona sempre bene ed anche in questo caso è capace di commuovere, soprattutto nelle scene finali. Il film però non è un'opera strappalacrime, ma bensì una pellicola godibile e simpatica, con una narrazione piacevolmente leggera.
La parte del piccolo protagonista è affidata al biondo e lentigginoso Ricky Schroder, già celebre grazie alla sua interpretazione in “Il campione” di Franco Zeffirelli, nonché protagonista in seguito di numerosi altri film e persino di una popolare sit-com. L'attore bambino è particolarmente amabile, anche grazie all'aspetto da angioletto, e deve dirsi che in definitiva funziona benissimo, risultando particolarmente adatto per la parte.
Oltre che sull'adorabile fanciullo, il film si regge sul talento dell'immenso Alec Guinness, uno dei più straordinari attori di ogni tempo. Il leggendario interprete presta il volto al burbero ed altezzoso aristocratico inglese, sfoderando una performance impeccabile, che resta nella memoria affascinando gli spettatori.
Regia ordinaria che non aggiunge molto. Musiche molto ben scelte ed adatte alla pellicola.
Divertente la rivalità anglo-americana, che dà origine ad un pepato e divertente scambio di battute tra il Conte inglese e la nuora americana.
I buoni sentimenti che permeano la pellicola non sono mai stucchevoli: questi ultimi, insieme al luculliano pranzo di Natale della scena finale, contribuiscono a fare di questo film un classico del periodo natalizio.
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mondolariano
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domenica 29 maggio 2011
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un piccolo spaccato della società...
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Il piccolo Lord è un piccolo spaccato del mondo anglo-americano, che mette a confronto le differenze sociali delle due nazioni: il disordine di un’America democratica tutta da costruire e l’antica compostezza della nobiltà inglese. Lo scopo è quello di celebrare la bontà del “nuovo” che inietta nuova linfa nelle vene del “vecchio”. Il resto si abbandona al sentimentalismo retorico di facile trasporto. L’unico personaggio autentico mi sembra essere la madre del bambino (la bella Connie Booth, che non a caso è psicoterapista anche nella vita), nel cui ruolo fornisce un sincero esempio di altruismo e di umana lealtà. Debolissimo e del tutto accessorio, invece, l’intervento della madre rivale, che tenta invano di smuovere le acque di uno sciroppo troppo dolce.
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Il piccolo Lord è un piccolo spaccato del mondo anglo-americano, che mette a confronto le differenze sociali delle due nazioni: il disordine di un’America democratica tutta da costruire e l’antica compostezza della nobiltà inglese. Lo scopo è quello di celebrare la bontà del “nuovo” che inietta nuova linfa nelle vene del “vecchio”. Il resto si abbandona al sentimentalismo retorico di facile trasporto. L’unico personaggio autentico mi sembra essere la madre del bambino (la bella Connie Booth, che non a caso è psicoterapista anche nella vita), nel cui ruolo fornisce un sincero esempio di altruismo e di umana lealtà. Debolissimo e del tutto accessorio, invece, l’intervento della madre rivale, che tenta invano di smuovere le acque di uno sciroppo troppo dolce.
Ingenuo ma gradevole. Due stelle e mezzo.
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